Il segno espressionista di Dessanti,
l'omaggio al pittore di origini istriane
Cultura
A Castellarquato fino al 26 l'omaggio al pittore di origini istriane
di ALESSANDRA GREGORI
Difficile rimanere impassibili di fronte alle opere di Cesco Dessanti: anche non
conoscendo la drammatica vicenda esistenziale del pittore di origini istriane,
profugo di guerra, è impossibile non intravedere in quei corpi anonimi, contorti,
sanguinanti, accasciati su se stessi come sacchi vuoti, una lucida, acuta benché
sofferta riflessione sull'ineluttabile condizione di dolore e sofferenza che sembra
caratterizzare la dimensione umana.
Erede dichiarato dell'Espressionismo, e non potrebbe essere diversamente
considerando da un lato la sua formazione, di spiccata ascendenza kirchneriana,
dall'altro quel suo stesso inconfondibile segno, tormentato, vibrante di tragicità,
Cesco Dessanti è figlio – sfortunato – del proprio tempo: nato nel 1926 a Rovigno,
in terra istriana, e ben presto coinvolto e segnato dagli eventi bellici del
secondoconflitto mondiale, cercherà pace dapprima a Zagabria, città in cui avviene
la sua iniziazione artistica, quindi attraverso la fuga – definitiva – in suolo
italico, approdando a Brescia nel 1952 e di qui a Roma, nel '55, ove risiede e
lavora tuttora.
Ma il senso angoscioso del distacco e della lontananza dalla terra d'origine sembra
non abbandonarlo mai: lo si capisce osservando i suoi quadri, esplicite denunce
degli orrori della guerra, ma anche racconti di amori difficili e travagliati, resi
tali dall'incolmabile baratro di incomprensione che nella concezione artistica di
Dessanti sembra dominare il rapporto fra uomo e donna. Dall'inizio di luglio 30
lavori del pittore si trovano esposti a Castellarquato, nelle sale, fresche di
restauro, del
Palazzo podestarile, al centro di una personale dedicata all'artista che ne
ripercorre l'ultimo trentennio di attività, dalla metà degli anni Settanta agli
albori del nuovo secolo.
Si tratta, per la precisione, di una serie di "Tecniche miste" su carte antiche,
ovvero una risma di documenti notarili, alcuni risalenti alla metà del Seicento,
donati al pittore da un amico, come spiega lo stesso Dessanti nell'apologo che
correda il catalogo della personale, oppure su carte precedentemente trattate con
mordenti e altri agenti intaccanti; opere di indiscusso valore che fino a poco tempo
fa giacevano, celate all'occhio del pubblico, negli archivi sotterranei della
galleria Ricci Oddi. Fu lo stesso Dessanti, infatti, a farne dono alla galleria
piacentina nel 2003, in ricordo, forse, del legame speciale stretto con la nostra
città sul finire degli anni Sessanta, quando, già avviato ad una fulgida carriera,
espose più volte alla galleria Genocchi.
A testimonianza di questo periodo resta tuttavia un'immagine di piazza Cavalli,
risalente al 1967, unica opera in mostra a Castellarquato fra quelle realizzate
dall'artista nel corso del suo soggiorno piacentino.
L'iniziativa di dedicare una retrospettiva a Dessanti nasce dal sodalizio stretto
due anni fa dalla galleria civica piacentina con il borgo medievale, che, insieme a
Rivergaro, si trasforma ogni anno in una sorta di "residenza estiva" della Ricci
Oddi, accogliendo una parte di quanto custodito nei sotterranei della Galleria, e
cioè tutta l'arte del Novecento acquisita negli ultimi anni, e che ancora non trova
degna ubicazione agli occhi del pubblico piacentino, ovviamente per croniche carenze
di spazio. Un'occasione davvero unica, dunque, per chi si trova in villeggiatura
sulle colline del piacentino, ma anche per chi ha semplicemente deciso di visitare
Castellarquato, per ammirare un corpus di opere di grande interesse. A tal riguardo
si segnala la prima tranche di lavori, compresi nell'arco cronologico 1976-1983, in
cui Dessanti dimostra di aver studiato ed appreso la lezione di Egon Schiele:
osservando, ad esempio, Uomo e donna, in cui le due figure giacciono avvinghiate in
un macabro groviglio di membra, il pittore riprende il dualismo fra Eros e Thanatos
onnipresente nella poetica schieliana, e che ritroviamo anche in Rosso e nero,
mentre Figura bianca costituisce quasi un omaggio al peculiare stile grafico del
grande artista austriaco del primo Novecento: emaciata, smagrita, torturata da un
malessere psicologico più che fisico, la figura immortalata sullo sfondo si consuma
lentamente, trasformandosi nella candida ed ectoplasmatica larva di se stessa.
Il segno espressionista: omaggio a Cesco Dessanti: personale di Cesco Dessanti al
Palazzo del Podestà di Castellarquato: opere provenienti dagli archivi della Ricci
Oddi. Mostra a cura di Paola Bassi. Fino al 26 agosto il sabato, la domenica e i
festivi dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19.