Sbadatamente non ho preso nota del numero civico. Di conseguenza mi fermo ad ogni portone delle case dell'irta Via Romagna e cerco quel cognome, che ricordo. Strada facendo incontro un uomo di una certa età e gli chiedo se forse sa dirmi dove vive la signora Battagliarini. "Con i suoi 105 anni dev'essere senz'altro una delle abitanti più anziane di Trieste" – gli spiego. Bingo! "Sì, ne ho sentito parlare – mi risponde. – Deve abitare in quella casa lassù, a un centinaio di metri da qui". Continuo la salita e, dopo un po', noto il cartellino con il cognome che cercavo sul portone del cortile di una grande villa. Suono il campanello e qualcuno apre la porta dell'appartamento al pianterreno. È la figlia Silvia. Mi fa entrare e un attimo dopo ecco che arriva anche lei, personaggio principale di questa nostra storia: Leonilla Gobbo, coniugata Battagliarini. Cammina con l'aiuto delle stampelle ma ha un'acconciatura curata e il sorriso sulle labbra. E mi rendo immediatamente conto di quanto sia lucida, forte di memoria e precisa, nonostante l'avanzata età. Perché subito inizia a parlare della sua Rabaz e dei bei tempi della sua gioventù vissuta lì. Alterna i suoi ricordi in chiare sequenze di immagini del lontano passato e l'espressione del volto muta. Ha un sorriso contagioso. Ma è un sorriso dietro al quale si cela una vita lunga e burrascosa.
Ma chi è in effetti Leonilla Gobbo, che tutti chiamano affettuosamente con il soprannome di Nilla? "Sono nata il 19 settembre del 1904 – ci rivela – ultima di dieci figli di mio padre Giuseppe e di mia madre Margherita, nata Zubin, che era di Portole".
Il padre, apprendiamo, era il responsabile della posta di Rabaz, che venne aperta in questa ridente località dell'Albonese nel 1883. Era anche amministratore dell'agenzia marittima ungherese-croata che faceva da tramite nel traffico merci dei velieri diretti a Trieste, a Fiume e ad altre località. La casa di famiglia era nei pressi dell'odierna sede della Capitaneria di porto e in quella subito accanto viveva la famiglia di uno zio, che faceva il pescatore. Ricorda un fatto singolare della propria infanzia. Nelle fondamenta della loro casa fu murato un soldino. "Era uso fare così all'epoca – racconta sorridendo – perché, dicevano che portasse fortuna. A quei tempi la gente del luogo o navigava o si dedicava alla pesca e Rabaz era un piccolo borgo in cui i bambini avevano tempo e spazio per giocare. Dei giochi dell'infanzia Nilla Battagliarini ha bei ricordi. Si andava in barca per le insenature circostanti senza che i genitori lo sapessero. "E una volta finì male" – ricorda, ridendo. "Perché scappammo fino al fiordo di Fianona, si alzò la bora e ci toccò tornare a casa a piedi".
Ha bei ricordi anche dei tempi di scuola. Tempi in cui a Rabaz esistevano un'elementare italiana e una croata. E degli studi, che ultimò nel 1922, diplomandosi all'Accademia commerciale di Trieste. "Il mio ultimo maestro si chiamava Ramiro Forlan" – rammenta. "Quando da bambini, rientrando dalle lezioni passavamo davanti alla 'scuola slava', istigati dal loro insegnante, ne sono convinta, perché altrimenti non lo facevano, i ragazzi ci tiravano le pietre. A Rabaz a quei tempi da una parte vivevano le famiglie che parlavano l'italiano e dall'altra quelle che parlavano croato. Ma in mezzo c'era una piazza e i bambini giocavano insieme. Tant'è che so ancora qualche parola di dialetto ciacavo" – e spiega ridendo che "Ja gren doma" ad esempio, vuol dire "Io vado a casa". La scuola italiana fu aperta a Rabaz nel 1900. Prima di allora, ai tempi della Prima guerra mondiale, si andava a scuola ad Albona" – ricorda la signora Nilla. A quell'epoca la sua famiglia aveva preso un alloggio in affitto nella "Casa del barone", che era di proprietà della nobile famiglia dei Lazzarini. Ma Nilla Battagliarini anni dopo imparò anche il croato perché, quando suo padre fu trasferito per lavoro a Malinska, sull'isola di Veglia, dove di scuole italiane non ce n'erano, lì frequentò qualche classe nella scuola croata.
Di Rabac conserva anche il ricordo delle famiglie Filini e Prohaska, che all'inizio del XX secolo possedevano lì delle bellissime ville. I primi stavano a Trieste, ma erano originari di Cherso e il padre era un illustre avvocato che invaghitosi di Rabac si fece costruire qui una bella residenza estiva in riva al mare, non lontano dal faro. "Aveva soltanto una figlia che si chiamava Lina e che da bambina era piuttosto malaticcia" – ricorda Nilla Gobbo Battagliarini. "Forse fu per questo che suo padre volle venire a vivere con la famiglia Rabaz. Cresciuta, sposò il professor Dino Saraval, di Trieste che su Rabaz scrisse anche un libro. Della famiglia Prohaska, che aveva invece origini boeme e a Fiume si occupava di commercio, so molto di più. Lui aveva una moglie tedesca con la quale mia madre strinse grande amicizia – ci racconta la signora Nilla – perché lei il tedesco lo aveva imparato ai tempi in cui a Fiume aveva frequentato il liceo. Tant'è che la tedesca fu mia madrina di battesimo. Mi regalò una medaglietta con l'effigie della Madonna":
Nel 1927 Nilla Gobbo sposò il giovane ingegnere in chimica triestino Luigi Battagliarini, che venne a Rabaz come responsabile della teleferica, all'epoca in cui nell'Albonese l'Austria iniziò a sfruttare al massimo le miniere di bauxite, che veniva esportata, ricorda Nilla Gobbo Battagliarini, anche in Inghilterra e nei Paesi Bassi. Sempre per motivo di lavoro la coppia si trasferì poi a Visignano e quindi a Trieste, dove aveva sede l'amministrazione della ditta per conto della quale lavorava il marito.
Oggi a Trieste Nilla Gobbo Battagliarini vive soprattutto di memorie. Ricordi di una vita lunga oltre un secolo dei quali conserva in un album tantissime vecchie foto. Alcune sono ritratti di famiglia, foto di suo padre, di sua madre, di lei da giovane; altre di suo marito a lavoro o fatte da lui stesso, che per quest'arte a quei tempi agli esordi, aveva un debole; altre ancora di Rabaz, località in cui è nata e della quale ha anche un po' di nostalgia, soprattutto per il bel mare. Nilla Gobbo Battagliarini conserva gelosamente in casa anche tanti vecchi documenti, tra cui le vecchie pagelle, la laurea della Scuola biennale di commercio, i passaporti. E nella biblioteca non mancano i libri e le monografie su Rabaz e su Albona di cui quest'anziana signora ancora molto in gamba, va particolarmente orgogliosa.
Marjan Milevoj