Libri, testimonianze e un docufilm per raccontare Fertilia e l’esodo

Fertilia è una città di fondazione nella Sardegna settentrionale che negli anni Trenta accolse coloni ferraresi e veneti impegnati nella bonifica delle circostanti paludi: lo scoppio della Seconda guerra mondiale fermò lo sviluppo di questa borgata limitrofa ad Alghero. Nel dopoguerra giunsero a bordo di 13 pescherecci partiti da Chioggia 53 famiglie istriane che avevano abbandonato via mare quelle terre che il Trattato di Pace del 10 febbraio 1947 aveva assegnato alla Jugoslavia comunista. Questa storia trova ampia e documentata trattazione nel libro di Mauro Manca “Fertilia tra inclusione e rinascita. Storia della prima città europea” (Panoramika, Alghero 2024) che è stato presentato all’interno della rassegna “Fertilia città di fondazione. Tra memoria e rigenerazione”.

Di «miracolo storico di Fertilia» ha parlato Massimo Mamoli, direttore de L’Arena di Verona, La Gazzetta di Mantova e Brescia Oggi, il quale ha moderato la presentazione dell’opera. «Questa città di fondazione destinata a diventare il fulcro della bonifica della Nurra nasce dall’intuizione del gerarca Mario Ascione, il quale sfrutta la sua amicizia con Italo Balbo per costituire l’Ente ferrarese di bonifica, convince Giuseppe Bottai a finanziare l’impresa analogamente a quanto fatto per i villaggi colonici in Libia e ottiene da Benito Mussolini l’atto di fondazione» ha quindi spiegato il Prof. Guido Melis, Emerito dell’Università degli Studi di Roma La Sapienza nonché ex Deputato.

Il Colonnello dell’Aeronautica Giovanni Luca Nicoletti ha ricordato che Fertilia si è sviluppata anche in sinergia con il limitrofo aeroporto militare, non solo perché ha accolto le famiglie del personale lì dislocato: «Fertilia è un esempio magnifico di inclusività e ricettività, ha dato protezione agli esuli in fuga dal terrore ed ospita tante culture in un clima di pace e di sicurezza. Ovunque ha una base l’Aeronautica si mette a disposizione della collettività e sviluppa una dinamica positiva costruttiva con i Comuni viciniori»

 

Città di fondazione è sinonimo di applicazione da parte del regime fascista dell’architettura razionalista, aspetto sul quale si è soffermato l’architetto Massimiliano Tita, che sta preparando l’allestimento della mostra temporanea sull’Esodo al Vittoriano: «Il razionalismo rappresentava all’epoca la modernità ed il regime lo ha usato nella sua opera di modernizzazione dell’Italia, applicandolo nelle sue realizzazioni edilizie, finalizzate a fornire funzionalità, abitabilità e comodità agli abitanti»

L’assessore comunale di Alghero Raniero Silva ha ricordato che Fertilia ha accolto pure gli sfollati le cui case erano state distrutte dai bombardamenti angloamericani durante la Seconda guerra mondiale. Nel dopoguerra sono giunti pure rimpatriati dalla Libia e dalle colonie africane, da Rodi e dal Dodecaneso, dai regimi comunisti dell’Europa orientale: «Come ha scritto Brigaglia, “Fertilia è un melting-pot” in cui si sono mescolate popolazioni provenienti da mezza Europa nonché algheresi in cerca di una residenza più tranquilla» ha evidenziato il professor Melis.

L’architetto Tita ha messo in risalto la forte carica simbolica ed identitaria del leone di San Marco che domina il porticciolo di Fertilia in cima ad un obelisco: «Si tratta del leone marciano più a ovest del Mediterraneo, mi ha stupito trovarmelo davanti la prima volta che sono venuto a Fertilia, ma è il segno più evidente di una cultura adriatica che permea anche altre aree».

Nel pomeriggio è stato presentato un altro libro di Mauro Manca, Rotta 230° Ritorno alla terra dei padri. Diario di bordo (Panoramika, Alghero 2024), che l’ANVGD aveva portato a maggio in collaborazione con la Regione Veneto al Salone Internazionale del Libro di Torino. Ancora una volta è stato il direttore Mamoli a stimolare i relatori, a partire da una riflessione sulle connessioni che si sono create tra Adriatico e Sardegna: «Il ritorno alla terra dei padri costruisce e non distrugge, chiude il cerchio di una partenza in esilio seguita dal ritorno a casa».

Il vicesindaco di Pola in quota Comunità Nazionale Italiana Bruno Cergnul ha ricordato l’arrivo a Pola del Klizia: «Giulio Marongiu è tornato dopo quasi ottant’anni nella sua città natale con le lacrime agli occhi. Con lui stavano tornando in Istria quei pescherecci che dopo un viaggio faticoso costruirono il minimo indispensabile per le proprie famiglie per sopravvivere in esilio»

Ancora suggestioni provenienti dalla comunità italiana autoctona in Istria con Paolo Demarin, Presidente dell’Assemblea delle Comunità Italiane: «Il ritorno alla terra dei padri non rappresenta solo una storia famigliare, è anche la ricostruzione di un’identità: accanto al tragico evento dell’esodo c’è la tragedia di chi è rimasto in Istria sotto la dittatura di Tito: questo libro parla sia agli esuli sia ai rimasti. Codarin e Tremul hanno fatto tanto sul piano politico per giungere a questi risultati»

«Dopo essere cresciuto nell’epoca in cui si parlava quasi con vergogna della nostra storia, ora mi trovo nell’epoca del dialogo, in cui dobbiamo ribadire la nostra identità di fronte ai rigurgiti negazionisti» ha quindi affermato Michele Babuder, assessore comunale triestino figlio e nipote di esuli istriani.

Renzo Codarin, Presidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, ha concordato nella necessità di zittire i giustificazionisti delle tragedie delle foibe e dell’esodo, evidenziando che l’ANVGD è ben presente sul territorio e dialoga con istituzioni scolastiche ed amministrazioni comunali a tal fine.

Il vicesindaco italiano di Pirano Christian Poletti ha auspicato una felice soluzione della vicenda dell’odonomastica storica italiana Capodistria, tanto più che a Pirano targhe similari sono state affisse senza creare scandalo.

Rodolfo Ziberna, Sindaco di Gorizia che l’anno prossimo sarà Capitale Europea della Cultura insieme a Nova Gorica e dedicherà spazio anche alla storia di Fertilia, ha coniato un neologismo: «L’amico Mauro Manca parla di resilienza riguardo l’arrivo degli esuli istriani a Fertilia, ma la capacità del popolo giuliano-dalmata di ricostruirsi una vita è andata ben oltre alla resilienza: io parlerei di fertilienza»

Se l’assessore Babuder ha aggiunto che i suoi nonni esuli non se la sono mai sentita di tornare in Istria e suo padre lo fa con difficoltà, la definizione di “fertilienza” è stata immediatamente declinata in vari modi: «è la forza degli esuli e dei rimasti» (Poletti), «è il modo in cui la povera gente si è rifatta una vita» (Codarin) e «vuol dire compiere un viaggio che sembrava impossibile come il Ritorno alla terra dei padri» (Davide Rossi, vicepresidente di FederEsuli).

Si è quindi svolta la cerimonia ufficiale di conferimento della cittadinanza onoraria di Alghero a Egea Haffner, “la bambina con la valigia” che è diventata icona dell’esodo giuliano-dalmata. Oltre all’attuale sindaco Raimondo Cacciotto, il quale ha espresso l’orgoglio di avere come concittadina la Haffner ed ha evidenziato che tale cerimonia avviene il 21 settembre, giornata internazionale della pace, sono intervenuti pure il Presidente del Consiglio comunale Domenico Pirisi e l’ex primo cittadino Andrea Conoci, durante il cui mandato un anno fa tale riconoscimento fu approvato all’unanimità. D’altro canto a Egea è intitolato l’Ecomuseo di Fertilia che illustra l’Esodo giuliano-dalmata e l’esule polesana ha fatto dono dell’originale di quella fotografia scattata il 6 luglio 1946 e diventata simbolo degli esuli sparsi nel mondo. È intervenuta anche Marisa Brugna, che è rimasta a Fertilia solamente 5 mesi però «dopo i campi profughi qui ho scoperto veramente la libertà: sono sarda di adozione, ma resto un’esule istriana».

«Dopo aver abbandonato Pola, la Sardegna ha accolto me e mia madre e oggi sono onorata di questa cittadinanza onoraria – ha quindi dichiarato un’emozionata Egea Haffner davanti al pubblico che ha riempito la tensostruttura che ha ospitato la manifestazione – L’ecomuseo che è stato qui realizzato rende giustizia alle famiglie dimezzate dalle stragi delle foibe e smembrate dall’esodo che poi hanno anche dovuto pagare il prezzo di una guerra persa dall’intera nazione». Parole di elogio per Giulio Marongiu, comandante del Klizia e protagonista del Ritorno alla Terra dei Padri: «Esule da Pola come me da bambino, ha affrontato il viaggio con grande coraggio e tenacia».

Terminata questa emozionante cerimonia, è iniziata la presentazione della proiezione in anteprima nazionale del docufilm Rotta 230° Ritorno alla terra dei padri, che racconta il viaggio del Klizia ed aveva avuto una vetrina in un evento collaterale al recente Festival del Cinema di Venezia. Fabrizio Ferragni, direttore della Direzione offerta estero della Rai, ha assicurato in collegamento streaming che questo filmato raggiungerà i connazionali all’estero attraverso la piattaforma digitale di Rai Italia, ma Rai Cultura e Rai News contribuiranno ugualmente alla diffusione. Il deputato Salvatore Deidda ha stigmatizzato coloro i quali si sono astenuti quando si è votato alla Camera per l’istituzione del Museo del Ricordo, mentre la vicepresidente italiana della Regione Istriana Jessica Acquavita ha evidenziato l’importanza della cultura per trasmettere questi messaggi ed ha ribadito rivolgendosi ai numerosi esuli presenti che «l’Istria è la terra dei padri vostri e nostri». Maurizio Tremul (Presidente dell’Unione Italiana) ha sottolineato l’importanza delle connessioni, mentre Renzo Codarin (Presidente di FederEsuli) ha ribadito l’intenzione delle associazioni dell’esodo a collaborare con le istituzioni nello spirito della Legge 92/2004 istitutiva del Giorno del Ricordo.

Madrina di questa proiezione è stata l’attrice e performer Isabelle Adriani, la quale ha collaborato al docufilm aggiungendo il suo fischio melodico alla colonna sonora composta da Pinuccio Pirazzoli: «Anche nella mia vita c’è una storia di separazione e di abbandono, mi sono commossa sentendo le testimonianze degli esuli che appaiono nel filmato ed ho ammirato il coraggio, la forza e la determinazione che hanno dimostrato». Apprezzamento per Ritorno alla terra dei padri è stato espresso pure da Giuseppe Giannotti (Vicedirettore di Rai Cultura) e prima della proiezione Alessandra Sesto (Società Umanitaria) ha raccolto ancora le emozioni e le suggestioni del regista Igor Biddau.

Ed ecco finalmente la proiezione, che ha portato nel cinema all’aperto allestito lungo la via principale di Fertilia mezzo paese. Spezzoni di ricostruzione storica, riprese del viaggio con momenti intimistici e testimonianze di esuli di prima e seconda generazione giunti o vissuti a Fertilia si sono alternati nella descrizione di un viaggio in cui una sirena ha condotto Giulio Marongiu non verso l’oblio bensì alla natia Pola, raggiunta in una splendida giornata di sole un anno fa, con l’accoglienza gioiosa di esuli e italiani autoctoni. L’italianità adriatica che si riunisce e si rafforza.

Lorenzo Salimbeni 

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