Alcide De Gasperi fu il principale protagonista del primo decennio della Repubblica Italiana. Presidente del Consiglio dei ministri dal 1945 al 1953, incarnò, a partire dal 1947, la linea politica del centrismo, fondata sulla collaborazione tra democristiani e laici. I suoi governi guidarono la ricostruzione postbellica e ancorarono l’Italia al mondo occidentale e all’Europa. E se oggi l’Italia, nonostante la crisi che l’attanaglia, rimane uno dei Paesi più progrediti, industrializzati e benestanti al mondo il merito in gran parte è suo. Oltre ad essere stato uno dei Padri costituenti, De Gasperi è considerato pure uno dei Padri fondatori dell’Unione europea.
La scorsa settimana abbiamo avuto il piacere di conoscere e intervistare a Villa Antonio, nella sede della Comunità degli Italiani di Abbazia, Maria Romana De Gasperi, figlia e collaboratrice di Alcide, intervenuta in veste di ospite d’onore al 51.esimo Congresso internazionale dell’Associazione dei giornalisti europei (EJ), per raccontare l’esperienza di giornalista di suo padre. Nel corso del nostro colloquio, dopo averci svelato di essere per la prima volta ad Abbazia e di ritenerla una località incantevole, la signora De Gasperi ci ha svelato alcuni aspetti molto interessanti e aneddoti inediti su suo padre.
Tra i collaboratori di suo padre c’erano personaggi originari di Fiume o dell’Istria?
“Da quanto mi ricordo qualcuno c’era. Non però nella cerchia dei collaboratori più stretti. Mi ricordo che ogni tanto nell’ufficio dove stavo io arrivava qualcuno che aveva lasciato qui i propri beni a causa della guerra. Venivano a chiedere aiuto o protezione”.
Talvolta quando si parla dell’Esodo giuliano-dalmata qualcuno punta il dito contro suo padre sostenendo che pur di mantenere in Italia l’Alto Adige abbia sacrificato Fiume e l’Istria. Le risulta che possa esserci un fondo di verità in queste teorie?
“Non è assolutamente vero. Ha fatto tutto il possibile per queste terre. D’altra parte gli altoatesini rinfacciano a mio padre di averli privati dell’indipendenza. Inoltre, sappiamo che l’Austria non poteva avere quei territori.
Mi torna in mente il discorso pronunciato da mio padre nella grande piazza (Piazza dell’Unità d’Italia, nda), quando Trieste non era ancora ritornata all’Italia. Sebbene fosse vietato, i bambini presenti nella piazza erano vestiti con la bandiera italiana e quando nel suo discorso mio padre fece riferimento all’Italia le tantissime persone presenti iniziarono a scandire Italia, Italia, Italia. Persino le navi nel porto iniziarono a suonare le sirene. Qualcuno porse a mio padre il tricolore e sebbene non avrebbe potuto farlo lo sventolò scatenando l’urlo entusiasta dei triestini”.
Cosa rappresentava l’Italia per suo padre?
“Quando era studente a Vienna scrisse ad amici in Italia che ogni qualvolta superava il confine si sentiva venire incontro il Sole. Dobbiamo tenere presente che all’epoca i trentini, pur essendo di mentalità italiana, erano ottimi sudditi dell’Impero Austroungarico. Il Sole in questo caso è un sinonimo di cultura. Mio padre aveva una cultura molto vasta, conosceva benissimo il tedesco, ma amava soprattutto la letteratura italiana. Conosceva Dante quasi a memoria. Quando eravamo piccole (De Gasperi aveva quattro figlie, nda), la sera ci leggeva e poi spiegava i brani del Paradiso e dell’Inferno”.
Il fatto che fosse molto religioso non è certamente un segreto per nessuno. Sa dirci che ruolo abbia avuto la fede nella sua attività di uomo politico?
“Tutte le mattine appena svegliato leggeva sempre qualche frase de l’Imitazione di Cristo (il testo religioso più diffuso di tutta la letteratura cristiana occidentale dopo la Bibbia. L’oggetto dell’opera medioevale è la via da percorrere per raggiungere la perfezione ascetica, seguendo le orme di Gesù, nda). Tutta la sua vita era impostata sul suo credo. Naturalmente essendo stato per molti anni presidente del Consiglio dei ministri, e trovandosi a dover interagire anche con collaboratori laici ha sempre fatto attenzione a non far prevalere questa sua caratteristica per poter interagire in modo imparziale con i propri interlocutori, che magari avevano una visione diversa dalla sua in merito a questi temi”.
La Croazia è entrata da poco a far parte dell’UE. Suo padre è stato uno dei fondatori del progetto europeo. Le piacerebbe portare in Croazia la mostra a lui dedicata e allestita dalla Fondazione Alcide De Gasperi nella quale ricopre il ruolo di presidente onorario?
“Molto volentieri. Bisogna però tener conto che si tratta di una mostra molto grande, che comporta degli oneri organizzativi non indifferenti. Eventualmente è possibile allestire un’edizione ridotta della mostra. La mostra (Alcide De Gasperi – Un europeo venuto dal futuro, nda) ha girato moltissime città italiane ed è stata allestita anche a Strasburgo. Lo scopo della mostra, strutturata in modo tale da poter risultare interessante anche a chi non è italiano, consiste innanzitutto nel far conoscere l’opera di mio padre alle giovani generazioni. La sua forse non è stata una vita molto lunga, ma indubbiamente è stata molto ricca e variegata. Ricordiamoci ad esempio che è stato deputato in due Parlamenti, quello viennese e quello italiano”.
A proposito dell’esperienza di suo padre nel Parlamento viennese, le risulta forse che in quel periodo abbia collaborato con i rappresentanti del popolo croato?
“Non posso escluderlo. Purtroppo non ho elementi per poter citare dei nomi concreti”.
Alcide De Gasperi è uno dei fondatori dell’UE. Com’è nata l’idea di creare la Comunità europea del carbone e dell’acciaio?
“Mio padre, Robert Schumann e Konrad Adenauer parlavano tutti il tedesco e questo li ha aiutati a comprendersi l’uno con l’altro. L’idea di un’Europa unita è nata dal terrore suscitato da una guerra spaventosa, che aveva coinvolto tutti i Paesi europei. Avevano capito che il modo migliore per evitare nuovi conflitti era quello di condividere le risorse, iniziarono con il carbone e l’acciaio.
Devo dire, però, che la loro idea di Europa era diversa rispetto a quella odierna. Loro speravano in un’Europa politica. Quando trattavano l’argomento sembravano tre giovanotti. Erano pieni di entusiasmo ed energia. E sarebbero certamente riusciti nel loro intento se non fosse stato per la bocciatura della Comunità europea di difesa da parte francese.
Se l’iniziativa fosse passata, oggi l’Europa probabilmente assomiglierebbe all’America, con tanti Paesi sia piccoli che grandi uniti sotto un’unica volontà di lavoro e difesa, e con un unico futuro. Oggi restano poche le persone che continuano a credere veramente negli Stati Uniti d’Europa”.
Prima di concludere il nostro colloquio ci conceda un’ultima domanda. Come crede che si sentirebbe suo padre considerata la situazione politica in Italia?
“In questo caso posso solo sperare che da lassù non si possa vedere cosa sta accadendo quaggiù. A parte questo, penso che non si possa essere sempre negativi. Credo che i giudizi negativi alla fine non portino alla voglia di fare qualcosa di positivo, anzi. Credo che soprattutto ai giovani sia necessario dare il buon esempio.
Guardi che in tante nostre famiglie c’è della gente molto perbene che forse vorrebbe anche dedicarsi alla politica, ma purtroppo non riesce a trovare la strada. La storia ha i suoi cicli che avvengono a prescindere dalla nostra volontà. Non resta che auspicarci che la crisi ci faccia diventare più forti aiutandoci a pensare, meditare, a farci capire dove abbiamo sbagliato e cosa dobbiamo cambiare”.
Krsto Babić
“la Voce del Popolo” 9 ottobre 2013
Maria Romana De Gasperi, figlia di Alcide