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Lega Nazionale: per un grande amore, l’identità italiana (Voce del Popolo 13 apr)

Erano tempi inquieti, turbati da rigurgiti nazionalistici, in cui gli italiani della Venezia Giulia e Dalmazia, animati da sentimenti irredentistici, si trovavano a combattere, principalmente con “la penna”, da una parte con gli austriaci, dall’altra parte contro croati e sloveni, nei quali s’era rafforzata la coscienza nazionale e stavano dando la scalata ai comuni della costa e dell’Istria interna. Interessi e identità difese dalle rispettive associazioni, che sul modello delle “Schutzverein”, diffondevano la loro cultura e la lingua – fondamentali veicoli di identità, appunto – attraverso la propaganda, le scuole, ai più diversi livelli, ma anche operando nel sociale, con l’organizzazione di feste e concerti, la creazione di ricreatori e di colonie estive.

Fu questo il campo d’azione della Lega Nazionale, che in questo 2012 celebra i 120 anni di vita e attività. Ricordarne l’anniversario della fondazione significa anche dare un ulteriore contributo ai festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia, spiegano all’Istituto Regionale per la Cultura Istriano-fiumano-dalmata (Irci) di Trieste, che di concerto con la Lega Nazionale (Ln), con l’ideazione e il progetto di Piero Delbello, la collaborazione di Elisabetta Pross e con gli allestimenti di Athos Pericin, apre oggi presso i locali al pianoterra del Civico Museo della Civiltà Istriana, Fiumana, Dalmata, in via Torino, la mostra “Lega Nazionale 120. 1891-2011. Dal Futurismo alla Lega Nazionale in corpo 12”.

Il progetto dà il segno di come, al confine orientale, nelle terre irredente, si sia guardato alla madrepatria non solo con l’affetto del figlio lontano ma anche con reali attività a difesa della lingua e dell’italianità della nostra provincia. L’esposizione, inoltre, si riallaccia a un percorso, basato soprattutto sul recupero dell’immagine, che va in ideale continuità con la mostra “Gli Unni… e gli altri. satira e propaganda per le terre irredente (1900-1920)”, appena conclusa, ed in cui già una parte era stata dedicata alla ricorrenza dell’Ln.

“La pubblicità, per il prodotto commerciale, e la propaganda, per la diffusione dell’idea, viaggiano preferibilmente accompagnate o meglio, vestite, dall’immagine spesso opera di grandi illustratori. Per il primo quindicennio del ’900 sarà proprio la Lega Nazionale con i suoi calendari, le cartoline – con vendita ad offerta a vantaggio del sodalizio – a illustrare la difesa della lingua grazie ai migliori pittori locali (e non solo). Così viaggeremo attraverso il segno grafico di Glauco Cambon – spiega Piero Delbello, direttore dell’Irci e autore dell’iniziativa – e delle sue campiture piatte, la squisita raffinatezza di Argio Orell, l’onirismo di Vito Timmel, senza scordare i contributi di Pietro Fragiacomo, di Ugo Flumiani o quelli di Carlo Wostry. Dal 1900 sino a tutti gli anni ’20, il meglio della nostra pittura darà il suo contributo alla Lega Nazionale: con Pollione Sigon, Pietro Coelli o l’indecifrabile Fracchia, meno noti, ma spesso non meno bravi, a metterci anche del loro. Saranno cartoline e calendari di qualità e avranno il loro apice nel calendario di Guido Marussig, quello per il 1928, l’ultimo prima che tutto passasse all’Opera Balilla. Ma nel frattempo avremmo vissuto altri buoni momenti anche grazie agli artisti trentini: Bonazza, Tevini, Moggioli sveleranno situazioni grafiche secessioniste di spessore e, non ultimo, un giovane Depero, non ancora futurista, disegnerà per gli Studenti Tecnici, sempre per la Lega Nazionale, intimando il risveglio”.

Accanto a tali aspetti prettamente artistici, con l’esposizione di centinaia di reperti originali, verranno evidenziati, con manifesti, documenti e fotografie, i diversi momenti della vita della Lega Nazionale: dalla nascita al primo scioglimento (1891-1915), al primo dopoguerra (1919-1928), sino alla rinascita (1946) in difesa dell’italianità di Trieste (difesa con il sangue, quello dei tanti feriti fra il 1945 e il 1953, con il culmine dei sei caduti del 1953) e di tutta la Venezia Giulia nel secondo dopoguerra, in un itinerario che approda ai giorni nostri e all’attuale attività del sodalizio.

“Ma il gioiellino che si ha occasione di offrire al pubblico in quest’occasione è la ‘cartella Pavanello’ – come la definisce Delbello –. Si tratta di un incartamento che contiene parte degli autografi e della corrispondenza che stanno alla base del volume ‘Per un grande amore’, uscito nel 1913 e curato da alcuni Studenti Tecnici delle statali appena licenziati, di cui l’anima è il giovane Pompeo Pavanello – il nostro era nato a Pola il 30 ottobre 1892, figlio di Francesco ed Elisabetta Juras –, che venne messo in vendita a vantaggio della Lega Nazionale. Un volume basato su 45 contributi sia dei migliori letterati locali che di importanti poeti, scrittori e studiosi nazionali. Da Silvio Benco a Filippo Tommaso Marinetti, da Camillo Antona Traversi a Biagio Marin, da Napoleone Colajanni e Tino Gavardo, e così via, molti furono coloro che aderirono alla richiesta degli Studenti Tecnici e inviarono un loro contributo per l’opera che si sarebbe venduta ‘a vantaggio della Lega Nazionale’”.

Soltanto in tempi recentissimi si è avuto un fortuito (e fortunato) ritrovamento, presso un privato, di una cartella contenente parecchi documenti relativi a quest’operazione culturale pro LN e cioè la “costruzione” del volume “Per un grande amore”. Dalle carte si evince come il coordinatore e, in qualche modo, se non gestore unico, perlomeno principale responsabile del tutto, sia stato Pompeo Pavanello. In tutto 45 fra studiosi, poeti e letterati risposero all’appello dei nostri studenti, ma non ci è dato di sapere quanti, in realtà, vennero interpellati, perché manca nella citata cartella qualsiasi accenno o elenco di nominativi “invitati”.

La maggior parte – così Attilio Hortis, Scipio Sighele, Salvatore Barzilai, Innocenzo Cappa, Napoleone Colajanni, Angiolo Orvieto ed Elda Gianelli ed altri ancora – dettarono pensieri ed ammaestramenti sgorgati dal loro sentimento nazionale; ma tanti poeti mandarono i loro versi. Persino Filippo Tommaso Marinetti volle inviare l’allora inedito (in italiano) esordio del poema “L’aeroplano del Papa”, raccomandandosi che i suoi versi venissero “stampati in corpo 12”. Ma ancora troviamo una bella sequenza di poeti dialettali che rimano in triestino (Giulio Piazza), in trentino (Carlo Nani), in gradese (Biagio -Marino- Marin), in capodistriano (Tino Gavardo), mentre altri autori mandano saggi su argomenti delle diverse discipline… tant’è che il volumetto si esaurì in tutta la sua edizione, messa in vendita nelle librerie triestine, nel pomeriggio del giorno stesso e il giorno dopo si andò in stampa con un’altra edizione. Nel complesso ci furono tre edizioni consecutive per un totale di 3000 esemplari stampati del libro.

Sfogliando i resoconti delle vendite si può notare come il libro venne distribuito in varie librerie non solo triestine, ma di tutta l’area della Venezia Giulia, a Fiume, in Dalmazia ed anche a Padova, a Bologna, a Firenze, a Trento e a Pisa (in qualche caso affidandosi direttamente a una persona e non ad una ditta, come per le 40 copie che furono inviate a Vienna e gestite da Enrico Morpurgo, uno degli organizzatori dell’evento).

 

(“La Voce del Popolo” 13 aprile 2012)

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