di PIERO RAUBER
TRIESTE Lubiana mette becco nella gestazione del rigassificatore di Zaule temendo scossoni ambientali transfrontalieri? Allora Roma, attraverso il triestino di governo Roberto Menia, dopo aver abbiaiato morde a sua volta. Mobilitando cioè i canali diplomatici, con destinazione ultima l’Ue, per un controllo di legittimità su un impianto d’oltreconfine che non appartiene al mondo delle idee, come il terminal Gnl, ma esiste eccome. E non è la centrale nucleare di Krsko, che dista 130 chilometri in linea d’aria dalla vecchia cortina di ferro, bensì la Livarna. È la fonderia giusto oltre il confine di Gorizia, quella che semina miasmi pure di qua, senza che le istituzioni italiane abbiano uno straccio di notizie sul perché tale fabbrica sia marchiata con un «no» del governo sloveno all’Autorizzazione integrata ambientale. «Non si può che rispondere pan per focaccia», alza le spalle, e la voce, lo stesso Menia. Al sottosegretario all’Ambiente, nonché vicecoordinatore regionale del Pdl venuto da An, proprio non va giù che da Lubiana continuino ad arrivare pestoni sui piedi lungo la strada burocratica che porterà alla realizzazione del rigassificatore. Ultime, in ordine di tempo, le dichiarazioni di «documentazione italiana incompleta» del ministro per la protezione dell’Ambiente Karl Erjavec, abbinate alle ipotesi di falsificazione dello studio d’impatto ambientale da parte di Gas Natural, sulla scia di una denuncia della rete internazionale ecologista Alpe Adria Green, che lo stesso uomo di governo sloveno intende verificare evocando «un’azione legale davanti alla Corte di giustizia europea».
«Non posso che continuare ad affermare – insiste Menia – che la procedura è stata conclusa come si doveva, con i supplementi tecnici del caso consegnati alla Slovenia. Da qui ci rendiamo conto che questa non è una partita solo ambientale. Siccome il rigassificatore è inserito in questioni di strategia energetica nazionale non può essere un Paese a noi vicino, che quando ha interesse a collaborare collabora e quando intende sabotare sabota, a dire quale politica energetica deve fare l’Italia. Un Paese vicino, peraltro, che ha un vetusto impianto di carattere nucleare che punta a raddoppiare».
Qui, però, sono in ballo accuse di documentazioni manipolate. «Ma figuriamoci – sbotta Menia – noi siamo un Paese serio, che non manipola le cose e che a questo proposito non deve imparare proprio nulla da Paesi che provengono dall’ex blocco socialista». Ecco allora il «pan per focaccia». Condito, assicura il sottosegretario all’Ambiente, da cognizione di causa: «Ci siamo già attivati per via diplomatica per ottenere informazioni sull’Autorizzazione integrata ambientale alla Livarna, a proposito della quale loro in un anno non hanno mai dato risposte al nostro dicastero. Invocano l’intervento delle istituzioni comunitarie? Vediamo per cosa si muoverà, l’Unione europea…».
La diplomazia, per intanto, la ”applica” su se stesso Renzo Tondo. «Le opposizioni della Slovenia al rigassificatore ci sono note – puntualizza il governatore della Regione – ma l’Italia ha già risposto. A settembre a Roma, a palazzo Madama, ci sarà il vertice bilaterale Italia-Sovenia. In quella sede mi aspetto atti concreti. I ministri Pestigiacomo e Scajola esporranno le posizioni italiane e gli sloveni risponderanno. E lì avremo tutti un quadro più concreto della vertenza».