Il danno, la menzogna e la beffa con la confisca di tutto quanto aveva. È ciò che dovette subire Antonio Lodes, proprietario del miglior negozio di tessuti e mercerie di Pola, rimasto stritolato assieme alla sua famiglia tra nazismo e comunismo. Quando in città arrivarono i nazisti, il Comando tedesco lo obbligò a distribuire merce agli uomini delle Ss e della Gestapo. È quanto bastò poi alle truppe di Tito per “confezionargli” la falsa accusa di collaborazionista, pretesto per dichiararlo “nemico del popolo” e con sentenza del Comitato popolare di Pola del 27 marzo 1948 ordinare la confisca di tutti i suoi beni. Finì così la storia trentennale del negozio “Lodes” di via del Mercato 1, nato come piccola botteguccia e che finì per avere 12 dipendenti, dove le signore bene della borghesia istriana compravano le stoffe per i loro vestiti eleganti, ma tutti acquistavano lenzuola, coperte, lana, biancheria. Ma i Lodes persero anche la villa su due piani con giardino adorno di palme e cedri di via Tito Livio 7 dove abitavano, altre tre case in via Carducci 14, via De Franceschi 19 e via Mazzini 12 e una tenuta agricola di 24 ettari con casa colonica e stalla a Campi d’Altura nei pressi della città. Antonio Lodes, la moglie e i tre figli: Antonio (Nino), Bruno e Silva, dovettero così lasciare Pola. «Ci rifugiammo a Chioggia portandoci dietro tutte le nostre masserizie – racconta la figlia Silva, oggi ottantunenne dal suo appartamento di Barcola – i miei fratelli andarono all’università di Padova dove poi si sarebbero laureati in ingegneria, io venni a frequentare l’istituto Notre dame de Sion di Trieste. Fu per questo motivo e per il fatto che mio papà aveva già una sorella che abitava qui che tutta la famiglia decise poi di venire ad abitare a Trieste». Nel 1955 Bruno decide di partire per gli Stati Uniti e fa l’ingegnere nel New Jersey dove tuttora abita. Antonio assieme ai figli Nino e Silva intende invece continuare la tradizione imprenditoriale nel commercio e assieme a un socio di Parenzo apre i Magazzini Trieste, tuttora in attività grazie ai nipoti in via Oriani all’angolo con via Vasari. Gli affari decollano. «Mio papà – racconta Silva – aveva una marea di conoscenti e il negozio divenne presto una meta privilegiata di tutti i profughi, ma anche di persone che continuavano ad abitare in Istria, oltre che di tanti triestini. A un certo punto arrivò a contare 33 dipendenti, in grande maggioranza commessi, una parte dei quali già lavoravano nel negozio di Pola». La tradizione imprenditoriale e professionale potè continuare, ma le radici con la terra d’origine erano irrimediabilmente tranciate. «Sette o otto anni fa – racconta Silva Lodes – sono tornata in via del Mercato a Pola e ho scoperto che al posto del nostro negozio, ironia della sorte, c’era un altro negozio italiano: una profumeria della catena Limoni.
Silvio Maranzana
“Il Piccolo” 11 dicembre 2011