Dopo una parentesi in politica – è stato membro italiano della Dieta democratica istriana e del Partito Socialdemocratico, ma anche vicesindaco del Comune di Lisignano – oggi Paolo Demarin, sissanese, si occupa soprattutto dei suoi connazionali e dei loro interessi. Lo ha fatto anche nel passato ricoprendo, poco più che ventenne, la carica di presidente della CI di Sissano dal 2006 al 2010 e ritenendo la Comunità “la sua seconda casa”. Oggi è al suo secondo mandato di presidente dell’Assemblea dell’Unione Italiana (UI) e al terzo di presidente della Comunità degli italiani di Sissano.
Come è stato il suo primo mandato di presidente della CI di Sissano?
– È stato un mandato esplorativo, per conoscere a fondo tutto il mondo della Comunità nazionale italiana. Non capivo molto bene alcuni equilibri, anche politici per così dire, perchè non avevo nessuna esperienza, ma avevo molta voglia di fare. Credevo che una persona, anche da sola, può cambiare il mondo, può migliorare con il proprio lavoro alcuni aspetti della collettività di un posto. Tutto questo è stato per me quasi una scuola sia dal punto di vista professionale, sia da quello umano.
Ha raggiunto dei traguardi in questo mandato?
– Devo sottolineare che le persone che mi hanno preceduto mi hanno consegnato una Comunità sana, viva, un cuore pulsante di Sissano. È anche grazie alla loro esperienza che abbiamo fatto degli importanti passi avanti. Non posso non ricordare che in quegli anni abbiamo fondato il folclore, abbiamo terminato i lavori di ristrutturazione della sede attuale, siamo riusciti ad aprire altre sezioni come i minicantanti, la filodrammatica e il corso di fisarmonica. Ma, l’attività che a me piace definire “l’ambasciatore della CI di Sissano” e che ha mantenuto viva la Comunità anche in momenti di sofferenza di presenze di attivisti è il coro misto. A mio parere al coro va il più grande riconoscimento per quel che riguarda l’attività dei sissanesi all’interno della Comunità.
In questo periodo è nato anche il Festival dell’istrioto che oggi è una delle più importanti manifestazioni all’interno della CNI della Regione istriana. Quale significato ha per lei l’istrioto?
– L’istrioto rappresenta la radice più profonda della nostra identità. Mi piace definire l’istrioto la lingua dell’anima. È in realtà la parte più profonda dell’essere italiani in Istria. È il testimone della nostra secolare presenza sul territorio istriano. La componente italiana in Istria è una componente autoctona e l’autoctonia viene dimostrata anche attraverso le nostre parlate. È una testimonianza tangibile della nostra cultura.
Quindi il Festival dell’istrioto nasce con lo scopo di mantenere questa autoctonia?
– Il Festival dell’istrioto nasce per più motivi. Per raggruppare le sei località parlanti l’istrioto e creare un collegamento tra di loro. Nasce per dare modo alle sei località di scambiare l’esperienza che hanno nella tutela e valorizzazione del proprio idioma. Con il festival non possiamo salvare l’istrioto, ma – e questo è l’intento principale del festival – possiamo entrare nelle coscienze dei nostri connazionali che ancora lo parlano, per far capire l’importanza del fatto che lo parlino e renderli fieri di questo. L’intento del festival non è ricordare l’istrioto come parte di una nostra storia bensì parlare dell’istrioto come una realtà e uno stato di fatto attuale. Nel passato, a volte, i nostri connazionali parlanti l’istrioto venivano quasi derisi e spesso si vergognavano a parlarlo. Ora, a testa alta, lo usano e dicono di parlarlo.
E non se ne vergognano.
– Si, non c’è più quella vergogna. Sarà anche un’esagerazione, ma in dieci anni abbiamo etichettato tutta Sissano di qualcosa che riconduce all’istrioto, come il benvenuto in sissanese all’ingresso del paese o tutta la toponomastica in sissanese. Quindi, c’è una visibilità dell’istrioto che forse non cambierà la posizione dei suoi parlanti all’interno delle famiglie però aprirà le coscienze di quelle persone che ancora lo conoscono e in questo modo lo tramanderanno ai loro figli.
C’è un motivo per cui, come è risaputo, l’istrioto è ancora molto vivo a Sissano, Gallesano e Valle?
– All’interno dell’autoctonia della CNI, secondo me, vive un’autoctonia ancora più ristretta. La presenza dell’istroveneto oppure, per le ultime generazioni, della lingua italiana non è stata molto presente a Sissano e questo ha aiutato il mantenimento del dialetto autoctono.
Qualche novità per la prossima edizione del festival?
– Ci sarà il riconoscimento formale dell’istrioto da parte della Repubblica di Croazia, e non solo. Sono stato invitato a collaborare per il riconoscimento dell’istrioto a livello europeo.
C’è ancora qualcosa che manca nella CI di Sissano?
– La realizzazione di un asilo in lingua italiana. Un progetto avviato ancora nel 2007 e che al termine del mio primo mandato, nel 2010, anno in cui mi sono ritirato dalla CI di Sissano per due mandati, è rimasto un sogno nel cassetto, mio e di tutti i sissanesi. Senza l’asilo italiano l’italianità di Sissano è messa a repentaglio. Viene a mancare quella catena che ci deve essere tra le famiglie e le istituzioni.
– Per il fatto che nel frattempo ho ricoperto per due mandati l’incarico di vicesindaco del Comune di Lisignano. Quindi, per non sdoppiare i ruoli e per non mettere a rischio la stessa immagine della Comunità ho deciso di dedicarmi a questo incarico, ma ho sempre appoggiato la Comunità e sono stato partecipe anche come membro dell’Assemblea.
È stato membro del Partito Socialdemocratico. Lo è ancora?
– Ero membro del partito della Dieta democratica istriana e del Partito Socialdemocratico. In entrambi i partiti sono stato membro italiano e ho messo sempre al primo posto gli interessi della CNI. Per questo motivo ho iniziato a fare politica. Adesso non sono membro di nessun partito politico e non penso di diventarlo in futuro. Posso appoggiare un’idea politica, ma senza farmi tessere. Rimango italiano apartitico. Mi occupo di politica, ma come italiano.
La politica incide sull’operato di una Comunità degli italiani?
– Secondo il mio punto di vista le Comunità intese come associazioni che rappresentano la Comunità nazionale italiana e gli italiani del territorio hanno bisogno di interloquire con la politica locale, regionale e anche a livelli più alti perchè è l’unico modo con il quale è possibile realizzare quelli che sono gli interessi primari della Comunità nazionale italiana. Parliamo di diritti, di bilinguismo, vedersi riconosciuti alcuni status particolari. Di conseguenza le Comunità non possono essere dei centri ghettizzati chiusi della vita politica, ma anche della vita sociale in generale. Tuttavia, il tema della politica va affrontato in un modo molto aperto e, a volte, scendere a dei compromessi.
Parliamo del suo contributo nell’Unione Italiana. Questo è il suo secondo mandato come presidente dell’Assemblea.
– Dopo diversi anni da consigliere e due mandati di vicepresidente sono stato eletto presidente dell’Assemblea. In un ambito un pò diverso rispetto a quello di una volta quando allo stesso tempo si ricopriva sia la carica di presidente dell’Assemblea, sia la carica di presidente dell’Unione Italiana. In un certo momento l’Unione ha fatto una riforma e ha diviso la rappresentanza in un presidente dell’Assemblea e un presidente dell’Unione. Quindi, la mia carica è un pò ridotta in termini di rappresentanza. Rappresento l’Assemblea, ma non rappresento l’Unione Italiana nel suo complessivo, anche se l’Assemblea è il massimo organo rappresentativo.
Come presidente dell’Assemblea dell’UI non crede anche la stessa Assemblea dovrebbe avere qualche iniziativa, e non essere solo un organo che si esprime sulle proposte e le idee della Giunta esecutiva?
– Negli ultimi 30 anni l’Assemblea ha perso molto di quello che erano le prerogative iniziali dell’Assemblea degli anni ’90. C’era una maggiore possibilità di esprimere e di indirizzare la politica dell’Unione stessa e della CNI. Fatto che si è un pò perso anche con la stessa riforma dell’Unione. C’è il presidente dell’Unione che si è un attimo staccato dall’Assemblea, anche se risponde sia all’Assemblea, sia alla Giunta. Quest’ultima è rimasta in quel concetto di amministratore e di esecutore delle programmazioni. In quest’ultimo mandato c’è stato un certo risveglio per riformulare nuovamente lo Statuto, rivedere le competenze e le elezioni.
Quindi c’è la possibilità di un cambiamento?
– Abbiamo (Assemblea n.d.a.) fatto l’errore di intraprendere questo cammino di riforma troppo tardi, ovvero alle porte delle elezioni dell’anno scorso e quindi non è andato a buon fine. Tutto sommato l’Assemblea ha ancora oggi in mano i meccanismi per definire la politica della CNI. Non è che è stata completamente spogliata da tutto. È stata spogliata dalla rappresentanza. Trova una risposta positiva il fatto che parte della rappresentanza oggi è eletta direttamente da tutti i connazionali. Non dimentichiamo che l’Assemblea nel suo insieme rispecchia tutto il territorio e tutti i connazionali e la loro volontà. In questo inizio mandato vedo che l’Assemblea è matura per riprendere i temi importanti per la CNI.
Quali sono questi temi?
– Il problema principale della CNI è sicuramente il mondo della scuola. Questo sarà uno dei temi che affronteremo a “libero pensiero” per capire quali politiche attuare. Un altro aspetto decisionale sarà anche quello di richiedere una legge di interesse permanente da parte dell’Italia nei confronti della CNI. Questa è una battaglia che facciamo da oltre 30 anni, però dobbiamo trovare un meccanismo equo e sicuro per la nostra CNI.
Per Furio Radin questo potrebbe essere l’ultimo mandato al Sabor croato. Se è vero si sta già parlando all’interno dell’Unione Italiana di un suo possibile successore?
– Devo dire che in Furio Radin riconosco un’abilità politica. Ha ricoperto ruoli importanti all’interno dell’UI. Ha difeso sempre la nostra organizzazione, l’UI e le Comunità. Ultimamente ha assicurato dei mezzi finanziari che, dobbiamo dircela apertamente, derivano anche dal fatto che il nostro deputato appoggia il governo attuale. Se questo è il suo ultimo mandato, però, non lo so e non si stanno facendo nomi sui possibili candidati. Se lo è auspico che l’Assemblea dell’UI possa dire la sua (proporre un candidato n.d.a.). Se siamo orgogliosi del fatto che abbiamo anche un’autonomia “politica” allora lo dobbiamo dimostrare all’interno dell’Assemblea. Questo è il luogo giusto dove far sentire il pensiero generale della CNI.
Deciderà allora l’Assemblea?
– L’Assemblea da sola non può decidere, ma può discuterne. E già una discussione all’interno dell’UI è una buona cosa. L’Assemblea può decidere di dare appoggio a due-tre candidati che a loro volta verranno presentati a tutti i connazionali. Non parlarne secondo me è quasi una mancanza di rispetto per quello che siamo chiamati a fare.
Avrà seguito quello che Istra24 ha scritto in merito al posto di lavoro di referente per la tutela e la valorizzazione dell’istroveneto indetto dall’UI e poi assegnato a Tamara Brussich. Si sarà fatto un’opinione?
– L’Unione Italiana nella sua programmazione ha, come per l’istrioto, anche una programmazione per l’istroveneto. La struttura organizzativa è diversa anche perchè non si può paragonare l’istrioto con l’istroveneto. Negli ultimi due-tre anni l’UI ha definito nelle sue programmazioni un’ulteriore rafforzamento per quanto riguarda la tutela e la valorizzazione dell’istroveneto e ha previsto dei mezzi finanziari che per la maggior parte derivano dal Governo croato. Anche la Regione istriana, che comunque già da trent’anni ha nel proprio Statuto la valorizzazione sia dell’istrioto, sia dell’istroveneto, ha contribuito con dei mezzi finanziari che danno all’UI un’ampia possibilità di utilizzo. Va precisato che questi mezzi finanziari non sono stati finalizzati per stipendiare nessuno. Se l’Unione ritiene di usare questi mezzi anche per finanziare qualcuno che si occupa della tutela dell’istroveneto lo può fare.
Ad una riunione dell’Assemblea il consigliere Valmer Cusma ha risollevato la questione dell’assunzione di Brussich. Cosa gli è stato risposto? Come presidente dell’Assemblea qual è la sua valutazione?
– L’Assemblea non si occupa direttamente di attività operative dell’UI, ma approva i programmi e i piani. Si, io ho diritto (come presidente dell’Assemblea n.d.a.), e questo nessuno me lo può vietare, di verificare tutto quello che riguarda la programmazione dell’UI, ma non posso permettermi di entrare nelle competenze della Giunta esecutiva. Posso permettermi di verificare se la Giunta in un dato momento si sta attenendo a quanto previsto dai programmi dell’Assemblea, come i piani finanziari. La Giunta nella sua programmazione ha approvato questa attività rivolta alla tutela dell’istroveneto e, all’interno di quelle che sono le sue competenze, ha deciso di avere un coordinatore. C’è stato un bando di concorso pubblico, che tra l’altro noi come organizzazione non siamo obbligati a fare. É una volontà nostra, una posizione interna. In realtà c’è un regolamento sui posti di lavoro all’interno dell’UI che in qualche modo dice che il bando va fatto, ma non c’è una norma di legge che ci obbliga a farlo. Il presidente della Giunta (Marin Corva n.d.a.) ha dato delle risposte al consigliere Cusma, mi sembra anche, in forma scritta. Poi non se ne è più parlato nè all’interno dell’Assemblea nè all’interno di altri organi dell’UI.
Allora perchè è stato fatto questo bando di concorso visto che non c’è alcun obbligo?
– Per una questione di maggior trasparenza.
Non è stato fatto proforma?
– Questa è una domanda che va fatta al presidente della Giunta esecutiva. Io posso avere dei pareri personali. L’istroveneto ha un coordinatore, l’istrioto no e neanche lo vogliamo. Avere un coordinatore porterebbe ad una discrepanza tra tutte quelle persone che fanno tanto volontariato a scapito di un’unica persona. Si, sono stati aumentati i mezzi finanziari per il Festival dell’istrioto, ma anche perchè di anno in anno stiamo crescendo.
Mi sta in qualche modo dicendo che questo posto di lavoro non sia necessario?
– Noi, a differenza dell’istroveneto, e non entro nel concetto di come è strutturata l’organizzazione della produzione, in questo momento abbiamo un altro tipo di strutturazione. Per ogni Comunità inclusa nell’organizzazione del Festival dell’istrioto ci sono due persone. L’istroveneto è un concetto diverso siccome copre tutto il territorio dell’Istria e forse c’è un maggiore bisogno di coordinamento tra tutti gli enti. Non possiamo mettere alla pari le due cose. Il Festival dell’istroveneto è gestito dall’UI, mentre quello dell’istrioto dalle sei Comunità. Anche se, e lo ripeto sempre, ogni Comunità degli italiani dovrebbe avere la possibilità di avere un impiegato amministrativo. Oggi è inconcepibile portare avanti una Comunità con presidenti che hanno il proprio lavoro e che alla sera corrono a verificare se sono stati fatti i rendiconti o a farli loro stessi. Non è uno scherzo portare avanti una Comunità. La responsabilità è enorme. Noi lavoriamo con soldi pubblici, e qui non si scherza.
Intervista di Donatella Leonardelli a Paolo Demarin
Fonte: Istra24 – 09/03/2023