ANVGD_cover-post-no-img

Nei Balcani torna la ”jugonostalgia” (Il Piccolo 30 gen)

Indipendenti sì, ma in mutande. Non c’è lavoro, il livello di vita è precipitato, viaggiare è un sogno e i figli non hanno prospettive. Croazia, Serbia, Montenegro, Bosnia-Erzegovina e Macedonia hanno trovato un’identità nazionale, ma hanno perso quella sociale. Ecco allora che lo sguardo va al passato più prossimo. Ecco esplodere la “jugonostalgia”. Un’onda che ha sommerso la Serbia e tutte le altre repubbliche orfane di Tito. La rinata sensazione di vicinanza ha creato una nuova atmosfera nei rapporti tra Paesi fino al 1995 in guerra tra di loro, ora si respira aria di “jugosfera”.

 

Un fenomeno che non passa inosservato se la tedesca Zdf ha dedicato un intero documentario al fenomeno. La sensazione è che i cittadini ex jugoslavi si siano ritrovati a vivere chiusi in una sorta di casa del Grande fratello dove si sono inopinatamente ritrovati a vivere insieme dopo un intervallo di black-out durato vent’anni. E la guerra, i crimini di guerra, i genocidi sembrano cadere nel dimenticatoio. E le cose stanno cambiando anche sul piano politico. La Croazia, infatti, sta pensando di cancellare l’accusa di genocidio nei confronti della Serbia mentre il nuovo ministro degli Esteri, Vesna Pusic punta ad avviare rapporti strettissimi con i Paesi vicini. E c’è già chi ci sta costruendo un piccolo business. È il caso di Stana Radulovic che vive vendendo oggetti “sentimentali” come magliette con l’effige di Tito, pin e spille che mostrano l’affetto verso la Jugoslavia e le sue icone, come la birra (pivo), il cirillico o il sentimento di unità e fratellanza (bratvsto i jedinstvo).

 

«Ho la Jugoslavia nel cuore – spiega la Radulovic nel documentario della Zdf – e mi riempie di fortuna, ma anche di composto dolore per il fatto che qualcosa di così grande sia potuto crollare». Una nostalgia viva anche fuori dai confini serbi. Ne è testimone Petar Juric che è per la prima volta a Belgrado e sta per acquistare una maglietta con la scritta “Repubblica federativa socialista di Jugoslavia” che è, secondo lui, il simbolo dell’unità jugoslava. «Sono croato della Bosnia – spiega davanti alle telecamere tedesche – e mi piacerebbe che ritornassimo a vivere come una volta. Questa non è nostalgia – precisa – questa è una nuova atmosfera tra di noi, la jugosfera». Ne ha scritto anche l’International war and peace report «È la cruda realtà dell’oggi in queste giovani repubbliche – scrive – che fa rinascere la voglia nella gente di guardare al passato in cui potevano fidarsi nello Stato molto più di adesso». La Jugoslavia è morta, evviva la Jugoslavia.

 

Mauro Manzin “Il Piccolo” 30 gennaio 2012

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.