ZAGABRIA – Il relitto dell’incrociatore corazzato "Giuseppe Garibaldi", della marina militare del Regno d’Italia, affondato nel 1915, è stato ritrovato ieri nel mare della Croazia da un gruppo di sub ed archeologi croati impegnati nella ricerca di navi affondate nell’Adriatico. Fino a quest’anno era rimasto sconosciuto il preciso luogo in cui l’incrociatore è stato affondato all’inzio della Prima guerra mondiale, ma dopo alcune ricerche storiche si è arrivati a tentativi precisi per individuare la nave.
L’associazione di sub «Dragor Lux» di Zagabria, alla fine, ha trovato questa settimana il relitto di una nave da guerra che quasi certamente è il "Giuseppe Garibaldi", alcune miglia dalla costa davanti a Dubrovnik, alla profondità di 122 metri. Si tratta della maggiore profondità alla quale è finora stata rinvenuta una nave nella parte croata dell’Adriatico.
I sub hanno spiegato alla stampa che dai due o tre cannoni visibili, degli addirittura 29 che aveva in dotazione il "Garibaldi", sembra che si tratti proprio della nave italiana. «Siamo poi entrati nell’interno con una telecamera e pare dai filmati che non ci siano più dubbi», ha spiegato il capo della missione, Drazen Goricki.
L'incrociatore corazzato "Garibaldi" fu costruito nel 1901 nei cantieri dell’Ansaldo a Genova: era lungo 112 metri e largo 18. Operò efficacemente durante la guerra italo-turca nelle acque della Libia e dell’Egeo. Il 24 febbraio 1912, insieme alla gemella "Francesco Ferruccio", affondò la cannoniera turca Avnillah al largo di Beirut. Ma il 17 luglio 1915, due mesi dopo l’entrata dell’Italia nella Prima guerra mondiale, un gruppo di navi comandate dall’ammiraglio Tifari, lui stesso a bordo della "Garibaldi", salpò da Brindisi con l’ordine di distruggere parte della ferrovia che collegava Sarajevo alle Bocche di Cattaro, oggi nel Montenegro e all’epoca importante base dell’impero austro-ungarco.
Dopo il bombardamento della ferrovia nei pressi di Dubrovnik, nella notte del 18 luglio, le navi furono incrociate dal sommergibile austriaco U4 che silurò l'incrociatore italiano. Colpito in pieno, il "Garibaldi" si inabissò, secondo alcune ricostruzioni, in soli tre minuti. In quel momento a bordo vi erano più di 550 membri dell’equipaggio, di cui 53 morirono nell’attacco. Il resto della flotta si ritirò in Italia. Secondo alcune stime nell’Adriatico giacciono circa due mila relitti: finora ne sono stati ritrovati alcune centinaia.