news ballarin

L’intervento di Antonio Ballarin in Senato – 18feb14

 

Pubblichiamo integralmente l’intervento del Rappresentante delle Associazioni degli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati, Antonio Ballarin, pronunciato in apertura della cerimonia del Senato della Repubblica per il Giorno del Ricordo delle Foibe e dell’Esodo Giuliano-Dalmata, il 10 Febbraio 2014.

 

Signor Presidente della Repubblica, Signor Presidente del Senato, Signori Rappresentanti del Parlamento e del Governo, Autorità, Signore e Signori. Miei amati Fratelli italiani, Miei amati Fratelli di Istria, Fiume e Dalmazia,

 

celebriamo oggi il decennale dell’istituzione del Giorno del Ricordo che in quest’Aula ha visto la sua genesi. Una coincidenza di eventi storici nell’ultimo ventennio, con la caduta del Muro di Berlino e la ritrovata unità dell’Europa, ha contribuito a rendere possibile, dieci anni or sono, l’approvazione della legge n. 92 del 30 marzo 2004, al termine di un cammino di maturazione della storiografia nazionale, che ha liberato la nostra vicenda di istriani, fiumani e dalmati dal ghetto di un provincialismo marginale, tanto sentita in ambito locale, a ridosso dei confini orientali, quanto indifferente al resto del Paese. Un nuovo quadro politico, creatosi alla fine degli anni ’80, permise l’attenuarsi di antiche e anacronistiche contrapposizioni ideologiche, favorendo la riscoperta di pagine oscure e dimenticate della storia italiana e delle sofferenze patite da una parte della Nazione, ignorate nei libri di scuola e dalle giovani generazioni (contrapposizioni ideologiche che purtroppo ogni tanto riemergono come nelle azioni ideologicamente violente ed offensive avvenute oggi nella città di Roma).

 

Ignorate al punto che noi giuliano-dalmati ci sentivamo come esclusi dalla storia; come un’appendice fastidiosa da dimenticare e da gettare nel ripostiglio delle cose inutili. Eppure il nostro popolo fu in grado di integrarsi docilmente nel tessuto del Paese, capace di adattarsi all’ambiente imposto, malgrado i terribili disagi materiali e, soprattutto, morali. L’Esodo, patito dalla nostra gente, svuotò un’intera regione e tante città, italiane da sempre. La tragedia delle Foibe e dei campi di concentramento iugoslavi, inghiottì e sterminò tanti nostri cari. L’amputazione della Terra natale dal corpo della Madrepatria lasciò e lascia in molti di noi, una ferita che ancora oggi non si rimargina. La fedeltà alla nostra identità di italiani fu svilita dalla solitudine e dall’indifferenza.

 

Tutto il dolore di un’intera generazione, per cinquant’anni fu, semplicemente, dimenticato.

 

Anni di lavoro paziente e documentato delle nostre Associazioni e dei Centri di ricerca, insieme all’attenzione progressivamente ritrovata di personalità del mondo politico e della società civile, hanno consentito il recupero storico della nostra vicenda.

 

L’accoglienza prestigiosa e preziosa, ai nostri occhi, delle Istituzioni non fa dimenticare l’orrore delle Foibe, lo squallore e l’indigenza dei campi-profughi, il dolore insanabile della nostalgia per la Terra lasciata, lo strazio di quella partenza drammatica e senza ritorno che ogni famiglia istriana, fiumana, dalmata si porta sempre nel cuore.

 

Di molto ancora lo Stato italiano ci è debitore, a cominciare dal riconoscimento di quei diritti umani negati proprio per causa di accordi siglati sulle nostre teste e che hanno imposto il pagamento, con le nostre proprietà private costruite nel corso di generazioni, dei danni dovuti dall’intero Paese alla ex-Jugoslavia.

 

Non abbiamo mai abdicato nei confronti della possibilità di poter vedere riconosciuta una restituzione od un giusto indennizzo economico per quanto perduto, non certo in nome di ottusi revanscismi, ma per il rispetto di una dignità umana che richiede, in molti di noi e con fermezza, il rispetto del sacrifico delle proprie famiglie, compiuto a difesa di un’italianità non compresa, se non da illuminate personalità.

 

Proprio questa richiesta di dignità, genera in noi l’urgenza della costruzione di una prospettiva che sia in grado di testimoniare la Memoria e realizzare azioni a tutela della nostra identità.

 

La costituzione di una Fondazione degli Italiani di Istria, Fiume e Dalmazia – che aiuti e sostenga gli esuli ed i loro discendenti sotto il profilo storico, culturale, politico, giuridico, economico e sociale –, costituisce, a nostro avviso, il miglior strumento a livello nazionale ed internazionale per perseguire l’azione attuata dalle Associazioni degli esuli, proprio in difesa dei loro diritti e delle loro aspirazioni.

 

Il lavoro delle Associazioni e di tutti coloro che riconoscono la natura sui generis del Popolo giuliano-dalmata è orientato all’edificazione di percorsi che leniscano il dolore di una tragedia in chi l’ha vissuta in prima persona e, allo stesso tempo, collochino le storie personali, che costituiscono la storia di una parte di Nazione, nell’alveo di una fruttuosa prospettiva.

 

La strada da noi segnata e non ancora conclusa serva da esempio nell’accoglienza della diversità e nella valorizzazione dell’integrazione delle singole specificità, e sia monito per tutte quelle scelte irragionevoli che, partendo da aberranti ideologie tese alla distruzione dell’altro o del diverso da sé, conducono alla negazione della verità, della bellezza e della giustizia.

 

 Antonio Ballarin

 

 

 

Senato della repubblica, il Presidente Anvgd Ballarin apre con il suo intervento la cerimonia per il Giorno del Ricordo

(foto Silvana Monti)

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.