È il 1915. Le trincee accolgono i soldati italiani. «Nessuno ama la guerra, ma questo tipo di storia ha messo insieme l’Italia», spiega il professor Umberto Broccoli, storico, archeologo, autore televisivo, scrittore e giornalista. Quelle fosse nel terreno, così simili alle tombe, piene di ratti e insetti, accolgono i soldati di un Paese neonato, di un esercito embrionale, appena 54enne. Soldati che appartengono a galassie linguistiche differenti e che quell’esperienza tragica, per la prima volta, unisce. Con la guerra e con il sangue, ma anche con le relazioni e la solidarietà, si è cementata l’Unità d’Italia. Con una serie di eventi dedicata l’esercito ricorderà il centenario di un unione difficile, di un’unità che, secondo alcuni storici, si va costituendo proprio in quei giorni: al fronte, nell’estrema periferia della nazione, o addirittura in terra straniera.
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