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«Via Janša», crisi di governo in Slovenia (Il Piccolo 15gen13)

Alla fine lo hanno mollato tutti. E Janez Janša è ora solo. La Slovenia è in piena crisi di governo. Il colpo letale è giunto dalla Lista nazionale (Dl) guidata dal presidente del Parlamento Gregor Virant la quale ha dato “i dieci giorni” al premier. «Ha 10 giorni per dimettersi o chiedere il voto di fiducia, in caso contrario noi usciamo dalla coalizione», così recita il comunicato redatto al termine dei lavori della segreteria della Dl. Categorico anche il Partito dei pensionati il cui presidente e ministro degli Esteri, Karl Erjavec ha affermato: «Janša deve dimettersi, altrimenti si va alle elezioni anticipate».

 

La crisi era nell’aria già da tempo e le manifestazioni di piazza nel Paese hanno contribuito non poco a surriscaldare gli animi nei palazzi del potere. La classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, o meglio, quello che i romani chiamavano “casus belli”, è stata la relazione della Commissione statale anti-corruzione che ha accusato il premier di corruzione e di abuso d’ufficio. Virant aveva subito parlato chiaro: «Janša ha violato gli accordi di coalizione in cui è scritto a chiare lettere che il premier e i ministri devono essere un esempio di onestà e lealtà nell’amministrazione della cosa pubblica». Quindi ha riunito la segreteria del partito che ha di fatto sancito l’impeachment per Janša. Elelzioni anticipate dunque? Niente affatto.

 

Tutti i partiti temono in questo momento il verdetto delle urne vista la profonda rabbia sociale che sta imperversando nel Paese. Virant, infatti, è disposto a rimanere nella coalizione di governo «ma non sotto la presidenza Janša», precisa. Se il premier lascia, dunque, la Lista nazionale è pronta a dare vita a un nuovo governo di centrodestra con un altro premier però. Si innescherebbe dunque il meccanismo della sfiducia costruttiva presente nell’ordinamento sloveno. Ipotesi che sembra non spaventare i democratici (Sds, partito di Janša ndr.) i quali su Twitter invitano proprio la Lista nazionale ad avviare l’iter per la sfiducia costruttiva. «Ne saremmo felici».

 

Virant però cerca di sdrammatizzare anche l’opzione elezioni anticipate. «Se le elezioni anticipate – ha affermato – sono il prezzo da pagare per ripulire la politica slovena ritengo che questo prezzo non sia troppo elevato, ma determinerebbe dei ritardi nelle riforme da attuare per fronteggiare la crisi economica del Paese». Poi ironicamente ha aggiunto: «Non credo che per la Sds sia un’impresa impossibile trovare un nuovo premier tra i suoi 22mila iscritti». Cade così anche l’ipotesi circolata in queste ore nei corridoi del Parlamento di Lubiana di un governo tecnico. Il cerino ora è in mano alla Sds: “uccidere” politicamente Janša o andare alle urne.

 

Mauro Manzin

“Il Piccolo” 15 gennaio 2013

 

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