di Mauro Manzin
TRIESTE Lotta di potere in Croazia. I contendenti sono il capo dello Stato, Ivo Josipovic e il premier, Jadranka Kosor. Le proteste degli ultimi giorni contro la crisi economica che attanaglia il Paese ex jugoslavo indetti dagli amici di Facebook, ma gestiti dall'opposizione sono stati snobbati dal governo mentre il presidente Josipovic ha cercato subito di capirne le motivazioni e, in un certo senso, a gestire lo stato sociale di crisi che sta sfuggendo di mano alla Kosor impelagata tra l'altro in una profonda crisi di partito (Hdz). «La situazione nel Paese è difficile – si legge in un comunicato emesso dalla presidenza della Repubblica – ci sono proteste nelle piazze, gli indicatori economici sono pessimi, siamo testimoni di un pesante confronto sulla data in cui si terranno le elezioni politiche e il referendum per l'ingresso nell'Ue e i sondaggi mostrano un governo in caduta libera di consensi». Ergo, bisogna correre ai ripari.
E Josipovic non si tira indietro. Innanzitutto dichiara che il referendum per l'ingresso nell'Ue dovrebbe tenersi dopo le elezioni politiche, tutto l'incontrario della Kosor che rischia però che la consultazione popolare si trasformi in un referendum sul suo governo: risultato? La bocciatura dell'ingresso nell'Ue e la crisi politica prima del voto. Una situazione a dir poco esplosiva. Per questo Josipovic sostiene che la fissazione delle elezioni politiche porterebbe a una diminuzione della tensione politica nel Paese e il governo potrebbe così con maggiore serenità concludere il processo di adesione all'Ue. La Kosor vuole rendere nota questa data dopo che Bruxelles avrà comunicato in quale giorno sarà concluso il processo di adesione della Croazia. Probabilmente dopo il mese di giugno. Così il referendum, secondo la visione Kosor, si terrebbe a fine 2011 e le politiche nei primi mesi del 2012. Così il capo dello Stato ha convocato un vertice con le opposizioni lo scorso fine settimana in cui c'è stato un confronto politico, vuoi sulla data delle elezioni, vuoi sulla situazione socio-economica del Paese.
La Kosor, vistasi sfuggire di mano il controllo politico, ha immediatamente convocato per oggi un incontro con le opposizioni. Le quali però hanno declinato l'invito. «Abbiamo chiesto ripetutamente nei giorni scorsi alla premier un confronto in Parlamento – dicono fonti dei socialdemocratici (Sdp) – ma lei ha snobbato il Sabor, non vediamo perché dovrebbe incontrarci proprio ora. Il tempo è scaduto». E la maggioranza? Nel caos, visto che il Partito dei contadini (Hss) e quello dei serbi (Sdss) hanno già preannunciato che usciranno dall'esecutivo qualora il dialogo con l'Ue non si concluderà a giugno. E nonostante le speranze della Kosor, il dialogo, come confermano osservatori a Bruxelles, a giugno non sarà concluso. Oltre a una crisi di governo preannunciata la Kosor, come detto, deve affrontare una dura battaglia all'interno del suo schieramento, l'Accadizeta, dove i "falchi" sono pronti a un golpe per prendere in mano le redini del partito con una vera e propria epurazione.
Per evitare ciò la Kosor starebbe preparando la "neutralizzazione" di alcuni dei leader più in vista indicendo forse anche le elezioni all'interno dell'Hdz visto che lei ne è diventata presidente non per voto ma per diretta investitura da parte del suo predecessore Ivo Sanader (oggi in galera in Austria). L'Hdz poi, nonostante l'avversione alle elezioni della Kosor, sta già preparando la lista dei candidati dalla quale dovrebbero sparire nomi eccellenti. In questa lotta intestina una delle vittime più illustri dovrebbe essere quella dell'eminenza grigia dell'Hdz, che va sotto il nome di Vladimir Seks, anche se sono in molti a sostenere che l'immortale ce la farà a sopravvivere anche a questa, per quanto cruenta, battaglia.