“In occasione dell’allestimento sul Corso della mostra intitolata “I campi di concentramento italiani nel Litorale croato 1941-1943” sento il bisogno di reagire”. Inizia così la nota di Melita Sciucca, presidente della Comunità degli Italiani di Fiume, inviata alla nostra redazione, in cui ha voluto esprimere il proprio parere sulla mostra inaugurata pochi giorni fa nel capoluogo quarnerino.
“Ho collaborato per anni con il signor Mladen Grgurić, autore della mostra, purtroppo recentemente scomparso. Una persona molto cara, vicina alle ‘nostre cose’, con cui spesso si discuteva dei ‘nostri argomenti’. Ho tradotto alcuni suoi cataloghi, e già all’epoca avevo sottolineato che parlare di campi di concentramento italiani invece che fascisti era molto sbagliato, e pericoloso, proprio per la delicatezza del tema. Purtroppo la nostra gente, indipendentemente dalla nazionalità, ha vissuto momenti tragici nel Novecento, momenti che le nostre famiglie ricordano molto bene, che i nostri scrittori continuano a trattare, che fanno ancora molto male, anche a noi dell’oramai terza generazione: i campi di concentramento fascisti, nazisti, comunisti, il Goli otok, l’esodo, le foibe, le tragiche uccisioni, avvenuti spesso solo perché uno parlava in italiano o in croato.
Quando si parla di Auschwitz o di Dachau è giusto parlare di campi di concentramento nazisti e non tedeschi, Jasenovac era un campo ustascia e non croato… Non possiamo equiparare un popolo intero con un gruppo di nazionalisti, per quanto numeroso, pronto a far del male, a uccidere, a torturare solo perché convinto di essere superiore o migliore degli altri. Dobbiamo fare molta attenzione a queste cose – basta una scintilla per far scoppiare il putiferio.
Sono d’accordo che gli orrori successi all’epoca vadano ricordati e di conseguenza mi aspetto che le prossime mostre sul Corso saranno dedicate anche all’esodo, in parte avvenuto anche come conseguenza del fascismo, all’Isola calva… Solo in questo modo la cittadinanza potrà avere un’immagine più chiara delle terribili cose che sono avvenute in queste aree. Non possiamo mettere nell’oblio quanto vissuto, ma facciamo sì che finalmente sia un monito per i giovani – se finora non lo è stato.
Per ora, purtroppo, rimane nel bel mezzo del Corso la scritta ‘I campi di concentramento italiani…’ di modo che ‘la brava gente’ passando, associ subito Italiani = fascisti. Questa e simili equazioni sono sbagliate e molto pericolose. Invito chi di dovere a rifletterci seriamente”.
Fonte: La Voce del Popolo – 07/09/2023