Un anno fa salpava da Alghero la barca Klizia per compiere a ritroso la rotta che nella primavera 1948 portò 53 famiglie istriane a bordo di 13 pescherecci da Chioggia a Fertilia, città di fondazione rimasta incompleta, ma identificata da Don Dapiran, parroco di Orsera ed esule, come il luogo ideale per iniziare una nuova vita. Quel viaggio terminò a Pola, con lo sbarco davanti all’arena di Giulio Marongiu, andato via esule da bambino dal capoluogo istriano e mai più ritornato nella sua città natale.
Un viaggio simbolico, nella storia e nell’identità del popolo giuliano-dalmata, un ricongiungimento che ben rappresenta il percorso di avvicinamento e di collaborazione tra esuli istriani, fiumani e dalmati e istituzioni della comunità italiana autoctona. Oggi a Fertilia questo percorso, che ha come punto di riferimento un protocollo sottoscritto all’Istituto Italiano di Cultura di Zagabria tre anni fa tra Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati ed Unione Italiana, ha compiuto un altro passo avanti grazie ad una tavola rotonda che ha riunito i principali rappresentanti dell’italianità adriatica.
Roberto Ciambetti, Presidente del Consiglio regionale del Veneto, ha voluto portare un messaggio di saluto complimentandosi per la buona riuscita dell’evento “Un futuro senza confini. Uniti verso un nuovo protocollo di Zagabria” che ha raccolto così tante personalità.
Tale appuntamento si è inserito nella cornice più ampia della rassegna culturale “Fertilia città di fondazione. Tra memoria e rigenerazione” che ha come simbolo il ponte romano che collegava Fertilia ad Alghero e l’assessore comunale alla tutela e valorizzazione ambientale di Alghero Raniero Selva ha rilevato che in effetti Fertilia è una città che getta ponti e crea collegamenti, «è una città di fondazione che unisce».
Il Presidente di FederEsuli Renzo Codarin ha evidenziato con soddisfazione che le associazioni del mondo dell’esodo hanno stabilito rapporti di collaborazione costanti con gli enti locali, le scuole e le istituzioni nazionali, dal Quirinale al Ministero dell’Istruzione e del Merito passando per Il Ministero degli Esteri: «Tanti esuli di prima generazione non ci sono più per vedere che finalmente l’Italia conosce la loro tragedia. Adesso non solo tante scuole italiane vengono a Trieste e in Istria per vedere i luoghi della storia, ma sempre più scuole italiane dell’Istria vengono in Italia e vogliono conoscere anche loro la nostra storia»
Giuseppe de Vergottini è il Presidente onorario di FederEsuli ed ha evidenziato i progressi della sinergia stretta con l’Unione Italiana: «Dobbiamo valorizzare il passato in maniera dinamica e unire la conoscenza, la coscienza e la sensibilità del mondo dell’esodo con la prospettiva di chi è rimasto in quel territorio perchè siamo un’unità unica» In nome di questa unità Federazione ed UI hanno presentato ciascuna un progetto per l’individuazione e adeguata segnalazione delle foibe e delle sepolture delle vittime delle stragi titine: «Stiamo lavorando in parallelo per colmare la lacuna rappresentata dal fatto che esistono accordi internazionali tra Italia, Slovenia e Croazia per le esumazioni delle vittime militari che esclude i civili. Questioni di politica locale e diffidenza ci hanno rallentato, ma stiamo andando avanti» De Vergottini ha quindi espresso riconoscenza per il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, il quale è stato il primo a dare credito al progetto delle associazioni degli esuli di realizzare una mostra temporanea sull’Esodo all’interno del Vittoriano.
«Siamo un unico popolo che la storia ha diviso: nel dopoguerra ci voleva coraggio per partire verso l’ignoto e coraggio per restare a vivere sotto una dittatura. Restando abbiamo dato continuità alla presenza dell’italianità nell’Adriatico orientale, anche se oggi diffusa a macchia di leopardo» ha quindi dichiarato Maurizio Tremul, Presidente dell’Unione Italiana. Egli ha poi ricordato che, una volta sciolta l’Unione degli Italiani dell’Istria e di Fiume che era un organo del Partito comunista jugoslavo, la nuova Unione Italiana è nata nell’estate 1991 e già poche settimane dopo a Cittanova d’Istria veniva stretta una convenzione con FederEsuli che poi ha stentato a realizzarsi a causa dello scoppio delle guerre nella ex Jugoslavia. «Sarebbe importante realizzare una commemorazione congiunta del Giorno del Ricordo e della Giornata europea delle Vittime dei Totalitarismi – ha proseguito Tremul – mentre stiamo procedendo con la realizzazione di un museo dell’esodo a Capodistria grazie ad un finanziamento europeo, con il progetto della mappatura dei luoghi delle stragi delle foibe, con la realizzazione del museo digitale dell’esodo insieme al Centro di Documentazione Multimediale della Cultura giuliana, istriana, fiumana e dalmata e con l’allestimento di un portale che raccolga le iniziative delle associazioni degli esuli e delle comunità degli italiani»
Franco Papetti, Presidente dell’Associazione Fiumani Italiani nel Mondo – Libero Comune di Fiume in Esilio, ha ripercorso la sua storia familiare con la scelta dell’esodo dopo un tentativo di restare a Fiume frustrato dalla politica autoritaria del regime comunista jugoslavo che reprimeva le manifestazioni di italianità. «Nonostante tutto ciò che è successo, noi siamo un popolo solo e già nel 1991 i fiumani dell’esodo presero contatto col sindaco di Fiume nel contesto della Croazia indipendente. Il nostro futuro è lì dove si parla il nostro dialetto e ci sono i nostri morti – ha ribadito Papetti – A gennaio 2023 abbiamo celebrato l’entrata della Croazia nell’Area Schengen con un convegno a Fiume cui sono intervenuti pure i sindaci di Trieste e Gorizia, adesso ci impegniamo per pubblicare libri di autori fiumani in edizione bilingue italiano/croato».
In rappresentanza della Giunta Esecutiva dell’Unione Italiana è intervenuto Gaetano Bencich, il quale ha sottolineato l’importanza della persistenza della comunità italiana nell’Adriatico orientale anche per svolgere un lavoro di informazione nelle scuole e presso l’opinione pubblica slovena e croata: «Grazie alla Regione Istriana abbiamo cominciato a muoverci in quest’ottica, arrivando ad una celebrazione istituzionale del Giorno del Ricordo, impensabile 20 anni fa» Grazie a questo lento ma costante lavoro con le istituzioni croate, in alcuni musei regionali si comincia finalmente a parlare dell’esodo, ma ci sono ancora tante diffidenze da affrontare, a partire da quelle del «clero croato che non è ben disposto nei nostri confronti». La proposta per il futuro è quella di mettere in connessione la mostra che verrà allestita al Vittoriano con i musei istriani, con l’obiettivo di realizzare una Casa del Ricordo in Istria.
Mauro Manca, artefice di gran parte delle progettualità che Fertilia sta sprigionando e moderatore dell’incontro, a questo punto ha richiamato tutti i partecipanti ad assumersi la responsabilità di portare avanti ogni giorno con pazienza, sacrificio e determinazione ciò che è stato detto in questa coinvolgente giornata.
Questo clima collaborativo è stato definito “lo spirito di Fertilia” da Antonio Concina, Presidente dell’Associazione Dalmati Italiani nel Mondo – Libero Comune di Zara in Esilio: «Sto sviluppando rapporti con le istituzioni locali dalmate anche se spesso trovo vecchi esuli ancora diffidenti, ma posso capirli pensando alle angherie ed alle violenze che hanno subito. Ho comunque instaurato un buon rapporto con il sindaco di Zara e mi sto dando da fare per aiutare la Comunità degli Italiani di Zara a ricostituirsi dopo un periodo difficile. Voglio poi ringraziare il nuovo ambasciatore italiano a Zagabria, il quale ha subito visitato la Dalmazia, preso contatto con i nostri connazionali e finalmente nominato un corrispondente diplomatico a Zara». Concina ha poi auspicato un più ampio lavoro da parte delle istituzioni italiane all’estero per tutelare l’identità italiana nel mondo. È stato quindi anticipato che l’anno prossimo Klizia compirà di nuovo un ritorno alla terra dei padri, che stavolta toccherà anche la Dalmazia.
Davide Rossi è uno dei più autorevoli rappresentanti del mondo dell’esodo ed è docente all’Università degli Studi di Trieste, ove ha proposto nell’ambito delle celebrazioni per il centenario dell’ateneo di conferire la laurea honoris causa al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e all’ex Presidente sloveno Borut Pahor con riferimento ai gesti di riconoscimento delle sofferenze patite dalle reciproche comunità nazionali sulla frontiera adriatica nel Novecento: «Il Rettore era molto scettico e invece gli uffici del Quirinale si sono subito attivati per realizzare questa proposta: le vecchie generazioni dell’esodo possono non capire, ma dobbiamo andare avanti. E appuntamenti come questo di oggi devono svolgersi a cadenza annuale perché gli incontri tra persone servono per sviluppare idee e progetti» Rossi ha quindi anticipato che sta lavorando col sindaco di Gorizia Ziberna al progetto di un libro di storia condivisa in cui storici italiani e sloveni scriveranno assieme le parti su cui c’è concordanza, mentre i punti discordi verranno presentati nelle due prospettive, lasciando al lettore, auspicabilmente uno studente, la valutazione.
Per l’Associazione delle Comunità Istriane è intervenuto il vicepresidente Fabio Tognoni, il quale ha ricordato che già 20 anni fa la sua associazione con il Presidente Lorenzo Rovis, presente nel folto pubblico, aveva stretto rapporti con la comunità esule di Fertilia: «Fertilia è un esempio di tenacia, amore, dedizione e lavoro di cui adesso si parla dappertutto. L’Ecomuseo Egea mi ha profondamente commosso: io non appartengo al mondo dell’esodo, sono un ligure figlio del silenzio che ha avvolto questa storia che ho scoperto solamente quando sono giunto per motivi di servizio a Trieste. Con pragmatismo possiamo comprendere, capire, uscire dal silenzio e raggiungere le nuove generazioni» Tognoni ha quindi invitato ad intensificare un impegno corale per eliminare gli stereotipi ideologici ed il negazionismo.
La portavoce dell’Associazione Italiani di Pola e dell’Istria – Libero Comune di Pola in Esilio Viviana Facchinetti ha quindi portato il saluto della Presidente del sodalizio Graziella Cazzaniga Palermo, che ha scoperto la storia dell’esodo e si è innamorata dell’Istria grazie al marito esule da Pola: «600 anime esuli hanno realizzato a Fertilia una piccola Istria, una piccola Fiume ed una piccola Dalmazia, hanno ricostruito la propria identità grazie a solide e profonde radici, con le quali nuovi frutti sono sbocciati su nuovi rami». La Facchinetti è anche direttore dell’Arena di Pola, testata dell’AIPI-LCPE, ed ha fatto dono a Mauro Manca del libro tradotto in inglese in cui ha raccontato la storia degli esuli giuliano-dalmati in Canada.
Tirando le somme di questa intensa mattinata, Codarin ha evidenziato che il primo viaggio del Klizia è stata un’iniziativa coinvolgente e popolare e con il medesimo spirito si sta pensando al secondo ritorno alla terra dei padri: «Fertilia deve entrare a far parte di una rete di luoghi diffusi in tutta Italia in cui ci siano testimonianze e siti dell’esodo fruibili per i visitatori. L’anno prossimo ci riuniremo in nome dello spirito di Fertilia a Gorizia, che sarà Capitale Europea della Cultura assieme alla slovena Nova Gorica: è la cornice europea in cui dobbiamo operare per consolidare la nostra identità su entrambe le sponde dell’Adriatico»
Lorenzo Salimbeni