Cultura della Nazione Madre o cultura della minoranza nazionale? È questo il quesito che in questi giorni si trova al centro della riflessione che vede impegnati gli autori dei programmi didattici delle materie rilevanti per le minoranze nazionali in Croazia. Un quesito al quale la domanda potrebbe apparire scontata, considerato che la cultura della minoranza nazionale affonda inevitabilmente le sue radici nella cultura della rispettiva Nazione Madre, ma che solleva più di un problema laddove viene posto nei termini in cui tra le due viene fatta una distinzione netta. Il riferimento è all’interpretazione data alle disposizioni di legge vigenti in materia di programmi didattici dall’Agenzia per l’educazione e l’istruzione (AZOO).
L’Agenzia è stata infatti incaricata dal ministero delle Scienze, dell’Istruzione e dello Sport a predisporre, entro il 20 luglio, l’armonizzazione metodologica e professionale dei programmi di natura e società, storia, geografia, arte e musica per le scuole elementari nelle lingue delle minoranze che operano secondo il Modello A. E nel farlo, come si diceva, l’Agenzia non si è limitata ad applicare, ha ritenuto di interpretare le norme. Un passaggio che ha ristretto l’ambito di riferimento dei programmi didattici stessi che, secondo l’interpretazione appunto, non dovrebbero più essere riferiti alla cultura della nazione di appartenenza della minoranza, bensì alla cultura creata dalla minoranza in quanto tale. Una limitazione che ha lasciato insoddisfatti tutti i diretti interessati e che ieri mattina è stata oggetto d’esame anche al Sabor. Dell’argomento si è interessato, infatti, il Gruppo parlamentare delle minoranze nazionali del Sabor croato, che si è riunito ieri appunto per discutere la problematica dei programmi didattici e dei contenuti aggiuntivi nelle scuole con lingua d’insegnamento italiana, ceca, ungherese e serba (lingua materna).
“Il gruppo di materie identitarie e i contenuti aggiuntivi nei programmi didattici di storia, arte, educazione musicale e geografia vanno studiati muovendo dalla cultura generale della Nazione Madre – ha detto il deputato della CNI, e presidente dell’Unione Italiana, Furio Radin –. La proposta dell’Agenzia di intendere per cultura soltanto il patrimonio culturale, materiale e immateriale, della minoranza nazionale è riduttivo e in quanto tale dannoso per l’identità stessa della comunità. Va tenuto conto che siffatta interpretazione – ha aggiunto Radin –, riduce sensibilmente l’ambito contenutistico perché prende in considerazione soltanto una piccola parte della cultura di una Nazione. Inoltre – ha concluso – sia i direttori delle scuole che operano nelle lingue delle minoranze sia i consulenti pedagogici delle etnie hanno già espresso la loro contrarietà alla proposta”.
Un intervento pienamente condiviso dagli altri deputati delle minoranze – Deneš Šoja, Dragan Crnogorac, Veljko Kajtazi e Vladimir Bilek –, che hanno affermato la necessità di mantenere l’estensione attuale del concetto di contenuti identitari, ovvero che nelle scuole che operano nelle lingue delle minoranze si studi la cultura della Nazione Madre e non soltanto la cultura della rispettiva minoranza. Ferma quindi la contrarietà dei deputati al tentativo dell’AZOO di ridurre l’estensione del concetto di cultura, facendolo coincidere soltanto con i contenuti riferiti alle singole comunità. “La cultura e la storia della Nazione Madre sono la base sulla quale poggia l’identità della minoranza. È ovvio che la cultura di una minoranza è un elemento importante che deve essere considerato nel processo formativo attuato nelle scuole delle etnie, ma questa viene svuotata del suo contenuto se decontestualizzata dalla cultura di appartenenza”, hanno sottolineato i deputati nel motivare la loro opinione. “Entrambi i concetti, pertanto – così ancora i deputati – devono essere inseriti nei piani e programmi didattici relativi alle materie identitarie per le scuole delle minoranze“.
Inoltre, nella lettera inviata dal Gruppo parlamentare all’AZOO, e firmata da Furio Radin in qualità di vicepresidente del Gruppo, “si raccomanda a stilare i programmi didattici per tutte le scuole in Croazia dando maggiore attenzione alla storia e alla cultura delle minoranze nazionali e ad ampliare lo spazio dedicato alle grandi tragedie del XX secolo”.
Christiana Babić
“la Voce del Popolo” 13 luglio 2013