Anche Bruxelles vuole ora sapere che cosa sta succedendo in Slovenia in relazione alla “Jankovic connection” e al destino di quasi 10 milioni di euro che sarebbero dovuti servire a costruire lo stadio e l’arena di Stožice a Lubiana (costo stimato di 350 milioni di euro) e che invece sono finiti, secondo gli inquirenti, sui conti di società dei due figli del primo cittadino della capitale slovena. Il complesso sportivo, fiore all’occhiello di Lubiana e della gestione municipale di Jankovic, che è anche il leader di Slovenia positiva il principale partito d’opposizione (centrosinistra), è stato co-finanziato, infatti, con 9,4 milioni di euro erogati dall’Unione europea dal suo fondo per lo sviluppo regionale. Altri 115 milioni sono stati finanziati sotto forma di credito da parte delle principali banche del Paese le quali sono, in pratica, di proprietà dello Stato e attualmente in una pesantissima crisi di liquidità.
La Commissione europea ha quindi deciso di chiedere maggiori e più dettagliate informazioni introno al caso alle autorità della Slovenia. Bruxelles seguirà con attenzione l’evolversi dell’inchiesta giudiziaria e si dice pronta a tutelare gli interessi comunitari nell’ambito dell’ “affare Stožice”. Lo ha dichiarato Shirin Wheeler, portavoce del commissario alla Politica regionale, Johannes Hahn. La Commissione, dunque, potrebbe chiedere di essere inserita come parte lesa se e quando ci saranno dei rinvii a giudizio per il malaffare scoperto in queste settimane. Il sindaco di Lubiana è accusato di frode, abuso d’ufficio, truffa ai danni dei finanziamenti europei e riciclaggio. Per ora si trovano in stato di fermo sei persone e tra queste ci sarebbero anche i due figli di Jankovic, Damjan e Jure (questi sarebbe stato rilasciato ieri pomeriggio) oltre al direttore della società Grep, Uroš Ogrin la quale assieme al Comune di Lubiana ha costruito il centro sportivo di Stožice. Indagati anche Jadranka Dakic, collaboratrice del primo cittadino e il proprietario della società Energoplan, Zlatko Srak. Perquisizioni sono state effettuate al municipio della capitale, e nelle sedi della Grep ed Electa società quest’ultima controllata dai figli di Jankovic.
Jankovic, che si è riunito ieri con i suoi collaboratori dell’amministrazione municipale, i deputati di Slovenia positiva e i presidi delle scuole della capitale ai quali ha spiegato le sue ragioni, la “sua verità” sul caso Stožice. Al termine sembra aver incassato la quasi unanime solidarietà e, per ora, non si parla di dimissioni dalla carica di primo cittadino della capitale. Secondo le indagini fin qui svolte in merito alla vendita di terreni relativa alla realizzazione del Centro sportivo Stožice che è stato costruito dalla società Grep, questa, il 2 novembre del 2010, avrebbe ricevuto più di 11 milioni di euro dal Comune di Lubiana per la costruzione dell’opera, più altri 4 milioni nell’agosto 2011. Mezzo milione di euro giunti dalle casse municipali la Grep, sette giorni più tardi, come scrivono i media sloveni, li avrebbe girati alla società Baza Dante, il cui direttore è Boštjan Stamejcic il quale è altresì il responsabile dei progetti dell’Electa.
Lo stesso giorno la Baza Dante avrebbe girato 400mila euro alla Electa che a sua volta li avrebbe trasferiti alla Klm investimenti, della quale il sindaco di Lubiana detiene il 62,5% del pacchetto azionario, assieme a 100mila euro sul conto della società di pallamano Krim di cui sempre Zoran Jankovic è stato per anni presidente. Con questi fondi sarebbe stato finanziato l’acquisto di terreni nell’area di Bohinj. E c’è già una pista croata per il ricilaggio. A Zagabria, infatti, opera la E-gradnja legata al nome di Damjan Janokovic. È nata con un capitale sociale di 20mila kune (un po’ meno di 3mila euro) schizzato poi a 13 milioni di kune. In azione è entrato così l’Ufficio anti-corruzione e contro il crimine organizzato della polizia croata.
Mauro Manzin
“Il Piccolo” 29 settembre 2012