Stanno sparendo a vista d’occhio, minate da un male oscuro che neanche gli esperti hanno finora identificato. Le spugne del genere “Spongia officinalis”, quelle da cui si ricava la comune spugna da bagno, sono diventate la disperazione dei raccoglitori professionisti, i primi a lanciare il grido d’allarme per quanto sta avvenendo nelle acque della Dalmazia centrale. Di giovani esemplari non se ne vedono quasi più in giro, mentre quelli adulti – al primo contatto – si sbriciolano come biscotti e dunque non sono utilizzabili.
Sembra che la “Spongia officinalis”, chiamata anche Dalmatinca o Dalmata, sia stata come colpita da un’epidemia che la sta decimando, rarefazione che riguarda sia i fondali antistanti le grandi città dalmate, sia quelli delle principali isole, le varie Brazza, Lesina, Lissa, Busi (Bisevo) e Bua (Ciovo) per intenderci. Allertato dai raccoglitori, a mettersi in moto è stato il biologo Ivan Cvitkovic dell’Istituto oceanografico di Spalato: «Sono entrato in acqua nelle vicinanze di Rogosnizza, nel Sebenzano e posso dire di avere visto un quadro desolante. Ancora peggio è stato quanto notato nei pressi di Spalato, di fronte alle coste meridionali dell’isolotto di Bua. Mi è sembrato di essere in una specie di cimitero delle spugne. Laddove, e fino a 30 metri di profondità, questa specie cresceva rigogliosa, ho registrato esemplari in via di decomposizione, che si frantumavano non appena li toccavi».
Secondo Cvitkovic, le cause potrebbero essere diverse, dai cambiamenti dell’habitat all’aumento della temperatura del mare, da un virus ad un’infezione batterica. «Dovremo studiare a fondo la questione ma credo si tratti di un’infezione batterica – ha concluso il biologo – che si sta diffondendo in modo incontrollato. Non nascondo che la situazione sia grave, anche se le speranze di rigenerazione ci sono. Ho letto nelle riviste specializzate che le spugne, dopo quattro o cinque anni di crisi, riescono a superare il momento difficile e a tornare in forma. Spero che ciò avvenga in Dalmazia».
Il raccoglitore professionista e subacqueo Goran Radotic, intervistato dalla Slobodna Dalmacija, ha un’opinione diversa: «Credo che la spugna sia diventata vittima del mare inquinato, specie dei detergenti che vengono scaricati in acqua soprattutto nei grandi centri abitati. La sua presenza è sinonimo di mare pulito e sano e dunque da questo punto di vista non ci siamo. È sparita infatti dai fondali prospicienti le varie Spalato, Zara, Makarska, Sebenico e Porta Perenta (Metkovic). So che ha la capacità di riprodursi nuovamente dopo alcuni anni di difficoltà, ma temo che stavolta sarà diverso. Le nostre acque sono inquinate rispetto al passato». A denunciare la situazione sono stati anche i fratelli Ivica e Slobodan Caglevic di San Pietro di Brazza, i quali hanno parlato di fondali «deserti».
Andrea Marsanich
www.ilpiccolo.it 24 ottobre 2013