La geografia dei cantieri e degli squeri ai tempi dell’impero austriaco non sarebbe completa, nella zona dell’Istria, senza trattare l’isola di Lussino. Secondo Babudieri il primo squero risalirebbe addirittura al XVI secolo; sebbene lo stesso storico ridimensioni questo primo cantiere, osservando come con ogni probabilità realizzasse solo piccole riparazioni. Stando alle fonti scritte la prima nave varata a Lussino fu il brigantino ‘Commercio‘: 300 tonnellate, nel 1799, dallo squero di Lussingrande.
Dopo una fase di crisi economica, negli anni Venti dell’ottocento la fabbricazione delle navi ripartì grazie a una commissione di don Stefano Vidulich, il parroco di Lussinpiccolo. Questi procurò un ordine per un brigantino che verrà realizzato nel cantiere di Sisto Cattarinich. Intitolato ‘Primo Lussignano’, con 270 tonnellate, il bastimento fu un successo nel 1824, presto seguito nel 1827 dalla nave a tre alberi ‘Gara’ (poi rinominata ‘Emulazione’) di 370 tonnellate. Il capitano Giuseppe Gerolimich richiese poi due brigantini per la propria flotta; erano il ‘Candido Lussignano’ e il ‘Vrana’, varati nel 1832.
A differenza di quanto avveniva coi cantieri di Trieste e Monfalcone, Lussino ebbe squeri che ricevevano commesse dalle stesse famiglie di navigatori e commercianti residenti nell’isola: era in altre parole una produzione per il consumo interno, non vi erano tante commesse straniere. Il cantiere Cattarinich ad esempio rimase operativo quasi fino a fine secolo, quando ormai i piroscafi avevano soppiantato definitivamente i bastimenti a vela. A metà ottocento tuttavia la richiesta di navi di legno era ancora intensa a Lussino, specie da parte delle famiglie di armatori e commercianti; lo squero Cattarinich, nonostante avesse alle proprie dipendente cento operai e fabbricasse anche tre o quattro navi all’anno, faticava a soddisfare la richiesta. Altri lussignani pertanto entrarono nel mercato dei cantieri navali; dapprima Marco Martinolich, un ‘veterano’ dello squero Cattarinich, fondò un proprio cantiere. Poi, sulla sua scia, giunse l’armatore Antonio Romano Cosulich, destinato a grandi fortune, Melchiorre Vidulich, Giovanni Peranovich e Luigi Antonio Tarabochia.
L’epoca d’oro per gli squeri di Lussino si consumò a metà ottocento, con numeri notevoli per un’isola lontana dai grandi centri industriali: nel 1868 ad esempio si costruirono 16 navi, nel 1869 altre 15, nel 1875 ancora 10 bastimenti. Eppure, come era avvenuto in generale in Istria, non si comprese l’importanza rivoluzionaria del motore a vapore e dello scafo in ferro quale ‘futuro’ della navigazione. Anzi, a Lussino più che altrove, si investirono ingenti capitali nella costruzione di navi in legno proprio quando questo genere di commercio andava scomparendo. In particolare il progresso tecnologico inferse un colpo durissimo dal 1880, quando la macchina a triplice espansione rese obsoleti i bastimenti a vela, ingenerando una crisi dei trasporti tradizionali. Sopravvissero, delle decine di squeri di Lussino, solo quello di Martinolich. Questi aveva infatti compreso un elemento chiave, ovvero l’importanza degli scafi in ferro. Fu una conversione lunga e difficile che permise però, dal 1883, la costruzione del primo piroscafo autoctono di Lussino, il ‘Gange’. Sarà poi l’armatore Callisto Cosulich a commissionare la seconda nave in ferro per lo stabilimento, sottolineando nuovamente l’importanza della rete lavorativa e amicale tutta interna all’isola.
Zeno Saracino
Fonte: TriesteNews – 22/06/2024