MILANO – A costo di rischiare un'"accusa" per "eccesso di amor patrio", non si può non ammettere che sì, fa proprio tanto piacere avere qua e là una dimostrazione, una conferma, messa nero su bianco come si suol dire, che gli "altri" – anzi, in questo caso proprio i "tuoi" – si accorgono di te, della tua esistenza. Comprensibile quindi l'"alto gradimento" per la "nuova frontiera" aperta da un articolo pubblicato ieri dall'autorevolissimo "Corriere della sera" a firma del giornalista Dario Fertilio. Parla di noi, della casa editrice Edit e delle sue pubblicazioni, di una "galassia editoriale della letteratura d'Istria e Dalmazia" che cresce "al di là dei nazionalismi" (come da occhiello), ricordando poi nel titolo "Mestrovich e gli altri", ossia i "romanzi italiani fuori d'Italia" (titolo). Si ribalta (e ovviamente rivaluta) l'idea di "confine", così come nel corso del travagliato "secolo breve" si è impressa, nella sua accezione forse più negativa, nell'immaginario collettivo, Fertilio "scopre" una "galassia poco conosciuta di quotidiani, riviste, manuali e collane editoriali" – citando espressamente "La Voce del Popolo", "Panorama", "La battana", "Arcobaleno" –, ma soprattutto registra e riporta a proposito della "nostra" letteratura (di confine) un'"insospettata vivacità": in poche parole l'Edit e tutte le sue pubblicazioni.
E a un giornalista (nato a Modena, discendente da una famiglia dalmata (dell'isola di Brazza) attento al mondo degli intellettuali e alla comunicazione – su cui ha scritto libri e saggi –, nonché alle tematiche culturali di "questa" sponda dell'Adriatico (gli è stato assegnato il Premio Tommaseo 2008 per la cultura e la letteratura dalmata), non poteva per l'appunto sfuggire questo nostro "piccolo continente sommerso". Un continente letterario di sorprendente spessore, le cui voci più originali sono Nelida Milani (probabilmente la più nota, dice Fertilio, ricollegandosi al Mondello vinto dalla scrittrice nel '92 con "Una valigia di cartone"), Ezio Mestrovich ("Foiba in autunno"), Osvaldo Ramous ("Il cavallo di cartapesta", simbolo di continuità storica della letteratura italiana a Fiume e in Istria), Mario Schiavato ("Ritorno"), Lucifero Martini ("La scelta", una "prefigurazione dell'opposizione al dissolversi della cultura italiana in quella croata"), Carla Rotta ("Femminile singolare"), Simone Mocenni ("Ginestre sulla costa").
Con brevi ma efficaci – nel senso di esplicative – pennellate, Fertilio tratteggia il ritratto degli autori della Comunità nazionale italiana in Croazia e Slovenia, cogliendo in diversi autori, rispettivamente mettendone in primo piano "un piglio sommesso ma fermo nel reclamare l'orgogliosa diversità e il diritto a una memoria: titoli come 'Crinale estremo (Nelida Milani), 'Con voce minima (Gianna Dallemulle Ausenak), 'Una voce sommessa' (Adelia Biasiol) – conclude il giornalista – mostrano certo la cicatrice di una sopravvivenza difficile dopo decenni di nazionalismi e dittature, ma insieme rivelano la ferma determinazione a non lasciarsi sopraffare dal globalismo asettico dei bestseller senza patria". Finalmente, è proprio il caso di dirlo. E grazie. (ir)