LETTERE
Con piacere abbiamo notato come qualcuno, oltre a esprimere direttamente ai nostri collaboratori il grande apprezzamento per la mostra dedicata alla Modiano, organizzata dall’Irci nei locali al piano terra del Museo della Civiltà Istriana, Fiumana e Dalmata di via Torino, abbia voluto darne pubblica nota attraverso una segnalazione nelle pagine del nostro quotidiano. In particolare, il signor Udina, nella visita effettuata al Museo qualche giorno fa, oltre agli apprezzamenti, ha segnalato l’assenza di riferimenti fotografici alla sua cittadina d’origine e cioè a Veglia, carissima al cuore degli italiani.
È vero: nell’ambito dell’approfondimento proposto sulla produzione fotografica della Modiano di inizio '900, in effetti manca una fotografia di Veglia, come, però, mancano fotografie di numerosissime altre località di Istria, Fiume e Dalmazia. E non poteva che essere così trattandosi di un’esposizione dedicata a mostrare una campionatura dell’interessante lavoro di produzione della storica ditta triestina e non un’analisi fotografica completa su tutte le località giuliano-dalmate.
In questo momento lo stabile museale è gestito direttamente dall’Irci in attesa di una conclusiva definizione di una convenzione con il Comune di Trieste per un allestimento e gestione compiuti del Museo stesso, per cui la mostra sulla Modiano, come quella sulle Avanguardie che l’ha preceduta e, probabilmente, ulteriori iniziative espositive che vedranno la luce nei prossimi mesi, sono operazioni che l’Irci conduce per dare visibilità e possibilità di accesso al sito ai concittadini ed ai turisti. E proprio questi ultimi, nonostante l’assenza di campagne pubblicitarie, mostrano un notevolissimo interesse verso la nostra storia.
In questo momento, peraltro, anche gli spazi ai piani superiori del palazzo, grazie ad un allestimento provvisorio propedeutico al Museo, propongono elementi che caratterizzeranno la struttura definitiva dello stesso con un percorso che illustra, al secondo piano, la quotidianità della vita e la cultura, nel significato più ampio possibile, di Istria, Fiume e Dalmazia, e con la successiva rottura della società cancellata dal terrore e dal conseguente esodo massiccio delle popolazioni: tutto ciò è rappresentato con materiali che provengono dalle raccolte d’Istituto e con nuclei di masserizie degli esuli utilizzate proprio nella narrazione del nostro sradicamento.
Ancora, al terzo piano, sempre provvisoriamente, è stato allestito uno scenario che ricostruisce la cultura contadina dell’Istria con un consistente nucleo di reperti agricoli da noi raccolti, restaurati e proposti per descrivere il ciclo completo della cultura nelle campagne (dall’aratura alla fienagione, alla vendemmia).
Va da sé che nel momento in cui si potrà pensare ad un’esposizione museale definitiva – e saranno disponibili le risorse necessarie – non si potrà prescindere da un ragionamento il più completo possibile sulla complessa situazione delle terre prima irredente, poi redente e infine perdute.
In questa dimensione troverà sicuramente spazio anche Veglia, italianissima, e la sua particolare vicenda.
Piero Delbello, direttore Istituto reg.le per la Cultura Istriano-fiumano-dalmata