Nel suo recente articolo apparso sul “Corriere della Sera” del 22 marzo, «All’italiana» non vuol dire senza speranza, Claudio Magris cita, tra gli altri studiosi di cultura e letteratura di lingua tedesca, Ladislao Mittner, «l’italiano Ladislao Mittner». Una sottolineatura significativa, questa, per essere egli nato nel 1902 nella Fiume austro-ungarica. Germanista fra i più prestigiosi, fu docente di Lingua e letteratura tedesche nell’Università di Ca’ Foscari e il suo nome appartiene alla folta schiera di studiosi e traduttori fiumani che introdussero in Italia, nel corso del primo Novecento, le letterature dei Paesi danubiani e centro-nord-europei. Maestro di pregevoli germanisti e scrittori italiani, come Paolo Chiarini oltre a Magris, dopo la seconda guerra mondiale contribuì in misura determinante al dialogo culturale tra Germania e Italia. Con Einaudi pubblicò la monumentale Storia della letteratura tedesca, edita tra il 1964 ed il 1978, ancora oggi riferimento imprescindibile per la germanistica italiana e non solo. Suoi numerosi volumi e saggi su autori ed opere del Romanticismo e contemporanei.
Fondamentale fu, per la sua formazione, la nascita a Fiume, una città di lingua e cultura italiane ma storicamente inserita in un contesto plurinazionale. In un suo significativo articolo del 1984 Mittner notava: «[…] se è vero che una nazione vive nella sua lingua (e, di conseguenza, nella sua letteratura), ciò può e deve valere anche per una città […], quale fu Fiume; e ciò specialmente se la sua cultura si esercitò in una situazione particolare quale fu la nostra […]. (L. Mittner, Appunti autobiografici, “Annali della Facoltà di Lingue e Letterature straniere di Ca’ Foscari”, n. 2, 1972, p. 257).
Risalgono infatti agli anni Settanta-Ottanta del XIX secolo le prime manifestazioni di quella funzione feconda di mediazione tra civiltà letterarie che Fiume avrebbe svolto per molti decenni ad opera, inizialmente, di docenti ungheresi, quindi di traduttori più giovani, quali Enrico Burich, Silvino Gigante, Gino Sirola, Antonio Widmar ed altri, e di riviste come “Delta” e “Termini”. Anche Paolo Santarcangeli è stato, insieme con Mittner ed Enrico Burich, l’erede per eccellenza di quel punto di congiuntura critica che, per privilegiata collocazione geografica, la città di Fiume è stata per lungo tempo.
A Ladislao Mittner è intitolato il Premio internazionale istituito dal Deutscher Akademischer Austauschdienst e dall’Ambasciata tedesca in Italia in occasione di una visita ufficiale del Presidente della Repubblica Federale Tedesca, Johannes Rau, in Italia nell’aprile del 2002. Anche nel 2014 Il Servizio Tedesco per lo Scambio Accademico (DAAD) ha conferito il Premio Ladislao Mittner, un riconoscimento che viene assegnato ogni anno in un ambito disciplinare differente, ad uno studioso italiano che abbia pubblicato almeno un’opera eccellente con riferimento contenutistico e/o metodologico alla Germania.
Mittner scomparve a Venezia nel 1975, ma l’impronta lasciata negli studi e le sue memorie fiumane palesano il grande respiro dell’orizzonte nativo, l’ampiezza degli interessi e la ricchezza degli apporti culturali di un’area che ha preceduto di qualche secolo il melting pot europeo, tutt’altro che marginale a dispetto della disattenzione di significativa parte della storiografia italiana, questa sì provinciale e sguarnita.
Patrizia C. Hansen