SANREMO Un pianista swing swing, un uomo piccolo piccolo, un sorriso dolce dolce. I connotati sono quelli di Lelio Luttazzi, musicista per caso a Sanremo. Nel senso che tra i giganti della canzone italiana e non (vedi Bacharach) messi a fare da testimonial alle Proposte Nuove del Festival, c’è anche lui in coppia con Arisa, un’altra stralunata che per non “farsi gettare la sabbia negli occhi” gira con un paio d’occhialoni che scoraggerebbero anche un rottweiler, ma che ha ironia e swing da vendere. Dunque con chi si poteva incontrare?
E infatti Lelio la racconta così. «È venuta a casa mia a Trieste, in piazza Unità d’Italia». E divaga: «Sapete Trieste è bellissima, io ci sono tornato e ormai per ovvi motivi non me ne andrò mai più, ma venite a trovarmi. È una città stupenda». Tornando ad Arisa. «È volenterosa, intonata, brava, dunque suono con lei, faccio un po’ di swing – uno scherzo da ragazzi – e me ne vado». Come dire, in silenzio come sono venuto. Senonché giocoforza il silenzio ha dovuto romperlo perché il Casinò di Sanremo gli ha conferito il Premio alla Musica “per aver contribuito in maniera determinante alla storia della musica e del costume italiano ricercando modi sempre nuovi e autentici nei rapporti tra autore e cantante…“. Perfino il commissario prefettizio ha saputo spendere qualche parola in più dei numerosi “in bocca al lupo” che in questi giorni ha distribuito a profusione. «Luttazzi, grande musicista, le colonne sonore, i programmi televisivi, i successi, i dischi, un patrimonio per la nostra cultura».
Luttazzi s’è guardato intorno un po’ smarrito e ha ricordato che a Sanremo c’è venuto una volta per Nunzio Filogamo e Nilla Pizzi e un’altra – che con Gianni Ferrio doveva portare l’arrangiamento di “Vecchio scarpone” – era “piuttosto finito in una scarpata nei pressi di Tortona, a causa del ghiaccio, guidavo io ed è andata così: un mese in ospedale. Ma non ho mai mandato canzoni, non sono adatto io ad un genere così popolare. Datemi Gershwin e Cole Porter e so cosa suonare».
Bravo Lelio, che dice “mi mitizzano perché non mi vedono più, un classico italiano. Adesso si sono ricordati di me perché un dvd di Pupi Avati ha riacceso l’attenzione, così mi invitano da tante parti, ma tra un po’ sarà passata e potrò stare tranquillo».
L’ultima la consegna alla televisione che non è più quella divertente che faceva lui, dove “c’era una Mina così brava, appunto quella di “Brava, brava, brava” che nemmeno Ella Ftzgerald. Adesso si parlano tutti addosso. La detesto.
E a proposito di Mina oggi esce il suo disco di arie liriche e di grandi classici intitolato “Sulla tua bocca lo dirò”. Da “Mi chiamano Mimì” a “E lucean le stelle” da “Oblivion” di Astort Piazzola a West Side Story passando per Albinoni e naturalmente il “Nessun dorma “ con cui ha aperto il Festival.
In un’imbarazzante incontro con i giornalisti ne ha parlato il figlio Massimiliano Pani, una presentazione per interposta persona. Perché questa scelta di Mina? Chiedetelo a lei. Che ne pensa della proposta di nomina a senatrice a vita? Chiedetelo a lei. Che ne pensa della polemica di Patty Pravo e Ornella Vanoni nei suoi confronti? Chiedetelo a lei. Che ne pensa delle canzoni del Festival? Chiedetelo a lei. Ah no, “lo ha già scritto sulla Stampa. Cercate i suoi articoli su internet. Beckettiana Mina!
Sergio Buonadonna