STRUGNANO – La memoria storica delle genti dell’Adriatico orientale, la cura e la trasmissione dei ricordi alle generazioni future, le vicissitudini umane come tasselli di esperienze che possono giovare alla comprensione delle vicende più ampie della storia contemporanea e, soprattutto, recente, sono stati alcuni degli argomenti emersi dalla tavola rotonda dello scorso venerdì sera tenutasi a Strugnano, presso la sede della Comunità locale.
Lo spunto per la discussione è stata la presentazione del libro “Chiudere il cerchio. Memorie giuliano-dalmate”, curato da Olinto Mileta Mattiuz e Guido Rumici, pubblicato dall’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia – Comitato di Gorizia e dalla Mailing List Histria nel 2008. La collana si prefissa di raccogliere i ricordi e le memorie, per l’appunto, delle popolazioni comprese tra la Laguna di Grado e il Goriziano, a settentrione, e la Dalmazia nonché le Bocche di Cattaro, a meridione. Il primo volume – dei quattro previsti – si sofferma sugli accadimenti che abbracciano l’arco temporale tra gli albori del Ventesimo secolo e lo scoppio del secondo conflitto mondiale e propone i ricordi di coloro i quali furono testimoni diretti. L’obiettivo dei due curatori è quello di riunire un numero quanto maggiore di reminiscenze: dai fatti importanti e/o drammatici che toccarono l’intera comunità ai pensieri che rimandano alla dimensione familiare o esclusivamente personale. Di conseguenza, i testi raccolti e proposti si presentano come una fonte interessante per comprendere da “vicino” ed in certi casi anche dall’“interno” una specifica realtà. Essi avvicinano il lettore alle consuetudini di una determinata collettività oppure espongono fatti curiosi dei tempi andati. In ogni caso ci trasmettono uno spaccato della vita, in questo caso lungo le sponde adriatiche, prima che la guerra ed i funesti avvenimenti che seguirono non alterassero per sempre quel microcosmo così particolare.
Kristjan Knez ha illustrato il volume ricordando alcuni titoli usciti negli ultimi due decenni, basati in buona parte sulle testimonianze orali, le quali, se integrate con le altre fonti, possono fornire un quadro più dettagliato dell’argomento analizzato, quindi si è soffermato sul libro di Mileta e Rumici. Con quest’ultimo ha dialogato in merito all’importanza della salvaguardia delle testimonianze relative alla nostra area geografica; sono emersi pure i problemi legati all’esposizione dei ricordi, non pochi, infatti, sono tuttora restii a parlare di determinati periodi storici. Questo aspetto non investe solo i “rimasti” bensì anche gli esuli che non di rado preferiscono tacere sui loro momenti spiacevoli e/o caratterizzati dal timore e dalle pressioni esistenti specie nel dopoguerra. Per far conoscere direttamente al pubblico una parte del contenuto del volume presentato, Ondina Lusa ha letto a più riprese alcuni passi concernenti tre momenti storici in Istria.
Guido Rumici ha ricordato al pubblico che nel corso degli anni ha pubblicato diversi lavori sia sugli esuli sia sui rimasti e pertanto aveva maturato l’idea si potesse scrivere qualcosa sulle due metà di quella mela, per ricomporre le memorie nel loro insieme, in un lavoro che tenesse conto di quelle voci, mescolandole. Le finalità non sono quelle di arrivare ad una sorta di “memoria condivisa” – obiettivo che il coautore ritiene praticamente impossibile da raggiungere –, si può fare in modo, però, che la gente, la quale ha avuto dei percorsi diversi, possa conoscere la realtà degli altri. Mettere assieme le storie di tante diverse radici e di altrettanti posti diversi: con scelte personali, politiche ed umane differenti, può essere utile per ricostruire quel grande mosaico che è la storia della Venezia Giulia nel Novecento, che si è spezzato in mille pezzi e rivoli. Per queste ragioni i due curatori hanno pensato fosse opportuno riunire quante più testimonianze con l’intento di raffigurare un’epoca nel miglior modo possibile. Un’altra finalità è quella di dire tante cose insieme, dando spazio non tanto ai personaggi importanti, quanto piuttosto alla gente comune: uomini, donne, vecchi e bambini che spesso si trovano messi in disparte e non vengono pertanto presi in considerazione dalla cosiddetta “grande storia”, che sovente dimentica il vissuto quotidiano, che può essere, invece, interessante andare a raccontare. Proprio per siffatti motivi vi è una certa attenzione da parte dei due curatori di ascoltare quante più voci possibili – a prescindere dall’identità delle persone – e di dare spazio alle più diverse sfaccettature relative ai popoli che abitavano ed abitano il territorio.
La manifestazione è stata organizzata dalla Comunità degli Italiani “Giuseppe Tartini”, dall’Unione Italiana e dall’Università Popolare di Trieste in collaborazione con la Società di studi storici e geografici di Pirano.
Kristjan Knez