C’è una tendenza strisciante che si manifesta a cicli più o meno regolari nel tempo da quando la Croazia è Paese sovrano e indipendente. Ossia la volontà da parte di Zagabria di dimostrare che a comandare è lei anche in Istria. Ricorderemo ai tempi di Tudjman i tentativi fortunatamente falliti, di cassare lo Statuto regionale negli articoli sul bilinguismo e di filtrare le iscrizioni nelle scuole italiane. Pochi giorni fa si è tentato, e anche in questo caso dopo la reazione istriana Zagabria ha fatto marcia indietro, di declassare l’azienda elettrica regionale Elektroistra facendole perdere varie prerogative e competenze.
Ora Zagabria ha preso di mira il Servizio regionale dell’Istituto nazionale di previdenza pensionistica con sede a Pola, riducendolo a semplice ufficio dislocato. Ciò vuol dire che non potrà più effettuare le perizie mediche di primo grado richieste anche nell’ambito degli accordi internazionali e soprattutto vengono eliminati compiti e mansioni derivanti dal diritto alle cosiddette pensioni italiane erogate dall’Inps. I fruitori, per lo più persone anziane, ora devono rivolgersi a Fiume. Il presidente della Regione Ivan Jakovcic, come già fatto in altri casi, ha subito reagito chiedendo al governo di fare dietro front sfoderando tutta una serie di dati a sostegno della sua richiesta, iniziando dal numero di utenti/contribuenti per finire con la solidità economica dell’Istria.
Stando a varie valutazioni sarebbe in atto la strategia di togliere all’Istria diverse mansioni per trasferirle a Fiume nella prospettiva del suo accorpamento amministrativo alla Regione litoraneo montana. E intanto Zagabria, che lo faccia apposta o no poco importa, sembra stia temporeggiando nel rilascio delle garanzie per il credito con cui iniziare la costruzione del nuovo ospedale di Pola, un progetto da 130 milioni di euro che da 10 anni attende il decollo.
(fonte “Il Piccolo” 16 gennaio 2012)