“Partivano tutti a Montona e siamo venuti via anche noi – ha detto Pier Paolo Mladossich – perché il regime di Tito nazionalizzava le terre, perciò mio nonno Pietro, classe 1866, e i miei genitori hanno deciso così”. Com’è stato il vostro esodo?
“Era il mese di febbraio 1949, io ero un bambino – ha continuato – ma mi ricordo il camion, dopo che i miei avevano scelto l’opzione, il nonno e io stavamo davanti, invece la mamma Pia Linardon e mio papà Francesco stavano dietro con le masserizie probabilmente fino a Erpelle Cosina (in sloveno: Hrpelje), poi a Trieste, non ricordo il Campo profughi, forse sarà stato il Silos, dove finivano tutti gli esuli, da là ci hanno destinato al Centro Raccolta profughi (Crp) di Laterina, in provincia di Arezzo, tra decine di baracche”. Che fine hanno fatto le masserizie?
“Non so che giro hanno fatto le masserizie – è la risposta – so solo che poi sono arrivate a Marina di Carrara, penso a tutte quelle che ci siamo portati dietro con il camion: letti, armadi, macchina da cucire, vettovaglie varie, orologio a pendolo, attaccapanni in ferro stilizzato, barometro (esposto ora in casa mia), dentro a cassoni con cognome e nome, oh! che roba”.
In effetti Mladossich Pietro e Francesco risultano nell’Elenco alfabetico profughi giuliani del Comune di Laterina, al fascicolo n. 1.072, come pure Linardon Pia. Secondo tale registro tutti risultano usciti dal Crp “il 12 dicembre 1958” per la nuova residenza di Carrara, ma c’è un errore, perché la famiglia Mladossich abbandona Laterina nel 1950, come è scritto nei loro documenti e come conferma il signor Pier Paolo: “Veramente dopo un anno passato a Laterina ci hanno trasferito nel Crp di Marina di Carrara, in provincia di Massa Carrara, per avvicinarci ai nostri parenti – ha spiegato Mladossich – era il mese di maggio del 1950 e siamo rimati lì per nove anni. Ho una fotografia dell’asilo nel Crp di Laterina, io sono il terzo in basso a sinistra, eravamo oltre 30 piccoli. Ho un’altra foto con la processione e le baracche. Mio nonno Pietro nel 1958 è morto nel Crp di Marina di Carrara, ma di recente ho fatto traslare i suoi resti umani, perché li ho voluti vicino a quelli dei miei genitori qui a Mestrino, in provincia di Padova in un unico sepolcro”.
Si nota dai passaporti provvisori dei suoi familiari che c’è stato il transito per il Centro smistamento profughi di Udine, con la firma del Direttore Luciano Guaita, in data 9 febbraio 1949. Come mai poi siete passati dalla Toscana al Veneto? “Mio padre ha ricevuto un indennizzo per i beni abbandonati, grazie all’interessamento di padre Flaminio Rocchi – ha spiegato il testimone – così ci dissero che dovevamo andar via dal Crp. Allora i miei hanno pensato alla zona di Padova, dove ci sono dei parenti, gli Stefanutti, così ci siamo stabiliti a Mestrino. Era il 1959”.
C’è qualche altro ricordo del nonno Pietro Mladossich? “Era un contadino con terra e animali da allevamento – ha risposto Pier Paolo – mi hanno detto che con dei risparmi aveva comprato delle quote dei Bagni di Santo Stefano, siti a Livade, allora oggi si direbbe che era un imprenditore a tutto tondo, ma per i costi eccessivi fu costretto a vendere la sua parte al marchese Gianpaolo Polesini di Parenzo. Il nonno aveva sposato la sorella del prete e aveva anche un’osteria vicino alla stazione del treno a scartamento ridotto, soppresso negli anni ’30, dove faceva buoni affari. Poi c’è un altro fatto che voglio raccontare. Nel Ventennio c’era la legge per italianizzare il proprio cognome istriano, così il nonno e suo fratello, dato che ‘Mlado’ in croato vuol dire ‘giovane’ pensarono di cambiare il cognome Mladossich in ‘Giovannelli’. Quando mio nonno Pietro si recò in Municipio per il cambio, gli risposero che non era possibile, perché suo fratello aveva da poco italianizzato il cognome in ‘De Marianna’ in onore di un’antica ava, così nonno Pietro si infuriò e mantenne il cognome Mladossich”.
Come vi siete trovati tra le baracche del Crp di Laterina? “Non ricordo – è la replica – ma da quello che mi raccontavano i genitori e il nonno, non bene, le varie famiglie erano divise solamente da coperte che facevano da parete, non ricordo il resto”.
Nel 1950, come si legge nei vostri passaporti provvisori, il Direttore del Crp di Marina di Carrara è Silvio De Paoli che, dal 1951, dirige poi il Centro smistamento profughi di Udine, nella ex-GIL, attivo dal 1947 al 1960, con oltre 100 mila transiti. Com’era il Campo profughi di Marina di Carrara?
“Nel Campo profughi di Marina di Carrara, ex colonia Balilla, in muratura – ha aggiunto Mladossich – ci diedero due ambienti, al piano primo, vicino alla sorella di mia madre, il primo adibito a cucina e con il letto di mio nonno, il secondo adibito a camera con letto matrimoniale e il mio letto. Situato a 500 metri dalla spiaggia, io come bambino ho vissuto anni belli, non credo lo stesso per i miei genitori e mio nonno, morto nel 1958 a 92 anni”.
Lei è socio dell’ANVGD? “Sì certo, sono socio da diversi anni dell’Associazione, Comitato Provinciale di Padova – ha detto, con orgoglio – dove ho conosciuto la presidente Italia Giacca, di Stridone di Portole, con la quale di recente ci siamo recati a Montona in ricordo di Giorgio Zaccariotto, suo marito, nato a Montona e di recente scomparso”.
Allora è ritornato a Montona? “Sì, proprio poco tempo fa – ha concluso Mladossich – lì ho conosciuto i membri della Comunità degli istriani, il signor Pissack presidente, la signora Germani Silvia e la signora Loredana, persone simpatiche e impegnate a ricordare la storia di Montona”.
Fonte orale – Pier Paolo Mladossich, Montona 1945, vive a Mestrino (PD), intervista di Elio Varutti al telefono del 26-28 settembre 2022 ed e-mail del 27-29 settembre 2022, con contatti preparatori di Claudio Ausilio.
Collezione privata – Pier Paolo Mladossich, Mestrino (PD), fotografie e documenti personali.
Ringraziamenti – Per il contributo alla ricerca si ringraziano il generale Massimo Dal Piaz, di Chiusi della Verna (AR) e Paolo De Paoli, di Roma.
Archivi consultati – La presente ricerca è frutto della collaborazione fra l’ANVGD di Arezzo e il Comitato Provinciale dell’ANVGD di Udine. La consultazione e la digitalizzazione dei materiali d’archivio aretini è stata effettuata nel 2015 e 2022 a cura di Claudio Ausilio.
– Comune di Laterina (AR), Elenco alfabetico profughi giuliani, 1949-1961, pp. 1-78, ms.
Bibliografia
– FLAMINIO ROCCHI, L’esodo dei 350 mila giuliani fiumani e dalmati, Edizioni Difesa Adriatica, Roma, 1990.
– FLAMINIO ROCCHI (a cura di), L’Istria dell’esodo. Manuale legislativo dei profughi istriani, fiumani, dalmati, Roma, Difesa Adriatica 2002.
– ELIO VARUTTI, La patria perduta. Vita quotidiana e testimonianze sul Centro raccolta profughi Giuliano Dalmati di Laterina 1946-1963, Firenze, Aska, 2021.
Note – Progetto di Claudio Ausilio (ANVGD di Arezzo). Testi e attività di ricerca: Elio Varutti, Coordinatore del gruppo di lavoro storico-scientifico dell’ANVGD di Udine. Networking a cura di Maria Iole Furlan e E. Varutti. Lettori: Pier Paolo Mladossich (ANVGD Padova), Claudio Ausilio, Rosalba Meneghini (ANVGD Udine) e il professore Stefano Meroi.
Adesioni al progetto: Centro studi, ricerca e documentazione sull’esodo giuliano dalmata, Udine, ANVGD di Arezzo. Fotografie da collezioni private e dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in Via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine. – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vicepresidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Sito web: https://anvgdud.it/
Fonte: ANVGD Udine. No dimentichemo – 30/09/2022