L’Impresa dei Mille: anche giuliani e dalmati tra i garibaldini

È Bergamo la città da cui provenne il maggior numero di volontari che presero parte alla spedizione dei Mille, una campagna militare che è alla base dello Stato italiano e che una recente pubblicazione recensita da Il Corriere della Sera di ieri intende riportare alla giusta valorizzazione.

Come in occasione delle Guerre d’indipendenza ci fu un fermento di volontari anche dalle terre giuliane e dalmate. La notizia della spedizione dei Mille suscitò intensi dibattiti nella comunità italiana tra cavouriani (per così dire “legittimisti” e moderati) e garibaldini (rivoluzionari e socialisteggianti): il Comitato segreto “Tergestino” arruolò volontari, sostenne sottoscrizioni promosse oltreconfine, sviluppò iniziative congiunte con i patrioti emigrati in Piemonte ed appoggiò manifestazioni popolari di solidarietà, sfidando censure ed arresti. Numerosi cittadini del Litorale austriaco, di origine piccolo borghese ovvero popolare, tentarono di aggregarsi alle schiere garibaldine, condividendone non solo lo spirito patriottico, ma anche la connotazione fortemente democratica, però l’entusiasmo non era pari alla capacità di muoversi occultamente, sicché scattarono vari arresti, cui seguirono nel 1861 15 condanne.

Nei ranghi delle camicie rosse combatterono comunque nel 1860 ufficiali e soldati giuliano-dalmati:

Giuseppe Caprin (Trieste)

Giorgio Caravà (Tenin – Sebenico)

Costanzo Cattalini (Spalato)

Marziano Ciotti (Gradisca d’Isonzo – Gorizia)

Marco Cossovich (Cattaro)

Rodolfo Donaggio (Trieste)

Francesco Galateo (Cattaro)

Domenico Lovisato (Isola d’Istria)

Enrico Matcovich (Spalato)

Luigi  Milanovich (Cattaro)

Giusto Muratti (Trieste)

Antonio Paolucci delle Roncole (Zara)

Eugenio Popovich (Trieste)

Luigi Seismit Doda (Ragusa di Dalmazia)

Carlo Tivaroni (Zara)

Giacomo Zanghi (Zara)

Particolarmente toccante la vicenda del raguseo Corrado Dobraz: studente all’Università di Padova, morì attraversando a nuoto il Mincio, al tempo frontiera tra il Veneto ancora austriaco e la Lombardia, liberata nel 1859 con la Seconda guerra d’indipendenza, nel tentativo di raggiungere Garibaldi a Genova per arruolarsi. [LS]

Corriere della Sera – 08/01/2024
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