La ripresa della rivista di studi fiumani “Fiume” avvenne nel 1952, in esilio, a Roma e tuttora viene curata e stampata dalla Società di Studi Fiumani sorta nel 1960. In più c’è l’Archivio Museo storico di Fiume che da oltre 25 anni è aperto ininterrottamente al pubblico.
In quel primo numero il Comitato di redazione scrisse un’emblematica presentazione, di cui riporto solo alcuni passi per far comprendere l’importanza della cultura per ogni popolo e in particolare di quello fiumano costretto dal regime comunista jugoslavo dopo la Seconda guerra mondiale all’esodo:
“Non sappiamo, nessuno può saperlo, quando ci sarà dato di riavere la nostra terra: sappiamo però, che dobbiamo per noi e per i nostri figli, non lasciare disperdere il nostro patrimonio di affetti, di memorie e di energie. Solo a questo punto potremo conservare e andare incontro ad un avvenire, che speriamo meno oscuro, l’anima stessa della nostra città: quell’anima che, nel quadro più ampio della famiglia nazionale, fa di noi ancora il popolo di Fiume e non un volgo disperso di fuggiaschi. Più che nel giro delle proprie mura una città consiste nella coscienza che i suoi cittadini hanno di costituire una vivente unità: se non ci è stato concesso di salvare le mura della nostra Fiume, dobbiamo fare di tutto perché la sua anima viva in noi, vincendo la fatale usura del tempo e della lontananza”.
Marino Micich