Bancarella ultimo giorno. La manifestazione che ANVGD, Comitato provinciale di Roma e CDM, hanno realizzato nella capitale durante l’ultimo fine settimana, si chiude con l’intervento di Lucio Toth che ribadisce l’importanza di valorizzare antichi rapporti e nuove prospettive. La storia, tra aperture e negazionismi, rimane un punto fondamentale sul quale costruire percorsi di verità e di distensione per poter puntare su progetti che evolvano la realtà. La voglia di futuro è presente nell’elaborazione delle tematiche, anche attraverso la letteratura da veicolare – con due esempi topici come le opere di Pier Antonio Quarantotti Gambini presentato da Patrizia Hansen con le immagini fornite da TV Capodistria. o di Fulvio Tomizza presentato da Donatella Schurzel con le immagini messe a disposizione dalla signora Laura, moglie dell’autore – e da far conoscere da un pubblico più visto attraverso una rete di incontri coordinata e strutturata. L’obiettivo sono anche le scuole che alla Bancarella hanno portato un esempio del lavoro svolto sulle tematiche dell’Adriatico Orientale e sugli scambi culturali che il Liceo Scientifico “B. Pascal” di Pomezia sta intrattenendo con realtà analoghe del nostro territorio. Gli studenti del Liceo Scientifico “S. Cannizzaro” hanno realizzato anche un DVD sulle tematiche di riferimento con la cronologia dei fatti che hanno determinato l’Esodo. Conclusa la parte riguardanti i ragazzi alla Bancarella hanno sfilato rappresentanti della politica, dal senatore Iannuzzi, all’Assessore Marsilio, ai sindaci di alcuni comuni limitrofi, ai consiglieri delle varie circoscrizioni che prima dei saluti si sono soffermati a visionare i libri messi a disposizione dalle associazioni ma arrivati anche da Trieste – grazie alla collaborazione con la libreria “Italo Svevo” – testimoni di un’editoria ricca anche se di nicchia che spesso non supera i confini del FVG. Tra le altre edizioni anche quelle dell’Edit di Fiume e del CRS di Rovigno.
Presentati lunedì anche volumi freschi di stampa “Un anno nell’Adriatico Orientale” di Maria Luisa Botteri e “Il falco e il leone. Soldati italiani al confine orientale 1941-1943” di Vincenzo Maria De Luca, o opere di carattere scientifico come gli “Atti e Memorie della Società Dalmata di Storia Patria” a cura di Bruno Crevato Selvaggi.
Il caso di De Luca permette di penetrare l’attualità della storiografia dove sempre più spesso si confrontano due tendenze: l’analisi storica determinata dall’apertura di nuovi archivi e la visibilità di documenti inediti, da una parte e, dall’altra, la diffusione di una cultura negazionista che ribadisce concetti del passato visti nella dimensione dei nuovi nazionalismi, anche culturali ed accademici. L’interpretazione è mediata da posizioni di netta rivalsa e dalla volontà di mantenere intatte dicotomie, separazioni, divisioni che hanno influenzato nel Secolo breve la storia del confine orientale.
Pregiudizi e divisioni che non sono mancati neanche nel rapporto tra Esuli e Rimasti, confinati nel reciproco sospetto, chiusi nelle proprie sofferenze, incapaci di dare via al dialogo che è liberatorio ma anche garante di una verità conquistata sul campo nel confronto che scioglie i pregiudizi.
Ne hanno parlato Lucio Toth ed Ezio Giuricin, nella presentazione del volume edito dal CRS sulla Storia della Comunità Italiana, due volumi realizzati in lunghi anni di lavoro da Ezio e Luciano Giuricin nei quali viene analizzata, con dovizia di documenti, la storia degli italiani divenuti, dopo il 1945, minoranza in Istria e a Fiume. “Sì, – afferma Toth – per molto tempo sono prevalsi i sospetti nei confronti di chi aveva fatto scelte ideologiche estreme anche di fronte all’inevitabilità di veder svuotato il territorio. Ma quando la storia viene riletta attraverso dati e documenti, si scopre che le generalizzazioni hanno creato danni, per un minimo gruppo che aveva scelto il comunismo di Tito, tutti i rimasti sono stati considerati alla stregua di traditori. Nel libro dei due Giuricin si legge una vicenda ben diversa, fatta di battaglie per mantenere al territorio quell’italianità che diventa oggi riferimento per tutti”.
A conferma di ciò, Ezio Giuricin, ha voluto sottolineare l’importanza dei documenti pubblicati che aiutano a capire il difficile cammino della comunità italiana che ha dovuto procedere per tentativi, con piccole conquiste e tante frustrazioni in un ambiente che negava l’esistenza di un’italianità che non fosse di semplice “vetrina”. Lo stesso PC, salvo alcuni casi, si lamentava per la scarsa adesione degli Italiani nelle sue file che anche in questo modo testimoniavano il disagio di un’esistenza vissuta sempre “contro” a cercare di salvaguardare un patrimonio che le veniva lentamente ed inesorabilmente sottratto.
Su queste riflessioni, la conclusione della manifestazione, con l’auspicio di ripeterla a Venezia come a Bologna ed in altre città che ne esprimeranno la necessità in quanto apre le porte ad un doveroso confronto per una crescita individuale e dell’associazionismo giuliano-dalmata.
Rosanna Turcinovich Giuricin