Sottosegretario Mantica, siamo veramente davanti a una svolta sulle restituzioni dei beni?
«Siamo lieti della decisione dell'Alta Corte, ma invito alla prudenza. Intanto il provvedimento riguarda solo una delle tante fattispecie. E poi il governo di Zagabria ha sempre tenuto una riserva, in attesa della pronuncia della Corte. E non esclude la necessità di una legge».
Soddisfatto a metà, quindi?
«Se la sentenza, di cui ancora dobbiamo leggere il dispositivo, è in grado di mettere in moto il processo, ci va benissimo. Se dobbiamo invece attendere una legge, siamo un po' perplessi, perché i tempi si allungherebbero. E di molto, visti i precedenti. Nel 2003 una commissione governativa italiana aveva sottoposto una serie di quesiti a Zagabria. Aspettiamo ancora oggi la risposta…» La Croazia sta per entrare nell'Ue, sono possibili pressioni in quella sede? «La questione non è vincolante per l'ingresso. Però auspichiamo che, quando uno entra in una famiglia, entri con tutte le grane del passato risolte. In ogni caso agiamo d'intesa con gli altri due Stati membri che hanno i nostri stessi problemi con la Croazia: Austria e Slovenia».
Quando si arriverà alla soluzione del contenzioso?
«Non so dirlo, ma stiamo facendo passi avanti. Potremmo anche arrivare a un accordo bilaterale. Voglio ricordare che mentre la Slovenia ha versato la sua parte dei 110 milioni di euro di risarcimento, la Croazia non lo ha mai fatto. Qualcuno ha anche ipotizzato una causa internazionale per rimettere in discussione la legalità del subentro di Croazia e Slovenia alla Jugoslavia in questa materia. Ma io credo che la soluzione debba essere politica. Noi la volontà di arrivare a una conclusione l'abbiamo manifestata chiaramente. Se ci affidiamo agli uomini di diritto e non ai politici temo che i nostri nipoti saranno ancora qui a discutere».
pao. ste.