LETTERE
Un noto perseverante patrocinatore dello stagionato striscione «A Trieste come in Istria bilinguismo», ricorrendo ad un maldestro sillogismo ha preteso far credere che l'Unione degli Istriani, per il solo fatto di aver qualificato come una «provocazione» il predetto striscione, essa, ipso facto, considererebbe tale addirittura l'intero art. 6 della Costituzione, che recita testualmente «La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche», norma generale che non prevede limiti ma che nemmeno impone traguardi. È fin troppo evidente che non è la pretesa del bilinguismo, peraltro già in atto, ma l'avverbio «come» a far assumere allo striscione la valenza di una greve e cinica provocazione.
1. Fino al 1945, cioè prima della slovenizzazione forzata di stampo fascista imposta con il terrore dagli occupatori sloveno-titini, la totalità della popolazione autoctona di Capodistria, Isola e Pirano parlava e scriveva da sempre e soltanto in italiano. Altrettanto, nella città di Trieste e mai i diversi dialetti slavofoni delle popolazioni del contado sono stati considerati nemmeno come «lingua d'uso» dalla popolazione autoctona.
2. Il bilinguismo, rimasto in gran parte soltanto sulla carta è tutt'altro che «integrale», in vigore in aree ristrette dei comuni di Capodistria, Isola e Pirano, benché sia conseguenza e prova palese dell'avvenuta brutale pulizia etnica della popolazione istriana autoctona, ridottasi dopo l'esodo forzato dal 100% a meno del 5%, oggi esso viene spudoratamente utilizzato come presunto titolo di merito per pretendere il bilinguismo integrale a Trieste e provincia, nel Goriziano e nell'Udinese. Paradossalmente, proprio i patrocinatori del sedicente «bilinguismo alla pari», cioè «a Trieste come in Istria» se fossero capaci di agire con un minimo di coerenza sarebbero costretti a perorare l'esodo senza ritorno e con la perdita di case e beni del 95% degli sloveni viventi e prosperanti in Italia dopo il 1945, con le garanzie di un regime democratico. In realtà, coloro che con protervia battono la strada della provocazione si rivelano portatori di un deficit etico sconvolgente e disumano: essi costituiscono i soli veri ostacoli all'avvio di un serio processo di riappacificazione tra i nostri popoli.
Massimiliano Lacota, presidente dell'Unione degli Istriani