Giusto cent’anni fa, 25 novembre 1909, il primo volo dei fratelli Edi e Pepi Rusjan. Era il primo all’interno dell’Austria-Ungheria. Lo stiriano Bruno Ettrich riuscirà a farlo cinque giorni dopo. Per l’italiano Aristide Faccioli ci vorrà qualcosa in più. Scrive un giornale goriziano del tempo, Il Gazzettino Popolare: “Osserviamo per la storia e per quella precedenza che tutti hanno il diritto di far valere che i fratelli Russian coll’apparato Eda I volarono in presenza di molto pubblico, tra il quale molti ufficiali, già addì 25 novembre, inalzandosi di qualche metro, mentre addì 29 novembre ripeterono l’esperimento e poterono inalzarsi ad oltre 10 metri facendo bellissime evoluzioni aeree”.
Sul primato dei Rusjan bisogna fare due precisazioni. La prima è che “primo volo” vuol dire sì staccare da terra l’ombra del velivolo ma anche ritornarvi integri senza sbattervi il naso e distruggere l’aereo. Come al tempo era già capitato due volte all’italiano Faccioli. La seconda precisazione è che, quantomeno sul territorio italiano, a Roma e a Brescia, aveva già volato, nel corso dell’estate, l’aereo dei fratelli Wright. Che erano sì riusciti a staccarsi dal suolo già sei anni prima ma che avevano ridotto la loro scoperta, e i brevetti che ne erano conseguiti, a mero evento spettacolare.
È con il 1909 che si apre in Europa una stagione diversa per l’aviazione. Non è più solo attrazione fieristica ma se ne ipotizza un uso commerciale ovvero, da subito, bellico. A fine luglio Blériot attraversa la Manica, 37 chilometri di mare, e l’Inghilterra scopre l’incubo delle invasioni dalla terraferma. La settimana aviatoria di Brescia, ai primi di settembre, vede partecipare undici pionieri del volo. Ci sono, da spettatori, anche i Rusjan, che da Blériot acquistano il motore del loro primo velivolo, realizzato in proprio, senza poter disporre di alcuno dei brevetti dei Wright.
Scrive sempre il giornale goriziano: “I fratelli Russian, dopo molti studi, dopo molto aver veduto nelle ultime prove di avviazione costruirono un biplano di propria idea e ieri invitarono molti ufficiali della guarnigione ad una prova di avviazione col loro apparato (sul quale ‘l’avviatore’ era posto dietro il motore, ndr)”.
Ma che Gorizia era, quella di cent’anni fa, capace di raggiungere tali primati? Gorizia moderna al tempo lo era. Possiede il gas di città, il tram elettrico, una vivace Cassa di Risparmio. I Rotschild insediano ferrovie, la “Suedbahn”, e il grand-hotel. Capacità progettuali e sfide imprenditoriali cui partecipano anche i fratelli Rusjan. Alla passione per il volo si accompagna la capacità di unire sinergie diverse, dai ceti borghesi finanziatori dei loro esperimenti all’amministrazione militare che fornisce gli spazi necessari, quelli della Campagnuzza, campo sportivo militare, e quelli della Campagnagranda di Merna, luogo di esercitazioni militari. E in più la sagacia commerciale: ogni loro volo diveniva un evento e veniva documentato fotograficamente a futura memoria.
Segue la rimozione. Edi muore nel 1911. Pepi decide che per lui il secolo del progresso è già tramontato ed emigra in Argentina nel 1913. Gorizia cambia passaporto nel 1918. Oggi la giunta comunale discute a lungo se si debba usare la stesura “Russian” o “Rusjan”. Senza far cenno su dove debba cader l’accento. Se ne parlerà al prossimo anniversario.
Sandro Scandolara