TRIESTE – Un cammino nei tempi e nei luoghi per ribadire la centralità della conoscenza. Nasce da questo intento l’opera sulla “Toponomastica in Istria, Fiume e Dalmazia” a cura di Giuseppe de Vergottini – Luciano Lago – Valeria Piergigli (Firenze, Edizioni Istituto Geografico Militare, 2009, 2 vol. + CD Rom), presentato nei giorni scorsi a Trieste e a Gorizia. Autori e relatori sono stati ricevuti in Consiglio comunale dal Presidente, avv. Sergio Pacor, che si è soffermato sul grande rilievo di un’opera che analizza le stratificazioni specifiche nel corso dei secoli. “Siete sulla giusta strada” – ha affermato il Sindaco, Roberto Dipiazza, “dobbiamo uscire da una sudditanza psicologica che porta le persone ad adeguarsi all’esistente senza considerare la storia e la sua evoluzione. E’ l’impegno culturale che noi dobbiamo assumere nei confronti delle terre adriatiche. Quest’opera – conclude il Sindaco di Trieste rivolgendosi a Giuseppe de Vegottini, Lucio Toth e Claudio Rossit, relatori all’incontro, ma anche ai numerosi ospiti e al pubblico che non ha mancato l’appuntamento e a Renzo Codarin, dell’ANVGD, che ha voluto l’incontro a Trieste – è un regalo per le future generazioni”.
MEMORIA DA COLTIVARE La toponomastica – ha affermato de Vergottini – “per noi è memoria da coltivare, ma per la maggioranza degli italiani è un sapere da conquistare. Nessuno si è mai impegnato a diffondere questa fondamentale conoscenza” lasciando per tanto passare messaggi deformanti dalla pubblicità turistica, da manuali e guide che cancellano la verità storica e fotografano un non luogo dove la realtà è senza spazio e senta tempo, relegata in un presente senza passato e confutabile su tutta la linea.
APPROCCIO SCIENTIFICO L’approccio all’opera – come spiega Claudio Rossit che con il prof. Luciano Lago ed i colleghi della Facoltà di Trieste, Orietta Selva e Dragan Umek, hanno affrontato un lungo e paziente lavoro di catalogazione e confronto – è rigorosamente scientifico. I volumi – per un totale di 1500 pagine + CD Rom – costituiscono il primo “repertorio corretto e completo”, che si avvale anche della preziosa cartografia fornita dall’autorevole collaborazione dell’Istituto Geografico Militare ed il coinvolgimento di studiosi italiani e stranieri, coordinati dai curatori, al fine di ricostruire la cartografia dell’Adriatico orientale dalle origini alla metà del XIX secolo.
LABORATORIO PER IL FUTURO Lavorando con i colleghi della Facoltà di Zara sulla cartografia antica – racconta Rossit – abbiamo riscontrato sintonia nell’approccio e nei giudizi, cosa che diventa molto più difficile nel momento in cui, dopo gli anni ’70 le fonti d’archivio sono quelle dell’Istituto geografico di Belgrado. In un brevissimo lasso di tempo e varie fasi successive molto veloci, tutto cambia, sconvolgendo alla radice acquisizioni sedimentatesi nel corso dei secoli. Ecco perché – secondo Rossit – quest’opera che è stata supportata sin dall’inizio dall’UPT, intende diventare un “laboratorio” per il futuro in nome di quel rigore e rispetto delle diverse realtà del territorio di cui proprio le carte austriache sono un esempio da prendere a modello e continuare a studiare assieme alle altre.
IL CONTINENTE DELLE MINORANZE Nell’Europa delle minoranze – sottolinea Lucio Toth – la toponomastica è oggetto di dibattito ed affermazione in quanto conferma presenze altrimenti cancellate dalle ideologie nazionali totalizzanti del secolo breve e che oggi aiutano a ricomporre la geografia culturale e civile del vecchio continente. Indubbiamente le stratificazioni in aerea adriatica testimoniano la presenza di diverse fasi storiche. E cita greci e romani, bizantini e veneziani e località chiamate con nomi diversi ma tutti ugualmente fondanti della sua originalità, senza scordarne alcuno che significherebbe cancellare la storia. “Non abbiamo bisogno d’altro – afferma Toth – che di ristabilire la verità. Ci sono talmente tante e tali conferme della nostra presenza, che bastano da sole a darci ragione, sapendo leggere e capire in modo da far propri concetti spesso considerati ideologici. Ma non è il fascismo che ha portato i nomi italiani nelle città in Istria, Fiume e Dalmazia, questo è un errore che va superato; non per noi, che conosciamo la verità, ma per tutti quegli italiani che nel rifiuto del ricordo della dittatura hanno paura di ribadire l’ovvio o di cadere in equivoco. Il nostro coraggio ed orgoglio non sono segni di revanscismo, ma semplicemente di difesa della cultura”.
RAMI E RADICI A chiudere l’incontro, “ma solo per un caso fortuito” come egli stesso sottolinea, è stato l’on. Roberto Menia, che ha voluto esprimere il suo pensiero richiamandosi al concetto dell’albero, simbolo della vita, che ha rami e radici. “Ci sono realtà che appartengono a quest’albero e non possiamo permettere né che dei rami rinsecchiscano, né che vengano recise le radici. E senza alcun sentimento rivendicazionista dobbiamo abbinare il ricordo alla conoscenza e appropriarci dell’identità in toto anche attraverso l’oggettività di un lavoro come questo”.
Ai partecipanti il Sindaco ha voluto consegnare la targa della città, mentre sono stati donati, come è avvenuto il 10 Febbraio con il Presidente Giorgio Napolitano, i consistenti cofanetti contenenti i volumi ed il CD Rom a Roberto Dipiazza, primo cittadino di quella Trieste che il mondo adriatico considera un luogo-simbolo d’appartenenza.
TAVOLA ROTONDA A GORIZIA Nel pomeriggio dello stesso giorno i volumi che compongono “La toponomastica in Istria, Fiume e Dalmazia”, sono stati presentati a Gorizia, nell’ambito di una tavola rotonda di presentazione dell’opera presso la sede della Fondazione Carigo.
L’incontro è iniziato con i saluti delle autorità, per poi proseguire con le relazioni di Giuseppe de Vergottini dell’Università di Bologna e di Lucio Toth (presidente dell’Anvgd), che hanno illustrato gli aspetti istituzionali della tematica. È seguita una parte specificamente dedicata alla cartografia, curata da Dragan Umek e Orietta Selva, docenti dell’Università di Trieste; infine, i profili storici e giuridici indagati da Valeria Piergigli (Università di Siena), Guglielmo Cevolin (Università di Udine) e Davide Rossi dell’Università di Trieste, che ha chiuso gli interventi parlando di “Toponomastica e storia a Gorizia e Trieste”. L’iniziativa è stata patrocinata dall’ateneo friulano e dal Comune di Gorizia.
Rosanna Turcinovich Giuricin