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Ministro sloveno della Diaspora? Non può essere italiano (Voce del Popolo 19mar13)

Slovenia positiva (PS), la formazione politica di Alenka Bratušek, mandatario del nuovo governo sloveno, ha definito inaccettabile la dichiarazione di Ljudmila Novak, ministro della Diaspora nel governo Janša, in cui si suggerisce che in testa a questo dicastero non dovrebbe trovarsi un appartenente a una minoranza nazionale. Infatti, per uno dei cinque posti ministeriali spettanti a PS nel nuovo Esecutivo, sul quale il Parlamento dovrebbe esprimersi domani, Slovenia positiva ha fatto il nome della 32.enne commercialista Tina Komel, di Crevatini, appartenente alla comunità nazionale italiana. Se la proposta venisse accolta sarebbe il più giovane ministro.

Commentando la proposta, Ljudmila Novak, leader della Nuova Slovenia, partito d’orientamento democristiano, ha rilevato che la persona che guiderà questo ministero deve avere una profonda coscienza nazionale e la “Slovenia nel cuore” e non essere una persona di nazionalità italiana. Nella reazione di Slovenia positiva si legge che “parole del genere non si addicono a un Paese tollerante e membro dell’Unione europea. Esse sono un tentativo di gettare discredito, una forma di discriminazione. Inoltre sono contrarie a quanto sancito dalla Costituzione”.

Prosegue, intanto, dinanzi ai competenti Comitati del Parlamento di Lubiana la presentazione dei candidati a ministri. La Camera di Stato dovrebbe votare domani la fiducia al nuovo Esecutivo di centrosinistra. I riflettori sono puntati soprattutto sull’odierna presentazione del candidato a ministro delle Finanze, Uroš Čufer, visto che il nuovo governo dovrà affrontare di petto in primo luogo il problema delle sofferenze bancarie. L’accordo per la costituzione dell’Esecutivo di coalizione, lo ricordiamo, è stato firmato da quattro partiti – Slovenia positiva (PS) del presidente incaricato Alenka Bratušek, Lista civica (GL), Socialdemocratici (SD) e Partito democratico dei pensionati (DeSus). Nel corso della sessione di domani del Parlamento, Alenka Bratušek illustrerà il programma di governo. L’accordo di coalizione, prevede, tra l’altro, che, passato un anno, la premier chieda che il Parlamento si esprima in merito al lavoro svolto. Ciò significa che se dovesse ottenere voto positivo, continuerà il lavoro fino alla fine naturale della legislatura. In caso contrario, si andrebbe alle elezioni anticipate.

Pur appoggiando in linea di massima il nuovo governo composto da Alenka Bratušek, gli sloveni non credono che il medesimo durerà a lungo, né che riuscirà a stabilizzare in modo significativo la situazione nei campi economico e politico. Stando ai risultati di un sondaggio d’opinione, pubblicati dal quotidiano “Delo”, il 35 per cento degli interpellati ritiene che il governo di coalizione di centrosinistra resterà in carica soltanto alcuni mesi; il 42 per cento pensa che “resisterà” un anno, mentre solamente ogni quinto sloveno dice che porterà a termine il mandato nel 2015, quando sono in programma le elezioni ordinarie.

Dal sondaggio telefonico, che ha interessato un campione di 500 persone, si vede che il 55 per cento gli interpellati appoggia il governo. Però soltanto in linea di massima. Il 68 per cento, invece, afferma che la formazione del nuovo Esecutivo non significa la fine della crisi politica, mentre il 62 dice che non saprà trovare buoni rimedi per fare fronte alla crisi economica. Chiaramente il pessimismo regna sovrano, a prescindere dalle novità politiche… Inoltre, addirittura il 78 per cento degli interpellati crede che le manifestazioni pubbliche contro le élite politiche, avviate in Slovenia quattro mesi fa, continueranno ancora, a prescindere dall’avvento al potere delle principali formazioni del centrosinistra. Infine, il 53 per cento, sostiene che per il Paese sarebbe meglio avere un governo di tecnici invece di uno imperniato sui politici.

(fonte “la Voce del Popolo” 19 marzo 2013)

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