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Le nostre case non si ricomprano con le parole (Il Piccolo 28 dic)

LETTERE

Sul Piccolo del 15 dicembre, pag. 1 e 2, abbiamo letto «Giovanardi: esuli tornate in Croazia: acquistate le case con i risarcimenti dei beni». Sottosegretario Giovanardi, la prego, non si prenda gioco degli esuli fiumani, istriani e dalmati. Con quello che lo Stato italiano ci ha elargito in rate di poche lire e nell’arco di quasi sessant’anni, valutando le nostre case come topaie, potremmo comprare forse quaranta metri quadrati al libero mercato.

Signor vice ministro, lo sa lei cosa lascerò ai miei figli e ai miei nipoti? Quello che a me lasciarono i miei genitori, morti esuli in Italia. Tre cassetti pieni di documenti, atti notori, persino un certificato di residenza storica dell’avo nato nel 1854 a Fiume; certificati di morte o di «in vita» parcelle ai notai, perché ogni pratica doveva partire da uno studio notarile. E mille altre cose. A conti fatti, quello che ci è stato elargito fino ad oggi, dicembre 2008, copre appena le spese vive, parzialmente qui sopra elencate.

L’ultima domanda «Risarcimento beni abbandonati» risale al 2001: Art. 2 della legge 29 marzo 2001, n.137: pagamento zero.

Noi esuli, siamo una sorta di crepaccio nel quale si buttano solamente parole. Ad onor del vero, e non è poco, ci rimane il costante sostegno dello Stato italiano quando chiediamo che Fiume non sia chiamata Rijeka, e che nei nostri documenti sia sempre scritto «per esempio» nata nel 1917 a Fiume, Italia.

Grazie signor sottosegretario per il benevolo interessamento ed i consigli.

Giosetta Smeraldi

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