Oggi ricorre la Giornata della Memoria, con la quale anche la Repubblica italiana vuole rendere un doveroso ricordo alla Shoah, quella «tempesta devastante» provocata dal regime nazista che colpì il popolo ebraico prima e durante la seconda guerra mondiale. Queste mie parole vogliono far presente ai lettori de Il Tempo che anche per le associazioni degli esuli giuliano-dalmati presenti nella Capitale e nel resto d’Italia oggi è un giorno di grave lutto. Perché molti ebrei – in pochi lo sanno – furono infoibati. Dopo la prima guerra mondiale a Spalato, a Trieste e a Fiume gli ebrei erano di casa e fino al giorno dell’emanazione delle leggi razziali nessuno mai si era posto veramente il problema di una incombente questione ebraica. Nel 1939 Lionello Lenaz, medico fiumano e legionario con D’Annunzio, rifiutò decisamente di tenere una conferenza sulla razza ebraica richiestagli dall’Istituto di cultura fascista di Fiume. Nella stessa città il circolo dei combattenti fu intitolato nel 1924 a Bruno Mondolfo, ebreo fiumano ucciso nel giugno del 1921 durante una manifestazione antigovernativa contro la cessione del porto Baross. Il letterato ebreo goriziano Enrico Rocca fu tra i fondatori del Fascio di Roma. E l’elenco potrebbe continuare a lungo. Nel 1939 a Fiume e provincia vivevano poco meno di 2.000 appartenenti alla religione ebraica e per loro, dopo le prime persecuzioni subite dal regime fascista, le cose si complicarono drammaticamente dopo l’armistizio e l’instaurazione da parte tedesca della zona militare di operazioni del Litorale Adriatico (Adriatisches Kustenland). L’arrivo dei nazisti mise temporaneamente fine agli infoibamenti , ma dall’altro canto diede inizio a una feroce persecuzione contro gli ebrei di Trieste, Fiume e Abbazia. A nulla valsero le azioni di alcuni italiani, come il questore di Fiume Giovanni Palatucci.
A Fiume i tedeschi diedero fuoco al bell’edificio della Sinagoga e iniziarono la deportazione sistematica di circa un migliaio di ebrei. Lo stesso Palatucci morì a Dachau. A Trieste operò per lungo tempo anche il famigerato campo di internamento di San Sabba, ideato dal nazista sloveno Odilo Globocnik, che diventò centro di eliminazione dei partigiani sloveni, croati e italiani e luogo di smistamento degli ebrei versi i lager tedeschi, diventati nel frattempo veri e propri campi di sterminio. Noi giuliano-dalmati conosciamo bene questa tragica storia, alla quale molte ricerche sono state dedicate anche dalla Società di Studi Fiumani. Tale istituzione, sorta nel 1960 a Roma, oggi presieduta da Amleto Ballarini, vide tra i suoi soci fondatori molti ebrei fiumani, che dopo aver subito le persecuzioni da parte italiana e tedesca vennero allontanati anche dal regime comunista jugoslavo. Ebbene, per conservare la memoria della città perduta, esuli fiumani italiani assieme agli esuli fiumani ebrei si unirono in un progetto di conservazione della memoria che si concretizzò proprio nella costituzione dell’Archivio-Museo di Fiume, che oggi ha sede nel Quartiere Giuliano Dalmata di Roma (zona EUR-Laurentina). Ricordo tra i primi il senatore a vita Leo Valiani (nome originario Leo Weiczen), che fu per molti anni presidente onorario della Società di studi fiumani. Da questi brevi cenni si può comprendere una realtà molto ricca e complessa che lega il mondo ebraico alle terre fiumane, triestine e dalmate, insomma a quelle terre che furono poi sottoposte a un’altra barbarie dopo la sconfitta tedesca, quella riconducibile all’azione di repressione genocida messa in atto dai partigiani comunisti di Tito contro gli italiani. Insieme alle migliaia di italiani infoibati possiamo annoverare anche molti ebrei. A Fiume scomparve l’intera famiglia Wilhelm; fece analoga fine l’antifascista ebreo fiumano Angelo Adam insieme a tutta la famiglia e così si potrebbe continuare per molto citando casi analoghi avvenuti a Spalato, a Zara, a Gorizia o a Trieste. Ricordo che la Società di Studi Fiumani ha pubblicato in questi anni diversi studi sulle comunità ebraiche di Fiume e Abbazia e che il comitato provinciale dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia di Roma ha promosso in più occasioni gemellaggi con la Comunità ebraica di Roma. Infine, tengo anche a sottolineare che durante le ultime edizioni del Viaggio nella civiltà istriana e dalmata, organizzate per oltre 200 studenti dal Comune di Roma abbiamo sempre voluto con noi le due sorelle ebree fiumane Tatiana e Andra Bucci, testimoni della duplice ingiustizia della deportazione e dell’esilio, alle quali dedico un pensiero particolare in questa triste e mesta Giornata.
Marino Micich
Direttore Archivio Museo Storico di Fiume
[Pubblicato su “Il Tempo” 27 Gennaio 2014]