Giovedì 16 novembre alle ore 18:00, in diretta sulla pagina Facebook ANVGD di Milano. Per far conoscere e tramandare la storia della Venezia Giulia, e in differita dal giorno successivo sul canale YouTube ANVGD Comitato di Milano, si terrà una nuova conferenza durante la quale VALTER LAZZARI, presidente del comitato provinciale di Savona dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, ci parlerà di
JUGOSLAVIA 1950-1988
L’UTOPIA PARTECIPATIVA DELL’AUTOGESTIONE
L’UTOPIA PARTECIPATIVA DELL’AUTOGESTIONE
Come anche in anni recenti, con la sbornia della democrazia diretta on line, torna ricorrente l’utopia del cittadino costantemente partecipante. Può essere allora interessante conoscere il più longevo e compiuto esperimento di AUTOGESTIONE operaia delle fabbriche e delle amministrazioni locali: è la Jugoslavia di Tito.
Un’esperienza che negli anni ‘70-’80 sollevò grandi speranze, soprattutto nella Sinistra, frustrata dall’alternativa fra le nostre società ad economia di mercato e un improponibile grigiore sovietico, alla ricerca quindi di terze vie ove potesse finalmente sorgere il Sol dell’Avvenire.
La relazione partirà da una necessaria esposizione di come funzionava l’economia pianificata di tipo sovietico, un sistema che per molti anni ha governato un terzo dell’umanità, eppure sconosciuto ai più e ignorato dai manuali di storia. «Non c’erano molti beni di consumo ma c’era il lavoro per tutti, e così pure si aveva la casa, i beni basici, la gratuità scolastica e sanitaria, lo sport … ecc, insomma non si stava poi così male, mentre dopo, a causa delle privatizzazioni e delle classi politiche corrotte, ci è toccato emigrare».
Ma se le cose stavano così, perché la Jugoslavia volle intraprendere la strada nuova e incognita dell’AUTOGESTIONE?
L’esigenza da cui nasce questo contributo è proprio quella di capire a fondo le ragioni per le quali il sogno di una nuova umanità partecipante e “sociale” (in senso marxiano) abbia incontrato così gravi difficoltà nella sua realizzazione, tali da contribuire alla dissoluzione stessa dello Stato jugoslavo.
L’idea di un cittadino-lavoratore diuturnamente partecipante, nella fabbrica e nella società: si voleva superare l’individualismo della società borghese e costruire l’Uomo Nuovo. Ci si scontrò con le frustrazione del quotidiano: «Quando entri nell’autogestione non ti puoi fermare. Molte notti non potevo dormire. Tornavo a casa, pieno di preoccupazioni, come faremo a risolvere questo problema, come stiamo andando con quest’altro». «Spendo la maggior parte del mio tempo libero in questi incontri. Ho già avuto problemi con mia moglie: “Tutto quello che fai è preoccuparti di queste riunioni, vi chiudete nella stanza…” E poi leggere giornali, materiali diversi … »
Significativa è la parabola subita dalla ricerca storica sull’argomento. Dopo un lungo ciclo di ricca fioritura di studi storici, politici, filosofici (col suo acme negli anni ’70 e protrattasi fino alla fine degli anni ’80), proprio quando con l’apertura di certi archivi si sarebbe potuto meglio studiarla, dell’AUTOGESTIONE JUGOSLAVA nessuno più ne parla.
E allora analizzeremo l’AUTOGESTIONE da vicino, come si è realizzata concretamente: leggi, procedure, meccanismi reali, risultati economici. È realmente stata una terza via tra economia di mercato e comunismo sovietico?