Nella città dei dogi per cercare di riattualizzare in chiave Europea una lettura del territorio dell’Adriatico che fu tipica della Serenissima e del suo spirito cosmopolita. Italia, Slovenia e Croazia vogliono iniziare a scrivere qui un nuovo capitolo della storia dell’Europa centro-orientale lasciandosi alle spalle i fantasmi della guerra e le baruffe un po’ chioggiotte che hanno fin qui contraddistinto alcune fasi dei rapporti tra i tre Paesi.
Oggi all’isola di San Giorgio Enrico Letta incontrerà il premier sloveno Alenka Bratusek e quello croato Zoran Milanovic. Il summit ha un nome: “Sponde. Foro di dialogo e cooperazione Italia-Slovenia-Croazia”. Nome che già fornisce importanti indicazioni sui contenuti che verranno trattati e sullo spirito con cui saranno affrontati. Da rilevare che l’appuntamento di Venezia è il primo di una serie di periodici incontri che saranno ospitati a rotazione nei singoli Paesi e a cui parteciperanno i rispettivi primi ministri.
Dialogo e cooperazione dunque, quindi volontà di risolvere i nodi che ancora sono sul tappeto, ma soprattutto impostare un metodo di lavoro improntato alla collaborazione a tre per diventare più forti in Europa.
Argomento principale, che soprattutto l’Italia ha voluto in agenda, riguarda le sinergie in Alto Adriatico in termini di infrastrutture, portualità, commercio, energia e pesca. Il tutto inquadrato nella cornice dell’Euroregione adriatico-ionica interpretando la visione strategica della realizzazione del corridoio Baltico-Adriatico in una sintesi di cooperazione tra porti, città e vettori commerciali. Di sinergie tra gli scali portuali si sta parlando già da tempo senza cogliere risultato alcuno però. Stavolta potrebbe essere invece l’occasione giusta per convogliare interessi e strategie dei tre Paesi in un singolo corridoio di collaborazione. Del resto solo così facendo si può solo vagamente pensare di essere competitivi sul mercato globale e riuscire in qualche modo a non sfigurare con i giganti della portualità del Nord Europa.
C’è poi l’annosa vicenda legata alla realizzazione di un rigassificatore nell’Alto Adriatico (leggi Zaule a Trieste) che vede l’oramai quasi proverbiale ostilità da parte della Slovenia che vuole a tutti i costi tutelare la delicata biodiversità del bacino adriatico. Recentemente, a Bled, il ministro degli Esteri di Lubiana, Karl Erjavec ha ribadito tale contrarietà che verrebbe comunque a cadere se il rigassificatore venisse collocato in un’area “più distante dai confini con la Slovenia”. Ma, intanto, la Croazia vuole costruire un simile impianto a Veglia con i soldi degli sceicchi arabi. Insomma un gran bel “ingorgo” di idee e di interessi che il vertice odierno dovrebbe definitivamente dipanare.
Mauro Manzin
www.ilpiccolo.it 12 settembre 2013
Il premier Enrico Letta con l’omologa slovena Alenka Bratušek (foto www.ilmondo.it)