«Caro Presidente, si aprono nuove prospettive per questa parte d’Europa: l’imminente entrata della Croazia nell’Unione Europea sollecita, da parte nostra, una riflessione e una prospettiva di lavoro diversa dal passato perché l’Adriatico fra pochi mesi sarà riunificato. Se pensiamo alla storia del ’900, ciascuno di noi si rende immediatamente conto di quello che ciò significa: per gli Stati e per le popolazioni».
Lo scrivono, rivolgendosi direttamente al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, Renzo Codarin Chiara Vigini e Manuele Braico, rispettivamente presidente della Federazione esuli, dell’Irci e dell’associazione Comunità Istriane.
«Ci rivolgiamo a Lei – si legge nel testo – perché conosciamo bene l’impegno e la passione civile che ha accompagnato il suo lavoro anche per queste regioni e lo ha fatto in nome di un patriottismo repubblicano, intimamente europeista, che è una tradizione ben radicata in queste terre». «Gli istriani, fiumani e dalmati – continuano i tre esponenti – intendono essere in questo processo di “costruzione” europea parte attiva, per storia, conoscenza, amore, per il legame profondo che continuiamo ad avere con queste contrade che le vicende storiche hanno così drammaticamente segnato: non un peso dunque per l’Italia, né un rimorso degli italiani nei confronti di popolazioni che hanno pagato con i loro beni e i loro ideali le follie dei totalitarismi».
«Gli incontri che ci sono stati e i documenti sottoscritti in quelle occasioni dai Presidenti di Croazia, Slovenia e Italia – concludono Codarin, Vigini e Braico – testimoniano i progressi che gli Stati e le popolazioni di queste regioni hanno saputo realizzare». Di qui i finali «auguri di buon lavoro con riconoscenza per ciò che ha fatto e per ciò che sta facendo».
(fonte “Il Piccolo” 5 giugno 2013)
Pirano in una immagine del XIX sec. (foto www2.arnes.si)