La procura finlandese ha aperto un procedimento per corruzione e spionaggio industriale a carico di 6 nuovi imputati nel caso della fornitura di armi da parte del gruppo «Patria» al governo sloveno, avvenuta nel 2006. La procura sospetta un passaggio di “mazzette” intascate da alcuni politici sloveni ed elargite dalla ditta finlandese, con l’intento di aggiudicarsi il contratto per la costruzione di 135 carri armati destinati a Lubiana. Il contratto risale al 2006, e fra i politici coinvolti c’è anche il premier Janez Jansa, che al tempo era al suo primo mandato in qualità di primo ministro. Fra i sei indagati ci sono l’ex direttore esecutivo del «Patria group» e della sua controllata «Patria Vehicles».
La partita di carri armati faceva parte del programma di Lubiana di adattamento del proprio equipaggiamento militare agli standard richiesti dalla Nato, dopo l’entrata del Paese nell’Alleanza atlantica nel 2004. «Gli imputati – si legge nel comunicato della magistratura finlandese – sono sospettati di aver partecipato alla promessa o concessione di tangenti in forma di commissioni di pagamento attraverso intermediari, in cambio dell’azione di alcuni pubblici ufficiali sloveni e di alcuni militari. Tra questi – prosegue il comunicato – compaiono il primo ministro e il vicecapo dell’esercito sloveno, poiché si ritiene abbiano influito nella procedura di acquisizione dei veicoli».
La tangente sarebbe corrisposta al 10 per cento del valore della vendita, «che superava i 160 milioni di euro». Jansa è attualmente già sotto processo, e fino ad ora ha negato ogni accusa. L’ordine di 135 veicoli militari si è ridotto nel frattempo a 30. Durante le indagini da parte della procura finlandese, è emerso anche che «alcuni documenti segreti appartenenti a un concorrente austriaco di Patria sono stati trovati in possesso dei sospettati», da cui la seconda accusa di spionaggio industriale.
(fonte www.italintermedia.globalist.it 20 dicembre 2012)