Durante un recente incontro in Arcidiocesi di Gorizia con l’arcivescovo Carlo Roberto Maria Redaelli, il sindaco del capoluogo isontino Rodolfo Ziberna ha chiesto e ottenuto l’appoggio dell’arcivescovo alla lettera che i primi cittadini di Gorizia e Nova Gorica hanno deciso di inviare agli ambasciatori in Russia e Ucraina per ospitare, in questo territorio, i negoziati di pace.
“Siamo in un luogo che, più di 70 anni fa, a causa della guerra, è stato al centro di grandi tragedie – ha ricordato Ziberna – con la nascita di un confine che tagliò in due una città e lasciò sul campo sofferenze, rancori e odio. Sentimenti che, grazie al lavoro di entrambe le comunità, hanno ceduto il posto, non senza lasciare cicatrici, al rispetto reciproco e alla consapevolezza di voler evitare alle future generazioni le atrocità della guerra e le sue conseguenze e insegnare loro un futuro migliore di pace e progresso. Per questo le città sono diventate un simbolo in Europa e hanno vinto il titolo di Capitale della cultura. Se per noi è stato possibile riuscire a compiere questo “miracolo” – questo l’appello del sindaco – credo possa esserlo anche per chi oggi sta “dialogando” attraverso le armi. Noi, come Capitale europea della cultura 2025, mettiamo a disposizione la nostra storia, i nostri spazi, e tutto ciò che può essere utile perché in questo “dialogo” tornino protagoniste le parole e tacciano le armi”.
Ecco il testo della lettera che i sindaci hanno inviato alle ambasciate italiane e slovene in Russia ed Ucraina.
*