A poco a poco l’interesse per le proprie origini è diventato hobby e financo passione. Sergio Sergas da 40 anni dedica molto del suo tempo a scoprire l’Istria del passato, ne ricerca oggetti di uso comune, ritrova libri e altre pubblicazioni in ogni dove e conserva le “reliquie” nella sua casa di Sergassi, eredità dei suoi avi, rimessa a posto secondo standard di moderna comodità.
La casa di Sergassi era alla confluenza di due strade: quella più vecchia – sorta su un tracciato forse romano -, che attraversa l’Istria degli ancoraggi utili alle flotte commerciali dell’Impero, e quella della Savrinia, che portava lavoratori e donne dedite al piccolo commercio dalla zona sottostante il ciglione della Vena e il mare con i suoi borghi. La famiglia di Sergio e del fratello Bruno (che partecipa alla ricerca documentale) aveva un posto di ristoro. Adesso la costruzione è un museo di utensili del tempo che fu, tutti funzionanti: terraglie e contenitori di rame, mobili e capi d’abbigliamento. Tutto recuperato e restaurato a regola d’arte. Materiali degni di esposizione. Infatti senza i carri, gli utensili in pietra e quelli in legno, il museo della Civiltà istriana di via Torino sarebbe nudo. Per acquisire altri oggetti che Sergas conserva in Istria, per poter usufruire dei documenti filmati assemblati da lui (che mostrano com’erano adoperati gli utensili, dove furono fatti e come), il museo dovrebbe avere una dotazione di denari che non ha. Cosa serve una Ferrari Testarossa se non ci sono i soldi per la benzina?
A Trieste c’è una minima parte delle migliaia di pezzi che riempiono la casa di Sergassi, sopra Capodistria, una sella che guarda la vallata della Dragogna. Pialle per bottai e per mobili, forgie per ferro, tenaglie, pinze, incudini, asce per travature, seghe di ogni tipo e per gli usi più disparati, terraglie da cantina e da cucina, per la conservazione degli alimenti, pentolame in rame, contenitori in legno di fattura antica e più recente. E poi ancora libri e pubblicazioni di storia, folklore, usi civici e pastorali, fiabe e leggende di ogni dove di questa terra così variegata e abitata da genti stanziali e di passaggio.
«Sono oggetti offerti da paesani, da anziani che ho scovato nelle mie peregrinazioni per l’Istria – racconta Sergio Sergas, viso abbronzato con barba e capelli bianchi, ieratico -. Oggetti che poi ho rimesso in funzione combattendo la ruggine per gli oggetti ferrosi, l’ossido per il rame, il tarlo per i legni. Ho conosciuto tanta gente, sentito molte frasi importanti e scattato foto e video a migliaia. Adesso devo sistemare le immagini per far capire come funzionavano gli attrezzi. Interessanti i video sui manzi dell’Istria».
Sergas è un’enciclopedia dell’Istria che, opera ancora aperta come Wikipedia, non si ferma e gira ogni settimana per raduni, sagre, feste patronali. Raccoglie ancora materiali da amici e conoscenti, addirittura rovistando tra discariche. Per recuperare con amore un segno dell’Istria che fu nei secoli.
Bruno Lubis
“Il Piccolo” 5 novembre 2011