Esiste un’ampia letteratura sull’azione del governo italiano nel corso della Conferenza di pace che portò alla firma del Trattato di pace del 10 febbraio 1947. Sul ruolo del Comitato di liberazione nazionale dell’Istria ha scritto Andrea Vezzà nel suo volumetto Il Cln dell’Istria, pubblicato dall’Associazione delle comunità istriane (la presentazione oggi, alle 17.30, al Museo della civiltà istriana): ripercorre la vita dell’organo politico che dal gennaio 1946 si impegnò nella difesa degli interessi tanto degli istriani già allora esuli, quanto dei conterranei che ancora cercavano di resistere alle forti pressioni della propaganda filo jugoslava. Pochi, nel resto d’Italia, sanno che un Comitato di liberazione nazionale, formato da tutti i partiti italiani democratici (con l’esclusione del solo Partito comunista), si formò a Trieste, affiancando il Cln giuliano.
In particolare, l’azione politica si consumò nella strenua quanto vana difesa della proposta di plebiscito per i territori contesi tra Italia e Jugoslavia. Plebiscito che non era voluto da chi temeva che il voto potesse essere manipolato, ma era invece sostenuto dagli esponenti istriani nella speranza di salvare almeno un pezzetto dell’Istria. Ma come ricostruisce Andrea Vezzà dai verbali del Cln dell’Istria e dalla documentazione dell’Irci, si comprende perché la proposta stessa di plebiscito fallì: non era praticabile non solo per il concomitante accordo Gruber-De Gasperi sull’Alto Adige, ma per altre due questioni: la concessione dello statuto di autonomia alla Sicilia, ben prima che fosse scritta la Costituzione italiana, per frenare la deriva separatista, e le pretese annessioniste francesi su un ampio territorio tra Liguria e Piemonte.
La disponibilità per un plebiscito avrebbe creato un precedente irrimediabile per le sorti dell’unità territoriale italiana. E nemmeno Tito lo voleva, tantomeno le Potenze. Così il Cln dell’Istria perse la sua battaglia diventando agenzia politica per garantire gli aiuti agli esuli a Trieste e, segretamente, a coloro che ancora risiedevano nella Zona B del Territorio libero. La sua storia si concluderà nel 1966. Del libro e del Cln dell’Istria se ne parlerà alla presenza dell’autore e di Giorgio Cesare, uno degli ultimi esponenti del Cln, in collaborazione con l’Irci e le Associazioni delle comunità istriane che hanno raccolto l’eredità morale del Cln dell’Istria.
Roberto Spazzali
“Il Piccolo” 14 febbraio 2013