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L’ENI batte Mosca e fornirà gas alla Croazia (Il Piccolo 18 dic)

di STEFANO GIANTIN

BELGRADO Una vittoria per l’Italia e uno smacco per Mosca. Prirodni Plin, società del gruppo INA – la compagnia petrolifera nazionale croata, controllata dagli ungheresi di Mol e dal governo di Zagabria – ha annunciato di aver siglato un accordo con l’italiana Eni per la fornitura di gas alla Croazia a partire dal 1 gennaio 2011. Il contratto impone a Eni di assicurare 750 milioni di metri cubi di gas all’anno, ovvero il 40% del fabbisogno di Zagabria. Il restante 60% viene fornito alla Croazia da suoi giacimenti nell’Adriatico. «Dopo una gara trasparente e in competizione aperta – si legge in un comunicato emesso da Ina – abbiamo raggiunto l’obiettivo di individuare un fornitore molto affidabile, ai prezzi migliori». All’appalto avevano partecipato anche la tedesca E.On e il vecchio partner russo di Zagabria, la russa Gazprom. Dopo 10 anni, Mosca perde così un prezioso alleato nella lotta per il controllo energetico nei Balcani.

L’affare Eni-Croazia – spiega Ina – è andato in porto «anche grazie a un accordo sulla flessibilità delle quantità di gas da ricevere attraverso due linee di fornitura, quella via Slovenia e quella in fase di completamento attraverso l’Ungheria». Per Zoltan Aldott, presidente del consiglio d’amministrazione, «Ina ha da sempre cercato di assicurare alla Croazia forniture di gas sicure e ininterrotte durante la stagione invernale. Scegliere Eni come fornitore prova quanto Ina sia impegnata nel difendere i rifornimenti ai cittadini croati e all’industria nazionale».

Le reazioni russe all’uscita forzata dal mercato croato non si sono fatte attendere. «Zagabria rinuncia al nostro gas a favore dell’Eni», scrive l’autorevole quotidiano economico Kommersant. «I Paesi europei hanno iniziato a sganciarsi da Gazprom, vogliono rimpiazzare il gas russo. Ina è stata la prima, ma ne potrebbero seguire altre», commenta preoccupato al «Sole24ore russo» l’analista Valery Nesterov. Secondo il Kommersant, «Gazprom ha abbassato l’offerta per pareggiare quella di Eni, ma non è bastato. Forse la riduzione del prezzo accordata agli italiani è una sorta di «pagamento» ad Eni per la partecipazione al progetto South Stream», commenta caustico l’esperto Michael Korchemkin.

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