Un tributo all’interculturalità di Fiume, città unica al mondo: questo era il significato del caleidoscopio musicale “Omaggio a Fiume”, andato in scena la sera di venerdì 11 marzo 2016 in un’affollatissima Sala Liszt dell’Accademia d’Ungheria in Roma. La viola e la voce di Francesco Squarcia hanno dimostrato una volta di più di integrarsi alla perfezione con il pianoforte e la fisarmonica di Aleksandar Valencic, dando così vita a esecuzioni gioiose oppure romantiche, ma sempre impeccabili.
Insieme all’Istituto Balassi – Accademia d’Ungheria in Roma, hanno contributo alla realizzazione della serata l’Ambasciata della Repubblica di Croazia in Italia, la Città di Fiume – Grad Rijeka e la Società di Studi Fiumani – Archivio Museo Storico di Fiume (Roma): una sinergia italo-croato-magiara che rappresenta una delle carte vincenti che il capoluogo del Carnaro potrà giocare nella corsa lanciata per diventare capitale europea della cultura nel 2020. In un messaggio di saluto inviato dal primo cittadino fiumano Vojko Obersnel, è stato fra l’altro annunciato che nei prossimi mesi ritornerà al suo posto l’aquila bicipite che rappresenta uno dei simboli della città assieme all’urna inesausta.
La scaletta della serata è stata briosamente illustrata dal maestro Squarcia stesso, il quale ha sapientemente alternato autori italiani ed internazionali, produzioni del proprio repertorio e brani classici. Le note dell’istriano Giuseppe Tartini hanno aperto la serata, seguite da quelle mitteleuropee di Antonin Dvorak e dalle atmosfere del “Carnevale di Venezia” di Charles Dancla. Dopo la “Meditation” di Jules Massenet si è passati alle danze, con la Tarantella di Gioacchino Rossini e l’ungherese n. 5 di Johannes Brahms, per poi giungere al “Monolog” di Miroslav Miletić. La serenata “Rimpianto” composta da Enrico Toselli, musicista amico di Gabriele d’Annunzio , il “Libertango” di Astor Piazzolla e “Czardas” di Vittorio Monti” hanno condotto il partecipe pubblico al momento maggiormente intimistico della serata, nel quale Stefania Squarcia, giornalista dell’emittente televisiva vaticana ha letto una poesia di Abdon Pamich, presente all’inizio della serata: “Com’è bello il mio Quarnero” è una poesia che l’atleta fiumano, il cui albero genealogico è ampio e diversificato, a simboleggiare la ricca varietà di culture da sempre presenti a Fiume, ha composto guardando il golfo da Abbazia. E sempre le acque dell’Adriatico hanno ispirato pure Squarcia nel comporre “More”, mentre “Arrivederci” è una canzone dedicata al figlio Giovanni-Nino prematuramente scomparso. “Immensamente” e “Dimela cantando” hanno completato il programma ufficiale della serata, che è stato arricchito da incursioni nella tradizione dialettale (“El mio capel gà tre punte”) e nel folclore locale con un brano dedicato ai Cici. Apprezzatissime pure le esecuzioni di “Fiume”, composizione premiata dal quotidiano istriano in lingua croata Novi List alcuni anni or sono, e di “Meraviglioso” di Domenico Modugno.
Lorenzo Salimbeni