Già vicesegretario nazionale dell’Opera Assistenza Profughi Giuliani e Dalmati, nonché fra i fondatori del Museo Giuliano Dalmata di Roma, Amedeo Colella (Pola 1922 – Roma 1975) ebbe a cuore i temi dell’Esodo, delle Foibe e dell’Istria natia anche nella sua veste di artista. Dal 1942 al 1973 le opere dell’allievo dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, che ebbe modo di perfezionarsi pure a Pola prima dell’esodo sotto la guida del prof. Mario Mirabella Roberti, sono state esposte in Italia e anche all’estero, trovandosi ancor oggi in musei e collezioni private in tutto il mondo.
Nelle giornate del 15 e 16 aprile 2016 la Casa del Ricordo di Roma ha voluto tributare, grazie alla preziosissima collaborazione della vedova Loredana Vatta Colella, un omaggio all’illustre polesano, ospitando una Mostra Antologica nella quale sono apparse opere note e meno note. L’evento, coordinato da Roberta Perfetti (Dipartimento Attività Culturali e Turismo di Roma Capitale), è stato presentato da Donatella Schürzel, presidente del Comitato provinciale di Roma dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, e dalla storica dell’arte Barbara Vinciguerra.
Autore di quadri, affreschi e mosaici, Colella ha rappresentato immagini dense, emozionanti e plastiche riguardanti il martirio del popolo istriano. Nella raffigurazione di “Pola italiana” si percepiscono vibranti emozioni che promanano dai manifestanti per l’italianità della città dell’Arena nelle giornate in cui avvenne la visita della Commissione incaricata di stabilire il nuovo confine, mentre il ricordo de “L’amico ucciso. Povero Dario, amico giovinetto 1947” è struggente e richiama una crocifissione, in cui i soldati jugoslavi hanno preso il posto dei legionari romani ai piedi della croce. L’olio in cui San Cristoforo traghetta la Sacra Famiglia, invece, è un simbolo fortissimo dell’esilio giuliano-dalmata: il bimbo rappresentato è un giovanissimo Diego Zandel e caratteristico è il cartiglio nel’angolino in basso a destra nel quale l’autore si firma “Amedeo Colella pitor polesan ga fato per la propia gente”. Si trova oggi al Museo Fiumano di Roma l’opera che nel 1967 realizzò per il compleanno dell’amico Bepi Nider e che raffigura uno sprezzante miliziano titino a fianco di cataste di morti, mentre alla Casa del Ricordo rimane esposto il quadro polimaterico dedicato all’Opera Assistenza Profughi Giuliani e Dalmati.
Immagini crude, forti e cariche di pathos insomma, ma la fama internazionale ed i molteplici premi e riconoscimenti conseguiti da Colella originano pure da realizzazioni artistiche aventi argomenti più leggeri, come ad esempio i quadri per cui posò l’attrice pasoliniana di origine eritrea Ines Pellegrini: “Evoluzione di una testa” e “Conchiglia emotiva” risultano tra i più significativi.
Nella vetrata del Convitto Fabio Filzi di Gorizia Colella ha invece inteso rappresentare i pilastri dell’educazione, ovvero la religione, la scuola e la famiglia, ma in ambito giuliano bisogna ricordare ancora gli interventi decorativi effettuati nella chiesa di San Girolamo, ubicata in un quartiere triestino in cui trovarono un alloggio molte famiglie di esuli. Così come a Trieste si trova presso la chiesa di Gesù Divino Operaio la sua ultima opera, nella quale il figlio ha fatto da modello per l’immagine di Cristo e scene della creazione del mondo scorrono in parallelo con rappresentazioni del lavoro degli operai.
Lorenzo Salimbeni
I quadri per cui posò l’attrice Ines Pellegrini
L’opera dedicata all’amico Bepi Nider
Pola italiana
L’amico ucciso. Povero Dario, amico giovinetto 1947