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L’Istituto De Agostini riporta l’italiano sulle carte dell’istria

da "La Voce del Popolo" del 18 settembre 2007

 

FIUME – La diversità culturale e linguistica rappresenta non soltanto una ricchezza, bensì il vero vantaggio competitivo delle realtà territoriali, uno strumento che contribuisce alla crescita sociale, culturale, economica. È questa la riflessione di fondo dalla quale muovono gli interventi tesi a dare forme concrete al lavoro messo in atto per valorizzare le diversità ovvero le peculiarità delle aree contraddistinte dalla multiculturalità e dal multilinguismo. Interventi da sempre promossi dai rappresenti delle Comunità nazionali in generale e in particolare degli esponenti della Comunità Nazionale Italiana in Croazia e Slovenia e che di recente trovano sempre più sostegno sia nelle istanze nazionali sia in quelle europee impegnate nella promozione di tutte le lingue e quindi anche di quelle regionali e minoritarie.
Una cornice questa che conferma quanto la “convivenza” delle diverse componenti sia un valore aggiunto che con sempre maggiore frequenza trova sostenitori. In questo senso anche l’intervento dell’on. Carlo Giovanardi (UDC) che nei giorni scorsi ha scritto all’Istituto geografico De Agostini di Novara per indicare la sua sorpresa nell’apprendere che, per quanto concerne la viabilità relativa all’Istria slovena e croata le località “sono indicate soltanto in lingua slovena e croata, senza nessun riferimento alla loro denominazione italiana”. Il riferimento stando a quanto si legge nella lettera sottoscritta dall’ex ministro per i Rapporti con il Parlamento, è all’edizione 2007 dell’Atlante stradale Italia, nella Tavola numero 12 riguardante la zona di Trieste in cui appunto viene riportata anche la viabilità di parte dell’Istria, le cui località vengono appunto indicate soltanto con i nomi sloveni, rispettivamente croati, nonostante “la minoranza di lingua italiana sia riuscita ad ottenere il diritto ad una toponomastica bilingue nei cartelli stradali, oltre che all’uso della nostra lingua negli atti pubblici”. Una situazione che l’on. Giovanardi definisce “una omissione evidentemente non voluta e facilmente rimediabile in una prossima edizione”.
Un osservazione questa immediatamente raccolta dall’amministratore delegato dell’Istituto Geografico De Agostini, Gian Luca Pulvirenti che nella sua risposta alla segnalazione di Carlo Giovanardi rileva come “ogni osservazione offre l’occasione per compiere ulteriori e sempre utili riflessioni sullo svolgimento dell’attività” dell’Istituto Geografico per il quale “un valore imprescindibile dei prodotti risiede nell’esposizione obiettiva dei temi, siano essi dati o rappresentazioni di territori, svincolata da interpretazioni”.
Nel dettaglio, per quanto concerne la Tavola dell’Atlante d’Italia comprendente parte del territorio sloveno e croato, e in cui “tutti i nomi sono in forma locale senza perciò la segnalazione di bilinguismi né traduzioni”, da quanto si legge nel testo sottoscritto da Pulvirenti, emerge che la posizione dell’editore in merito è quella derivante dalla prassi adottata a livello internazionale per le pubblicazioni della cartografia stradale che pone come criterio il solo inserimento “della toponomastica in forma locale, perché è quella che l’utente troverà percorrendo la rete di viabilità nei vari Paesi”.
Sempre in tema di toponomastica ufficiale in Croazia e Slovenia dalla De Agostini aggiungono però che “un caso particolare è rappresentato per la casa editrice dalla cartografia stradale di maggior dettaglio dell’Italia in scala 1:200.000 e dai suoi derivati dove, analogamente all’atlante citato, una limitata porzione di Slovenia e Croazia entra nella rappresentazione. La prima creazione di questa base, quando cioè anche tutta la toponomastica venne redatta – osserva Pulvirenti – data all’incirca agli anni ’60. Sebbene da allora ad oggi la situazione ufficiale nei suddetti Paesi sia cambiata, si è scelto di non rimuovere le traduzioni già presenti, in considerazione delle vicende storiche lì accadute e trattandosi, di fatto, di un valore ulteriore di questa cartografia già di grande dettaglio”. “Prescindendo comunque dalle politiche editoriali del singolo editore – così ancora nella risposta trasmessa all’on. Giovanardi – per chi si occupa di cartografia è consuetudine imbattersi in cambiamenti che, pur se sanciti in modo ufficiale, subiscono spesso modifiche anche in tempi brevi. Per questa ragione – rileva Pulvirenti – solitamente si tende a dare conto dei mutamenti soltanto quando gli stessi risultino consolidati. Vi sono naturalmente – aggiunge – casi molto differenti: l’istituzione di un nuovo Stato è sempre tempestivamente riportata, viceversa per il generale cambio di toponomastica che un Paese potrebbe voler adottare, generalmente si attende qualche tempo prima dell’inserimento nelle mappe proprio per consentire che gli adeguamenti successivi contribuiscano a definire in modo preciso i contorni dell’intervento”. Sarebbe appunto questo il caso dei nomi nella Regione Istriana, nonché dei toponimi sloveni. Di conseguenza è stato accertato che nell’aprile del 2003 lo Statuto della Regione Istriana ha sancito nell’art. 6 che nel territorio conteale la lingua croata e quella italiana sono equiparate nell’uso ufficiale. Pertanto il bilinguismo vige nelle località di Valle, Buie, Verteneglio, Fasana, Grisignana, Castellier-Santa Domenica, Lisignano, Montona, Cittanova, Portole, Parenzo, Pola, Rovigno, Umago, Visignano, Visinada e Dignano; nonché – per quanto concerne la Slovenia i tre toponimi bilingui sono quelli di Capodistria, Isola e Pirano. In tal senso dall’Istituto Geografico De Agostini hanno rilevato che sarà loro premura “in occasione delle nuove edizioni di carte e atlanti stradali, per quei nomi tra quelli sopra riportati, che dovessero comparire nella scala di rappresentazione scelta, adottare la nuova forma di toponomastica ufficiale in vigore dal 2003”. (chb)

 

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