27 gennaio, Giornata della Memoria. Per onorare la data, la moderatrice, commossa, ricorda il musicista Marcel Tyberg, vissuto ad Albona, perseguitato dagli occupanti tedeschi ed eliminato ad Auschwitz (da un contributo del Dott. Marino Micich).
Si è poi entrati nel vivo della conferenza.
Comincio con un’osservazione. Se si chiedesse ad un nostro associato, non solo ANVGD, ma anche appartenente alle altre associazioni, di descrivere le finalità e l’attività dell’IRCI, Istituto Regionale per la Cultura Istriana, Fiumana e Dalmata, il più delle volte riceveremmo delle risposte imprecise ed incomplete.
In effetti questo istituto, conosciuto forse quasi esclusivamente a Trieste, che svolge un’attività intensissima, non è entrato ancora nel patrimonio culturale degli esuli, per cui se ne parla davvero poco.
Eccezioni si sono avute, menziono quella dell’ANVGD di Bologna, che nel febbraio 2021, per la celebrazione solenne al Comune ed in presenza delle scuole per il GdR, ha trasmesso la testimonianza di Piero Delbello sull’esodo giuliano-dalmata; una testimonianza appassionata, coinvolgente, commovente che ha toccato l’uditorio, per la prima volta on line. Giovedì 27 Delbello ha reso omaggio, con un ricordo personale, al Giorno della Memoria, rammentando un abbraccio fraterno, “in tempi non sospetti” ricevuto spontaneamente da Nathan Wiesenfeld, presidente della Comunità Ebraica di Trieste.
L’IRCI nacque nel 1983 in base ad una Legge Regionale, incominciò un’attività assidua solo verso la fine di quel decennio. Oggi l’Istituto è conosciuto per il “Magazzino 18” e per numerose altre manifestazioni. Il relatore e Direttore dell’Istituto ha iniziato la trattazione quantificando il volume delle masserizie che gli esuli riuscirono a portare con sé e conservate, illudendosi per breve tempo, nei magazzini di competenza dei diversi CRP. Quanti erano i CRP? Un numero compreso fra 110 e 120, stima che si ottiene conteggiando le sedi di maggiore importanza. Gradatamente i magazzini si svuotarono fino a raggiungere la consistenza attuale, ca. 2.000 metri cubi, contro una cifra iniziale di più di 350.000. Gli esuli che si fermarono a Trieste ebbero le loro masserizie ammassate nei magazzini del porto, ridotti col passare degli anni ad uno solo magazzino. Fu questo che Delbello visitò, su incarico dell’allora presidente IRCI Arturo Vigini, allo scopo di decidere il futuro di quegli oggetti abbandonati. Osserva Delbello che quel magazzino era talmente pieno, che l’accesso e la visita erano quasi impossibili. Ricorda che nel 1978 era stato emanato l’ultimo appello della Prefettura di Trieste ai legittimi proprietari di prendere possesso dei propri beni: ma alla richiesta avevano risposto ben pochi.
Trascorsi dieci anni, il problema di quelle masserizie oramai diventate “res nullius” si era presentato all’Irci: Presidente e Direttore decisero che quei beni dovevano essere preservati.
Il lavoro di recupero e catalogazione fu affrontato con grande impegno dal Direttore e dai volontari che lo aiutavano. Nel contatto diretto con quei cimeli, Delbello si immedesimò in essi, rivivendo la vita che essi evocavano. Anche nella conferenza, a questo punto, il relatore si è lasciato trasportare dai ricordi, la sua esposizione, nella sua intensità, ha avuto la forza dell’omelia di un predicatore capace di attirare alla funzione domenicale anche i fedeli più tiepidi.
Ha incominciato a narrare la storia del decennio del 1940 di Trieste, di Pola, dell’Istria, di Gorizia, la strage di Vergarolla. Ha considerato come fondamentale la data che vide nascere lo spettacolo di Cristicchi (era il 2013 o il 2014, ricorda il relatore), rappresentato inizialmente a Trieste e replicato in innumerevoli città e cittadine dello stivale. Con quello spettacolo il Magazzino 18 prese vita, iniziò l’andirivieni delle scuole con le visite di alunni e professori, quasi in pellegrinaggio, che si recavano a visitare il luogo che racchiudeva in sé la storia di un esodo.
Nel pieno della conferenza, mentre le parole di Delbello salivano di pathos, salivano anche gli ascolti, in diretta. Nei commenti i singoli esprimevano l’entusiasmo di aver partecipato alla prima di Magazzino 18 a Trieste, o ad una delle sue repliche, in piena commozione ed empatia con le parole del relatore.
In un rapido susseguirsi, Delbello affrontava gli avvenimenti che avevano segnato la sorte dell’Istria e le sofferenze di Trieste e Gorizia, il dramma dell’abbandono e le sue motivazioni, l’esodo e la sistemazione nei campi profughi, o presso parenti ed amici. Il fatto storico era rivissuto con gli accenti di un infervorato oratore, che affascina e tiene legato a sé l’uditorio. Non sono mancati accenti di grande compassione per chi non è riuscito a superare il distacco, finendo tragicamente la propria vita.
Questo fiume di emozioni, evocato da quell’ammasso di mobili ed effetti personali, oramai divenuto museo -l’unico al mondo di questo genere- rappresenta il giusto orgoglio di una persona che ha dedicato ad essi gran parte della propria vita.
Claudio Fragiacomo
P.S.: in calce a questo mio scritto, voglio segnalare il libro di Roberto Spazzali “Pola. Città perduta. L’agonia, l’esodo (1945-47)”, con nuovi contributi, edito dall’IRCI, pure citato dal relatore.