Silvio Delbello lascia la presidenza dell’IRCI. L’altra sera alla riunione dell’assemblea, con 11 voti a favore contro i 2 di Delbello e 2 schede bianche, Lucio Delcaro è stato eletto al vertice dell’ente che si occupa della Cultura Istriano – Fiumano – Dalmata ed ha sede in P.zza Ponterosso. Una presidenza definita di “alto profilo” e di grande convergenza di istituzioni ed associazioni a garanzia di un equilibrio nell’impegno che, tra l’altro, dovrà portare anche alla conclusione del percorso per il Museo della Cultura Istriana. La vicepresidenza dell’IRCI spetta al sindaco (rappresentato dall’assessore comunale alla cultura, Massimo Greco), segretario è stato eletto Lorenzo Rovis (in rappresentanza dell’Associazione delle comunità istriane), tesoriere è Renzo De Vidovich (presidente dell’Associazione Rustia Traine) mentre consiglieri sono stati eletti Renzo Codarin (presidente della Federazione delle Associazioni degli Esuli e dell’ANVGD Comitato provinciale di Trieste) e Massimiliano Lacota (presidente dell’Unione degli Istriani).
“Ora ci attendiamo – è stato dichiarato alla fine della riunione – che il Comune di Trieste acceleri l’iter e investa ulteriormente per la realizzazione del Museo di cui abbiamo il contenitore, inaugurato con una cerimonia agli inizi di febbraio 2009, ma che va concretamente avviato”. L’obiettivo, considerato che gli stessi Delcaro e Codarin fanno parte della Fondazione CrTrieste, è di ottenere anche da questo ente, che già ha partecipato finanziariamente al Museo, ulteriori risorse. Nel nuovo stabile trasferirà la propria sede l’IRCI stesso con gli uffici, la direzione, la biblioteca, la sala convegni e la sala multimediale. Il museo è stato realizzato con il contributo del Governo, della Regione, della Provincia, della Fondazione CrTrieste, della Federazione delle Associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati e dell’Unione Italiana.
“Per me si tratta di un’avventura del tutto inaspettata – dichiara il prof. Delcaro – ma ho risposto positivamente alla richiesta di offrire il mio aiuto per una giusta causa: realizzare un museo così come lo vorrebbe l’esule che passa per la strada, senza condizionamenti di parte ma con la volontà di riconoscere i tratti della sua cultura che l’ingiustizia subìta non ha mutato”.
Qual è il tratto distintivo che ha caratterizzato la sua carriera e che la rende idoneo a questo compito?
“Il senso profondo della libertà, direi. Sono nato a Pola nel 1937, ho conseguito nel 1956 la maturità classica presso il liceo “Dante Alighieri” di Gorizia; nell’anno accademico 1960/61 mi sono laureato in Ingegneria industriale, sottosezione elettrotecnica, presso l’Ateneo triestino. Ma dopo un’esperienza industriale di due anni presso un’azienda di telecomunicazioni di Milano, sono stato chiamato presso l’Università di Trieste ad insegnare presso la facoltà di ingegneria. Ho detto di sì perché ciò mi permetteva di svincolarmi da condizionamenti che mal si sposano con la mia natura. Per tanto ho insegnato dal 1964 al 2006. Nella sessione del 1968 ho conseguito la libera docenza di Elettronica applicata e cinque anni dopo ho ottenuto la conferma. Dal 1976 al 2006 ho ricoperto la cattedra di “Elettronica” presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Trieste. Sono stato Preside della facoltà di ingegneria e poi ho ricoperto la carica di Rettore dell’Università degli Studi di Trieste. Ma anche presidente
della Società Nautica Pietas Julia, fondata a Pola nel 1886 ed attualmente operante a Sistiana, dal 1983 al 1988. Essere libero è impagabile anche se ci sono inevitabilmente degli svantaggi ma è bello guardarsi allo specchio e sentirsi bene”.
Nato a Pola: è anche questo che l’ha spinta ad accettare l’incarico all’IRCI?
“Direi soprattutto questo. Siamo rimasti ormai in pochi della generazione giunta esule in Italia. Io avevo pochi anni ma i ricordi della mia città sono più vivi che mai. Credo che dobbiamo restituire al nostro mondo una considerazione alta di quella che è stata la nostra civiltà, superando le divisioni, facendo convergere le nostre forze ed aspettative per giungere a risultati soddisfacenti. Finiti gli antagonismi locali abbiamo l’obbligo di sentirci tutti anche europei, coscienti che il futuro non c’è al di là dell’Europa. Quale insegnamento possiamo portare con noi in questo futuro? Credo siano proprio i principi su cui si basa la nostra civiltà: lealtà, onestà, religiosità, di sani principi morali e un patrimonio di uomini illustri che oggi rappresentano una ricchezza per noi e il mondo intero e va fatta conoscere e pubblicizzata”.
Come intende procedere?
“Vengo dal mondo universitario, la collegialità è il mio modus operandi e tale rimarrà. Intendo discutere le varie proposte in Consiglio d’amministrazione al quale spetteranno – e mi impegnerò in questo senso – anche le decisioni che dovranno essere ponderate e condivise”.
Rosanna Turcinovich Giuricin su www.arcipelagoadriatico.it